Il comitato promotore del referendum abrogativo è formato da diverse associazioni, tra cui, ad esempio, Libera, Arci, ActionAid, Movimento Migranti e Rifugiati, e da diversi partiti di area progressista e di sinistra, da +Europa (promotore) ai Radicali, dal Pd a Possibile , fino a Europa Verde-Verdi, Sinistra Italiana, Psi e Rifondazione Comunista. Per quanto riguarda il Movimento 5 Stelle, Giuseppe Conte ha precisato “abbiamo lasciato libertà di coscienza alla nostra comunità politica” ma “riteniamo che lo ius scholae sia il percorso migliore” per consentire l’ottenimento della cittadinanza. I partiti del centrodestra che sostengono il governo di Giorgia Meloni non hanno appoggiato la raccolta firme per il referendum sulla cittadinanza. Lo scorso settembre la stessa presidente del Consiglio, in un punto stampa a New York, aveva dichiarato: “Penso che il termine dei dieci anni sia un termine congruo” aggiungendo “penso che l’Italia abbia un’ottima legge sulla cittadinanza”.
Come funziona negli altri paesi?
In Germania sono necessari 5 anni di residenza per richiedere la cittadinanza, stesso periodo previsto oggi anche nei Paesi Bassi e in Francia. Quest’ultima, in aggiunta, lo riduce a due anni per chi ha studiato sul territorio nazionale. La Spagna prevede come l’Italia 10 anni ma li riduce a due per chi ha legami con il paese. In Italia sembra un tema sentito, visto che la richiesta per allinearsi ai tempi più brevi di altri paesi europei si è tradotta in una campagna per la raccolta firme per il referendum cittadinanza che ha raggiunto il quorum di 500mila adesioni in poche settimane: “È un quesito importante, che ha ricevuto tanto entusiasmo, raccogliendo in poco tempo le firme necessarie – racconta a Wired il deputato del Pd, Marco Furfaro -, ma è anche un quesito di civiltà perché quando si allargano i diritti a persone che si sentono già cittadini e cittadine italiane, si aiuta anche la comunità in cui si vive. La destra è contro questo referendum perché fomenta e investe su un modello di società nel quale le persone devono sempre essere in guerra tra loro, invece noi pensiamo che un paese stia meglio, cresca e avanzi quando i diritti vengono estesi e non compressi”. Secondo Furfaro esiste poi un tema che riguarda la distanza tra la politica e i cittadini: “È difficile chiedere integrazione quando i discorsi dei rappresentanti del governo sono sempre di distanza verso gli stranieri. Dar loro la cittadinanza non toglie niente a nessuno ma fa in modo che lo Stato dica a quelle persone ‘fai parte di questo Paese, questa bandiera è anche la tua, aiutaci a migliorarlo insieme’. In questo modo lo Stato, anziché investire sul distacco, investe sulla gente”.
La proposta di modifica si discosta comunque dallo ius soli (che riguarda chi nasce in Italia e attualmente non ha accesso automatico alla cittadinanza) e dallo ius scholae (che riguarda la possibilità di ottenere la cittadinanza dopo aver completato, secondo quanto si sta discutendo da tempo nel dibattito politico, un ciclo di studi di almeno 5 anni). Il quesito referendario riguarda infatti “chi risiede legalmente in Italia da almeno 5 anni, indipendentemente dall’età dal percorso di studi o dal luogo di nascita”. Va ricordato che ci sono altri quattro referendum l’8 e il 9 giugno 2025: gli altri temi riguardano il lavoro.
Fonte : Wired