La neuroscienziata Daniela Perani, professoressa emerita dell’Università San Raffaele di Milano, ci spiega l’impatto che ha sulla cosiddetta riserva cerebrale la padronanza di un idioma diverso da quello materno e ci svela qualche consiglio per progredire rapidamente con le nostre competenze linguistiche
Nel mondo ci sono 8 miliardi di persone che parlano tra le 6mila e le 7mila lingue diverse. Più della metà della popolazione globale ne parla più di una. In alcune aree il bilinguismo, o il plurilinguismo, non è una scelta ma una necessità legata al contesto multiculturale e multietnico in cui si vive. In altri casi, la padronanza di più lingue è dettata da interessi personali ed esigenze professionali. Del resto, parlare una seconda lingua rende più competitivi sul mercato del lavoro e può aumentare lo stipendio dall’11% al 35%, a seconda della lingua e del Paese in cui si risiede. Per essere motivati a impararne una nuova, però, potremmo prendere in considerazione anche i benefici sul cervello. Daniela Perani, neuroscienziata, lo spiega così: “Le ricerche sono andate avanti in questo ambito e hanno dimostrato che il cervello dei bilingui è diverso, perché hanno maggiori capacità cognitive, esecutive, fonologiche”. Benefici diversi per età diverse: “I bambini bilingui sono più bravi non solo nel linguaggio, anche in altre funzioni, per esempio funzioni esecutive, visuospaziali e a fare matematica, mentre per chi è più avanti con gli anni il bilinguismo, o plurilinguismo, favorisce una riserva, la cosiddetta riserva cerebrale, che deriva dalla riserva cognitiva. Parlando più lingue la riserva cerebrale si rinforza o addirittura aumenta e tutto questo aiuta a contrastare i fenomeni patologici neurodegenerativi, ad esempio. Non è una regola, però nella maggioranza dei casi è così ed è assodato”.
Fonte : Sky Tg24