Albert Einstein, 70 anni dalla morte: vita e scoperte del fisico rivoluzionario

Il 18 aprile 1955 moriva Albert Einstein, padre della relatività e tra i più grandi scienziati della storia: fu il più importante fisico e uno dei più importanti studiosi e pensatori del XX secolo, conosciuto nel mondo per la formula dell’equivalenza massa-energia, definita “l’equazione più famosa al mondo”, per la relatività ristretta e la relatività generale influenzarono fortemente anche la filosofia della scienza. Nel 1999 la rivista Time ha nominato Einstein “uomo del secolo” (“person of the century“) dedicandogli l’ultima copertina del XX secolo. Nel linguaggio comune, il suo nome è diventato sinonimo di grande intelligenza e genialità.

Dagli studi in Svizzera al premio Nobel

Tedesco naturalizzato svizzero e statunitense, nato a Ulma nel 1879 da una famiglia ebraica benestante, trascorse i primi anni della sua vita a Monaco, dopo un breve soggiorno a Milano si trasferì in Svizzera con la sua famiglia nel 1895, rinunciando alla cittadinanza tedesca l’anno successivo. L’anno successivo conseguì il diploma superiore e nell’ottobre dello stesso anno fu ammesso al corso di matematica e fisica del Politecnico di Zurigo, dove si laureò nel 1900. Dopo la laurea assunse la cittadinanza svizzera, che mantenne per il resto della sua vita. Nel 1914 fu eletto all’Accademia Reale Prussiana delle Scienze e nominato professore di fisica teorica e direttore dell’Istituto di Fisica dell’Università Humboldt di Berlino, dove restò fino al 1933. Berlino era sede di uno dei più prestigiosi centri di ricerca fisica del tempo. Con la conferma sperimentale di alcune previsioni della relatività generale, ottenuta in occasione dell’eclissi solare del 1919, le concezioni teoriche di Einstein si affermarono definitivamente e la sua fama divenne enorme. Nel 1921 gli fu conferito il premio Nobel per la Fisica per la teoria dell’effetto fotoelettrico, formulata nel 1905.  

La teoria della relatività

All’età di 26 anni, nel 1905, Einstein pubblicò quattro articoli dal contenuto fortemente innovativo che studiavano l’effetto fotoelettrico e il moto browniano. Il fisico identificò per primo il dualismo onda-particella nel 1909, che caratterizzerà tutto il successivo sviluppo della meccanica quantistica. Nel 1916 pubblicò un primo articolo sulla relatività generale, contenente la sua teoria della gravitazione. Con quell’articolo previde anche l’esistenza delle onde gravitazionali, osservate per la prima volta esattamente un secolo dopo. Nel 1917 applicò la teoria della relatività generale alla struttura dell’universo e teorizzò i fenomeni di emissione spontanea e stimolata. Sette anni dopo, nel 1924, estese agli atomi i risultati della statistica quantistica introdotta nel 1920 da Satyendra Nath Bose per i fotoni, formulando la cosiddetta statistica di Bose-Einstein. La teoria della relatività ha modificato profondamente la teoria della relatività galileiana e ha cambiato il nostro concetto di tempo e di spazio. Le previsioni di Einstein hanno ottenuto numerose conferme. Sempre alla relatività si deve l’equazione più famosa della fisica: E = mc2che esprime la relazione tra l’energia e la massa di un sistema fisico.

Hitler al potere e la bomba atomica

Nel 1933, mentre Einstein era in visita negli Stati Uniti, Adolf Hitler salì al potere. A causa delle sue origini, Einstein non fece più ritorno in Germania, trasferendosi negli Stati Uniti e diventando cittadino statunitense nel 1940. Poco prima della Seconda guerra mondiale, inviò una lettera al presidente Roosevelt nella quale lo avvisava del possibile sviluppo da parte della Germania di “bombe di un nuovo tipo estremamente potenti” e suggeriva agli Stati Uniti di cominciare a lavorare su ricerche di questo tipo. E in effetti Einstein, in qualche modo, è stato coinvolto nello sviluppo della bomba atomica, come si è visto anche nel recente film “Oppenheimer”, di Christopher Nolan. In principio fu favorevole alla realizzazione della bomba atomica al fine di prevenirne la costruzione da parte di Hitler, successivamente, insieme con Albert Schweitzer e Bertrand Russell, combatté contro i test e le sperimentazioni militari della bomba atomica. Non fu ascoltato quando, nel 1945, si oppose al lancio della stessa bomba sul Giappone.

Vita privata e la morte negli Stati Uniti

Einstein ebbe tre figli con la sua prima moglie, Mileva Marić, fisica serba che studiò al Politecnico di Zurigo, dove fu la prima donna a frequentare il corso di Fisica: Lieserl (nata nel 1902), Hans Albert (nato nel 1904) e Eduard (nato nel 1910). Il fisico si sposò poi in seconde nozze con Elsa Löwenthal, cugina di Einstein. Elsa aveva due figlie, Ilse e Margot, che diventarono sue figliastre. 

Il 18 aprile del 1955, all’età di 76 anni, Einstein muore a Princeton, negli Stati Uniti, a causa di un aneurisma aortico. In meno di un giorno il cadavere di Einstein fu cremato durante una cerimonia privata, alla quale assistettero i suoi familiari e gli amici più stretti. Le sue ceneri, secondo la sua volontà, furono sparse nelle acque del fiume Delaware, “perché nessuno potesse adorare le sue ossa”. Ma c’è un particolare: il cervello di Einstein fu rimosso dal suo corpo durante l’autopsia, eseguita sette ore dopo la sua morte dal patologo Thomas Harvey, che riuscì a convincere il figlio maggiore di Einstein, Hans Albert, perché gli permettesse di conservare il cervello di suo padre, e promise di usarlo solo per fini scientifici. Ma dopo il “furto”, Harvey venne licenziato in tronco.

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Fonte : Sky Tg24