L’attualità di Einstein emerge anche nei suoi tentativi di “offrire risposte davvero nuove a queste domande secolari, soluzioni davvero fresche a questi dilemmi duraturi” come quelli su cui tuttora ci si incaglia, spiega Fox, riferendosi a “vecchi pregiudizi e vecchie favole religiose” tuttora spesso ostacolo all’innovazione scientifica e tecnologica.
Che si tratti di AI generativa o quantum computing o di altre nuove tecnologie, Fox è pronto a scommettere che “Einstein le vedrebbe come nuove possibilità aperte dal progresso scientifico: una benedizione e, allo stesso tempo, una maledizione. Applaudirebbe a questi progressi, avvertendoci anche di non farne degli idoli e di non lasciare che erodano la nostra umanità. Come disse lui stesso: ‘Sii creativo, ma assicurati che ciò che crei non sia una maledizione per l’umanità’”
Mai accontentarsi di esperienze altrui
In questo inedito dialogo tra lettore e Einstein, intermediato da Fox, quest’ultimo non sempre concorda con il protagonista del suo libro. Per esempio non condivide “la sua convinzione che non abbiamo alcun libero arbitrio”, e il suo rifiuto della psicoanalisi e di pratiche spirituali, come la meditazione. “Lui era felice di aspettare che i sentimenti religiosi cosmici arrivassero, mentre era immerso nella scienza o nella natura – ricorda Fox – pur concordando, resta per me importante assumere un ruolo attivo e impegnarmi a fondo con il mio lato spirituale, anche attraverso sogno lucido e altre pratiche”.
Che scelgano l’approccio di Einstein o di Fox, che si dedichino o meno alla meditazione, ciò che i giovani possono trarre da una rilettura spirituale del genio della relatività a 70 anni dalla sua morte è “l’insistenza nel continuare a esplorare, scoprire e usare al massimo le nostre menti e il sentirsi parte di un infinito accessibile” spiega Fox. E chiuso il libro, personalmente, intriso delle sinergie tra Einstein e futuro, aggiunge un terzo messaggio, e non solo per i giovani: “non accontentarsi mai di resoconti di seconda mano, ma cercare l’esperienza del mondo in prima persona, attraverso la via da cui ci si sente maggiormente chiamati, che sia arte, scienza o pratica spirituale”.
Fonte : Wired