Elefanti, i cuccioli protetti dagli adulti durante un terremoto

In particolare Albright ha sottolineato l’atteggiamento di uno dei cuccioli, Zuli. Mentre Mkhaya si è diretta verso il centro del cerchio come previsto, il piccolo è rimasto ai margini della formazione, mostrando coraggio e indipendenza, qualità che fanno intuire il ruolo che assumerà all’interno del branco da adulto. “Zuli è ancora molto giovane e viene trattato come tale. Tuttavia, il suo ruolo cambierà nei prossimi anni, quando diventerà un maschio adulto e si unirà al gruppo incaricato di proteggere gli altri“, ha spiegato Albright. I maschi più esperti sono spesso quelli che decidono se il gruppo deve fuggire, se “indagare” sui potenziali rischi oppure proseguire le abituali attività come se niente fosse.

Invece di rimanere al centro del cerchio di protezione, [Zuli] si è posizionato all’esterno come uno dei guardiani. Vedere questa evoluzione delle sue responsabilità sociale all’interno del gruppo è davvero interessante“, ha aggiunto.

La sofistica comunicazione degli elefanti

Il “cerchio di allerta” è una prova dei complessi meccanismi di comunicazione adottati dagli elefanti, che ricorrono per esempio a infrasuoni, frequenze così basse da essere inudibili per l’uomo ma che possono propagarsi su lunghe distanze fungendo da sistema di allarme precoce.

Ancora più suggestivo è il fatto che questi sistemi di comunicazione presentano alcune somiglianze con quelli degli esseri umani. Lo scorso anno, uno studio pubblicato su Nature Ecology & Evolution ha rivelato che gli elefanti per richiamare l’attenzione di ogni membro del branco emettono suoni specifici, che hanno una funzione analoga a quella dei nomi propri nel linguaggio umano.

Michael Pardo, ecologo dell’Università del Colorado e autore principale della ricerca, ha spiegato che “per rivolgersi gli uni agli altri in questo modo, gli elefanti devono imparare ad associare suoni particolari a individui specifici e poi usarli per attirare la loro attenzione. Ciò richiede una notevole capacità di apprendimento e una profonda comprensione delle relazioni sociali“.

La ricerca suggerisce che le capacità cognitive degli elefanti siano quindi più sofisticate di quanto si pensasse. L’uso di etichette vocali specifiche per identificare un individuo è raro nel regno animale, anche se non unico.

“La natura arbitraria dei richiami degli elefanti ci fornisce un indizio sulle loro capacità cognitive. La capacità di associare un suono a un individuo, e il fatto che gli altri membri del gruppo riconoscano questa ‘etichetta’, suggerisce che questi animali sono in grado di pensare in modo astratto, forse simbolico“, afferma George Wittemyer, che insegna sempre all’Università del Colorado.

Queste competenze sociali ed emotive erano già state evidenziate da José Emilio Burucúa nel suo saggio Historia natural y mítica de los elefantes (Storia naturale e mitica degli elefanti). Nell’opera, l’autore ricorda che già Plinio il vecchio, il più grande naturalista dell’antichità, aveva sottolineato nel suo Naturalis historia che questi animali possiedono numerosi tratti che li avvicinano agli esseri umani, sia dal punto di vista emotivo che intellettuale.

Questo articolo è apparso originariamente su Wired en español.

Fonte : Wired