Perplexity AI, startup californiana fondata nel 2022 e nota per il suo motore di ricerca potenziato dall’IA, è attualmente in trattative con Samsung per integrare il proprio assistente virtuale negli smartphone Galaxy.
Lo riferisce Bloomberg, secondo cui Perplexity avrebbe già siglato un accordo con Motorola, leggendario brand appartenente oggi al gruppo Lenovo. L’annuncio ufficiale di questa partnership potrebbe avvenire durante l’evento Motorola del prossimo 24 aprile a New York, in occasione del lancio dei nuovi pieghevoli Razr (Italian Tech sarà presente per raccontarvelo).
Che cos’è Perplexity
Lanciato nel 2022 da Aravind Srinivas (l’attuale CEO), Denis Yarats, Johnny Ho e Andy Konwinski, Perplexity si distingue come motore di ricerca conversazionale.
A differenza di Google, impiega modelli linguistici di grandi dimensioni per offrire in un linguaggio naturale risposte concise e supportate da riferimenti alle fonti online da cui ha estratto le informazioni.
La versione gratuita utilizza principalmente un LLM proprietario, chiamato Sonar, mentre quella a pagamento – Perplexity Pro – consente l’accesso a modelli avanzati come Gpt-4.1 di OpenAI, Claude 3.7 Sonnet di Anthropic e Gemini 2.5 Pro della stessa Google.
A dicembre 2024 Perplexity è stata valutata 9 miliardi di dollari, ma c’è in vista un nuovo round di finanziamenti che potrebbe raddoppiare il suo valore.
La trattativa con Samsung
Secondo quanto riportato da Bloomberg, citando fonti vicine alle due aziende, le trattative con Samsung sono ancora nelle fasi preliminari. Tra le opzioni sul tavolo c’è la possibilità che l’app di Perplexity venga preinstallata sui dispositivi Galaxy o che venga offerta come assistente virtuale predefinito, ruolo finora ricoperto da Bixby, l’assistente sviluppato da Samsung, e da Gemini, l’IA di Google.
Perché le eventuali partnership con Samsung e Motorola sono importanti
Storicamente Samsung e Motorola si sono sempre affidati a Google per quanto riguarda l’offerta di assistenti virtuali dei propri smartphone.
Nel caso di Samsung l’integrazione con Gemini ha raggiunto livelli importanti: sull’ultimo modello Galaxy S25 c’è addirittura un tasto laterale per l’attivazione dell’IA. Inoltre i dispositivi del colosso sudcoreano utilizzano le soluzioni Google anche per funzioni estremamente utili per la ricerca come Circle to Search e per app native come il Calendario e le Note.
L’ingresso di Perplexity in questo ecosistema metterebbe in discussione l’esclusiva di Google, offrendo agli utenti un’alternativa incentrata su risposte documentate e ricerche in tempo reale, in linea con l’obiettivo dichiarato della startup guidata da Srinivas: diventare una concorrente diretta di Big G.
Sergio Buniac, presidente di Motorola: “Bastano 10 minuti per capire che l’IA è indispensabile”
Samsung, con una quota del 18% del mercato globale (dati IDC gennaio 2025), rappresenterebbe per Perplexity una vetrina straordinaria. Anche Motorola, sebbene con una quota di mercato più contenuta, sta (ri)guadagnando rapidamente la fiducia dei consumatori – soprattutto i più giovani – grazie al rilancio dei suoi dispositivi pieghevoli Razr e a una serie di collaborazioni strategiche: da Pantone a Bose.
L’integrazione di Perplexity nei telefoni di questi due brand aumenterebbe significativamente la notorietà di un servizio IA che vanta oggi circa 15 milioni di utenti mensili attivi. L’accordo con Motorola – stando a quanto riferisce Bloomberg – prevede anche un’interfaccia su misura per i Razr [ipotizziamo possa riguardare il display esterno] e una strategia promozionale dedicata.
Samsung, attraverso la sua divisione di venture capital Samsung Next, ha già investito in Perplexity nel 2024 e potrebbe essere tra le aziende che parteciperanno al suo prossimo round di finanziamento.
L’IA per gli smartphone: come cambia il mercato
Le future partnership di Perplexity si inseriscono in un contesto più ampio, in cui i produttori di smartphone Android sembrano intenzionati a differenziare la propria offerta IA e ad allontanarsi dalla tradizionale dipendenza da Google.
Su questo TM Roh, presidente e capo della divisione Mobile Experience di Samsung, è stato molto chiaro: l’accordo sull’IA non è esclusivo. “La collaborazione aperta per noi è essenziale – ci ha detto in occasione del lancio del primo “AI Phone” di Samsung -. Per il Galaxy S24 abbiamo scelto Google perché ci ha offerto le soluzioni che abbiamo ritenuto migliori per i nostri dispositivi mobili. Ma all’occorrenza, in futuro, potremmo lavorare con altri partner per sviluppare funzioni specifiche per i nostri prodotti”.
L’eventuale integrazione di Perplexity nei dispositivi Samsung e Motorola lascia intravedere il futuro a cui accennava proprio TM Roh: i telefoni offriranno più assistenti basati su intelligenza artificiale e sarà l’utente a scegliere il proprio preferito, come oggi si fa con il motore di ricerca o il browser.
Questo scenario potrebbe trasformare in profondità sia l’esperienza d’uso sia il mercato degli smartphone: un Galaxy che offre Perplexity, Bixby e Gemini potrebbe risultare più appetibile per chi cerca flessibilità e controllo. Motorola, introducendo Perplexity, potrebbe invece avanzare ulteriormente nel segmento dei pieghevoli.
La geopolitica dell’IA e le strategie dei grandi brand
Il ruolo dell’intelligenza artificiale negli smartphone è fortemente influenzato anche da dinamiche geopolitiche. In Occidente, i grandi produttori di telefoni si sono affidati finora a realtà della Silicon Valley come Google e OpenAI (scelta da Apple per i suoi iPhone), mentre in Asia, soprattutto in Cina, le stesse aziende produttrici di smartphone puntano su colossi locali come Alibaba o startup emergenti come DeepSeek.
“I produttori di dispositivi e gli sviluppatori di intelligenza artificiale si completano a vicenda – ci ha detto Sergio Buniac, presidente di Motorola, durante l’ultimo Mobile World Congress di Barcellona -. I dati personali dell’utente come email, calendario e posizione risiedono sul dispositivo, mentre l’IA è il motore che li elabora. Senza hardware e software, l’esperienza non funziona. È semplice: uno è il cervello, l’altro è il cuore. Solo insieme possono offrire un’esperienza davvero personale, unica e significativa”.
Fonte : Repubblica