Macchine della menzogna: come l’IA alimenta la disinformazione russa in Francia

Brevi video, messaggi virali, notizie sensazionali che compaiono sui social network. Spazzatura digitale come ce n’è tanta, a prima vista: ma in realtà dietro c’è un’operazione coordinata, precisa, tecnologicamente avanzata e politicamente caratterizzata. Punta alla Francia, al centro di una delle campagne di disinformazione più estese e sofisticate condotte dalla Russia negli ultimi anni.

La pista russa

Secondo Newsguard, l’operazione è riconducibile a Storm-1516, progetto legato alla ben nota Internet Research Agency, la “fabbrica dei troll” di San Pietroburgo già implicata nelle ingerenze sulle elezioni presidenziali statunitensi del 2016. A coordinare parte di queste attività c’è John Mark Dougan, ex vice-sceriffo della Florida rifugiatosi a Mosca, oggi uno dei più attivi propagandisti del Cremlino. Esperto di tecniche di manipolazione online, Dougan ha messo al servizio dell’operazione le potenzialità dell’intelligenza artificiale generativa, usata non solo per creare contenuti falsi, ma per fare in modo che sembrino autentici, emotivamente coinvolgenti e soprattutto credibili.

Gli analisti hanno osservato come le bufale più virali siano comparse mentre la Francia rafforzava il proprio sostegno all’Ucraina, con dichiarazioni pubbliche del presidente Emmanuel Macron, visite diplomatiche e decisioni strategiche. In parallelo, negli Stati Uniti, Donald Trump si smarcava sempre più da un sostegno diretto a Kiev, lasciando a Parigi un ruolo di primo piano nel fronte occidentale. Questa esposizione ha reso la Francia il bersaglio ideale per la propaganda russa, che ha avuto gioco facile a sfruttare l’instabilità interna, le tensioni sociali, e le divisioni politiche tra il centro liberale di Macron e le opposizioni populiste, in particolare l’estrema destra di Marine Le Pen, storicamente vicina alle posizioni del Cremlino.

NewsGuard ha identificato cinque affermazioni false riconducibili a Storm-1516 che hanno preso di mira la Francia. Tutte sono diventate virali, generando oltre 55 milioni di visualizzazioni online tra dicembre 2024 e marzo 2025. Eccole:

  • un video che mostra un migrante del Ciad che confessa di aver violentato una dodicenne in Francia;
  • la notizia falsa secondo cui il presidente ucraino Volodymyr Zelensky avrebbe acquistato segretamente Milleis Banque, una banca privata francese, per 1,2 miliardi di euro, nell’ambito di azioni di disinformazione russa volte ad accusare Zelensky di appropriarsi degli aiuti militari a scopi personali;
  • un video che sembrerebbe mostrare dei membri del gruppo militante islamista Hay’at Tahrir al- Sham che minacciano di dare fuoco alla cattedrale di Notre Dame;
  • un video che sembrerebbe mostrare un attivista francese che si occupa di AIDS di nome Réaulf Fleming, originario dei Caraibi, che afferma che il suo defunto fratello avrebbe avuto una relazione con Emmanuel Macron;
  • il video di un presunto ex studente della first lady francese Brigitte Macron che la accusa di aver abusato sessualmente di lui quando aveva 12 anni.

Intelligenza artificiale e fake news

Queste affermazioni false si sono diffuse in 38.877 post online, 1.284 dei quali pubblicati da account con sede in Francia, su una decina di piattaforme, tra cui X, Reddit, Facebook, Instagram, Rumble e Bitchute, e in diverse lingue, tra cui albanese, bulgaro, olandese, inglese, francese, tedesco, italiano, portoghese, rumeno, russo, sloveno e vietnamita.

Il vero Torres, rintracciato da NewsGuard, ha smentito tutto: non aveva mai registrato quel video né mosso simili accuse. Le sue immagini erano state rubate da un annuario scolastico e trasformate in un modello 3D realistico ma artificiale. Anche Fleming esiste realmente, così come suo cugino Dimitri, ma le dichiarazioni, il contesto e persino l’identità dell’uomo nel video sono stati manipolati con tecnologie IA. Eppure, cinque chatbot tra i più utilizzati – compreso Le Chat, sviluppato dalla francese Mistral – hanno rilanciato la storia senza alcuna verifica, alimentando ulteriormente la confusione.

Un’indagine di NewsGuard ha precedentemente rilevato che i principali chatbot di IA generativa occidentali hanno ripetuto le narrazioni di disinformazione legate a Storm-1516 il 32% delle volte, grazie a una strategia di “riciclaggio” delle narrazioni attraverso falsi siti di notizie locali e video diffusi su YouTube. Dougan stesso ha illustrato questa strategia durante una tavola rotonda a Mosca il 27 gennaio 2025: “Più si fa un simile [riciclaggio di narrazioni], più si diffondono informazioni diverse, e più questo influisce sull’amplificazione”, ha spiegato. “Non solo influisce sull’amplificazione, ma anche sull’IA futura… spingendo queste narrazioni russe dalla prospettiva russa, possiamo effettivamente cambiare l’IA mondiale”.

