Dopo anni di duro lavoro, finalmente Curiosity ce l’ha fatta: ha trovato le tanto attese prove del fatto che un tempo Marte era abitabile. A raccontarlo è stato un team di ricerca, coordinato dell’Università di Calgary, in Canada, che analizzando i dati del rover della Nasa ha scoperto grandi depositi di siderite (carbonato di ferro) che indicano come in passato sul pianeta rosso era attivo il ciclo del carbonio, processo che sappiamo essere fondamentale per la vita. Il loro studio è stato appena pubblicato su Science.
Il lavoro di Curiosity
Curiosity, ricordiamo brevemente, è atterrato su Marte il 5 agosto 2012 e ha percorso oltre 34 chilometri sulla superficie marziana, con lo scopo di esplorare il cratere Gale e aiutarci a comprendere meglio la composizione chimica e minerale del pianeta. In particolare, il rover perfora il sottosuolo per 3-4 centimetri, prelevando i campioni che vengono poi analizzati dal suo strumento CheMin tramite la diffrazione dei raggi X. “Perforare la superficie stratificata di Marte è come sfogliare un libro di storia”, ha commentato Thomas Bristow, ricercatore dell’Ames Center della Nasa e co-autore dello studio. “Bastano pochi centimetri di profondità per farci un’idea precisa dei minerali che si sono formati in superficie o in prossimità della superficie circa 3,5 miliardi di anni fa”.
I grandi depositi
Dai dati raccolti dal rover in tre siti di perforazione del cratere Gale, gli autori del nuovo studio hanno scoperto grandi quantità di siderite all’interno degli strati rocciosi ricchi di solfato del Monte Sharp. “La scoperta di grandi depositi di siderite nel cratere Gale rappresenta una svolta sorprendente e importante nella nostra comprensione dell’evoluzione geologica e atmosferica di Marte”, ha spiegato il co-autore Benjamin Tutolo. “L’abbondanza di sali altamente solubili in queste rocce e in depositi simili mappati su gran parte di Marte sono la prova della ‘grande essiccazione’ durante il suo drammatico passaggio da un Marte primordiale caldo e umido al suo attuale stato freddo e secco”.
Marte era abitabile
Da tempo, infatti, gli scienziati credono che Marte avesse avuto un’atmosfera densa e ricca di anidride carbonica e acqua liquida in superficie. Questa anidride carbonica e l’acqua avrebbero, così, dovuto reagire con le rocce per creare minerali carbonatici. Tuttavia, fino ad oggi, le missioni del rover e le analisi spettroscopiche nel vicino infrarosso dei satelliti in orbita non avevano rilevato quantità tali da avvalorare questa ipotesi. Quest’ultima scoperta, invece, suggerisce che l’atmosfera contenesse abbastanza anidride carbonica da supportare la presenza di acqua liquida sulla superficie del pianeta. Questo studio, in sostanza, “ci dice che il Marte era abitabile e che i modelli di abitabilità sono corretti”, ha commentato l’esperto. “Le implicazioni più ampie sono che il pianeta era abitabile fino a quel momento, ma poi, quando la CO2 che lo aveva riscaldato ha iniziato a precipitare come siderite, è probabile che abbia influenzato la capacità di Marte di rimanere caldo”.
Equilibri fragili
La domanda che si stanno ponendo ora i ricercatori è quanta di questa anidride carbonica atmosferica è stata effettivamente catturata e se sia stato questo il vero motivo per cui si è persa l’abitabilità. Secondo il team, tuttavia, è evidente che anche piccole variazioni nell’anidride carbonica atmosferica possono portare a enormi cambiamenti nella capacità del pianeta di ospitare la vita. “Studiare il collasso dei primi giorni caldi e umidi di Marte ci dice anche che l’abitabilità è un fattore molto fragile”, ha commentato l’esperto. Oltre a confermare questi risultati, le future missioni e analisi in altre aree ricche di solfati su Marte potrebbero continuare a svelarci altri preziosi indizi sulla storia primordiale del pianeta e su come si è trasformato con la perdita dell’atmosfera. “La cosa più interessante della Terra è che è abitabile, e lo è da almeno quattro miliardi di anni”, ha concluso l’esperto. “A Marte è successo qualcosa che non è successo alla Terra”.
Fonte : Wired