Fine della festa per lo shopping low-cost dalla Cina. I giganti cinesi dell’e-commerce Temu e Shein hanno avvertito i clienti statunitensi che dal 25 aprile 2025 saranno costretti ad aumentare i prezzi dei loro prodotti in seguito alle nuove misure protezionistiche imposte dall’amministrazione Trump. La decisione del presidente di inasprire le tariffe sulle importazioni dalla Cina e di modificare le regole commerciali, infatti, rappresenta un duro colpo per il modello di business dei rivenditori online cinesi, che negli ultimi anni hanno conquistato decine di milioni di consumatori americani grazie ai prezzi estremamente competitivi e alla possibilità di aggirare le barriere doganali tradizionali. “A causa dei recenti cambiamenti nelle regole e nelle tariffe commerciali globali, le nostre spese operative sono aumentate“, si legge nella nota ai clienti di Shein.
Temu e Shein, la fine dell’esenzione “de minimis”
Al centro della nuova politica commerciale statunitense c’è l’abolizione – a partire dal 2 maggio – del meccanismo “de minimis”, una norma doganale che ha agevolato l’ascesa delle piattaforme cinesi nel mercato americano. Introdotta per semplificare il commercio, la disposizione esentava da dazi e controlli tutte le spedizioni di valore inferiore a 800 dollari. In pratica, mentre le importazioni tradizionali erano soggette a verifiche, documentazione e imposte, i piccoli pacchi individuali passavano la dogana senza oneri. Temu e Shein hanno fatto leva su questa norma, suddividendo le vendite in milioni di spedizioni dirette ai singoli consumatori, anziché inviare grandi lotti ai magazzini statunitensi. Una strategia che ha permesso loro di aggirare i costi e i vincoli del sistema doganale convenzionale, eludendo sia i dazi che i tempi e le spese legate all’importazione standard. Secondo le autorità doganali statunitensi, lo scorso anno circa 1,4 miliardi di pacchi sono entrati negli Usa beneficiando di questa esenzione, con un aumento vertiginoso rispetto ai 140 milioni registrati nel 2013.
L’impatto economico delle nuove politiche ha rapidamente modificato anche le strategie di marketing e la penetrazione commerciale dei giganti cinesi. I dati raccolti dalla società Sensor Tower citati dal Guardian rivelano un drastico taglio nelle spese pubblicitarie: Temu ha ridotto gli investimenti sui social media americani su Facebook, Instagram, TikTok, Snap, X e YouTube del 31% nelle ultime due settimane di marzo, mentre Shein del 19%. Inoltre, secondo la Bbc, Temu avrebbe completamente abbandonato Google Shopping negli Usa a partire dal 9 aprile. Nel frattempo, la popolarità delle due app è in forte calo: Temu, che negli ultimi due anni si posizionava stabilmente tra le prime cinque app dell’App store americano, è precipitata al settantacinquesimo posto; Shein è scesa dal quindicesimo al cinquattontesimo.
L’escalation delle tensioni commerciali
Nonostante l’escalation delle tensioni tra Washington e Pechino sia in gran parte una conseguenza della politica di Donald Trump, che ha recentemente imposto dazi fino al 145% sui prodotti cinesi, va sottolineato che l’impennata delle importazioni a basso costo dalla Cina aveva già sollevato preoccupazioni bipartisan all’interno del Congresso degli Stati Uniti. Legislatori di entrambi gli schieramenti hanno denunciato l’abuso sistematico di queste agevolazioni fiscali da parte delle aziende cinesi, con accuse di pratiche commerciali scorrette.
Le critiche più dure provengono dal mondo imprenditoriale americano, che considera questa concorrenza ingiusta e dannosa. Un esempio emblematico di tale situazione è quello di Forever 21, un marchio americano che ha recentemente deciso di chiudere i suoi punti vendita negli Stati Uniti. Secondo quanto riportato da Axios, l’azienda ha riconosciuto che parte della sua difficoltà nel competere sul mercato statunitense è dovuta proprio alla pressione esercitata dai grandi operatori cinesi. Questi ultimi, infatti, riescono a operare senza sostenere gli stessi costi e oneri fiscali a cui sono soggette le imprese locali, creando così un mercato asimmetrico che penalizza le aziende americane.
Fonte : Wired