Il ruolo dei social network

Oltre a essere ripetuta da alcuni chatbot, la notizia di Fleming è diventata virale sui social network. Un giorno dopo il caricamento del video su YouTube, è stata poi ripresa da SeneNews e ActuCameroun, due siti di notizie dell’Africa occidentale che, secondo NewsGuard, hanno in precedenza già pubblicato disinformazione russa e sono stati citati da alcuni chatbot nelle loro risposte. Il primo aprile 2025, l’affermazione falsa è stata quindi diffusa dalla rete Pravda, composta da circa 150 siti pro-Cremlino con sede a Mosca, che riciclano disinformazione in più lingue, apparentemente nel tentativo di contaminare i web crawler e l’intelligenza artificiale generativa. L’affermazione ha generato in totale 14,6 milioni di visualizzazioni.

Secondo i dati raccolti da Viginum, l’agenzia governativa per la lotta alla manipolazione dell’informazione, la Francia è oggi il secondo Paese europeo più bersagliato dopo l’Ucraina. Il primo ministro François Bayrou, intervenuto a un forum nel marzo 2025, ha parlato di “interventi massicci provenienti dalla Russia”, denunciando una nuova fase nella guerra dell’informazione, resa possibile proprio dalla potenza dell’intelligenza artificiale.

In questo contesto, i social network diventano terreno di battaglia. La loro capacità di amplificare contenuti virali, unita al progressivo allentamento delle misure di moderazione da parte delle piattaforme, ha permesso a Storm-1516 di operare senza ostacoli. La sola Francia ha visto circolare circa 39.000 post con queste false narrazioni in pochi mesi, in almeno 13 lingue, e con una diffusione capillare.

A fronte di questa nuova offensiva, la reazione europea appare ancora incerta. Mentre le piattaforme continuano a oscillare tra esigenze di moderazione e libertà di espressione, e le aziende che sviluppano IA restano opache sui dati di addestramento, le campagne di disinformazione si fanno sempre più precise, automatizzate e persistenti. La lotta non è più tra verità e menzogna, ma tra sistemi informativi robusti e fragilità cognitive, tra cittadini consapevoli e algoritmi ingannabili.

Gli Stati Uniti

Se la Francia rappresenta l’ultimo fronte di un’offensiva sofisticata e mirata, gli Stati Uniti restano il laboratorio per eccellenza della propaganda digitale del Cremlino. Un sondaggio nazionale condotto da YouGov per conto di NewsGuard, ha rivelato che un terzo degli americani crede ad almeno una delle false affermazioni attualmente diffuse dai media russi. Il 33,9% dei partecipanti al sondaggio ha identificato come vere almeno una tra tre dichiarazioni false generate o amplificate da emittenti controllate dallo Stato russo, tra cui RT e TASS. Meno di un quarto degli intervistati è riuscito a riconoscere tutte e tre le narrazioni per quello che sono: disinformazione.

Il 61% degli americani, ad esempio, non è stato in grado di identificare come falsa l’affermazione secondo cui tra il 30 e il 50% degli aiuti statunitensi all’Ucraina sarebbe stato rubato da funzionari ucraini. Un’altra narrativa russa, secondo la quale il gradimento del presidente Zelensky sarebbe crollato al 4%, è stata ritenuta verosimile dal 19% degli intervistati, nonostante non esistano sondaggi che confermino questi numeri: le rilevazioni indipendenti mostrano infatti un consenso tra il 57 e il 63%.

Ancora più sorprendente è il dato relativo a una terza bufala, secondo cui l’Ucraina avrebbe venduto ad Hamas armi donate dagli Stati Uniti. Solo il 44% dei partecipanti ha saputo riconoscere la falsità dell’informazione, diffusa inizialmente su video anonimi sui social e successivamente rilanciata da figure istituzionali russe come Dmitry Medvedev e dai principali media statali del Cremlino.

Destra e sinistra

Nel complesso, il 78% degli americani coinvolti nel sondaggio ha creduto ad almeno una delle dieci dichiarazioni false loro presentate, e soltanto lo 0,9% è riuscito a identificarle tutte come errate. Il test ha incluso anche disinformazione non legata alla Russia, riguardante temi di salute pubblica, come l’efficacia dei vaccini anti-Covid (un partecipante su cinque ha creduto che abbiano causato milioni di morti nel mondo), e il contesto politico interno, come la falsa affermazione secondo cui Elon Musk e Starlink avrebbero manipolato le elezioni del 2024, o che immigrati haitiani avrebbero rapito e mangiato animali domestici in Ohio (una falsità rilanciata anche dal presidente Trump).

La vulnerabilità alla disinformazione, va infine sottolineato, non ha confini politici: Democratici e Repubblicani hanno fornito dati simili, sebbene gli elettori repubblicani siano risultati più inclini a credere alle fake news provenienti dalla Russia (57,6%) rispetto ai Democratici (17,9%).

Fonte : Repubblica