Chhattisgarh, sei famiglie cristiane espulse dal villaggio per non aver rinunciato alla fede

Nel distretto tribale di Sukma, le famiglie sono state costrette a lasciare le loro case e abbandonate in una foresta. L’intervento della polizia ha permesso il ritorno, ma la comunità locale ha impedito l’accesso. Mons. Thakur: “La persecuzione continua, serviamo senza discriminazioni nonostante le accuse ingiuste”.

Sukma (AsiaNews) – Nei giorni scorsi sei famiglie cristiane sono state sfrattate con la forza dal villaggio di Karingundam, nel distretto di Sukma (nello Stato a prevalenza tribale del Chhattisgarh), per essersi rifiutate di rinunciare alla propria fede. L’episodio, confermato da fonti locali, è l’ultimo di una lunga serie di attacchi e discriminazioni ai danni delle comunità cristiane dello Stato centro-orientale dell’India, dove le conversioni religiose vengono spesso considerate una violazione delle tradizioni sociali locali.

Secondo quanto riportato da testimoni, la decisione di espellere le sei famiglie è stata presa durante una riunione del “Gram Sabha”, il consiglio autonomo del villaggio, convocato dal “sarpanch” (capo del villaggio) per discutere la presenza di 13 famiglie convertitesi al cristianesimo sette anni fa. Durante l’incontro, sette di esse hanno accettato di tornare alla religione indigena, mentre le restanti sei hanno ribadito la volontà di “rimanere cristiane a vita”.

I sei capifamiglia – Poonam Vinay, Kursam Jagaiya, Salvam Pale, Kako Rame, Kako Joga e Butar Singa – avrebbero dichiarato pubblicamente di “non voler rinunciare alla propria fede nemmeno a costo di morire”. A seguito di questa dichiarazione, il consiglio del villaggio ha ordinato l’immediata espulsione delle famiglie, considerate “colpevoli” di minacciare l’armonia sociale.

Un gruppo di residenti, agendo su mandato del consiglio, ha fatto irruzione nelle abitazioni dei cristiani, ha rimosso i loro effetti personali e li ha caricati su un trattore, abbandonandoli in una foresta vicina. Almeno 25 persone, tra cui donne e bambini, sono rimaste ferite. Le famiglie hanno trascorso la notte all’aperto, senza protezione né beni di prima necessità.

Il giorno successivo, il 13 aprile, i membri della Central Reserve Police Force (CRPF) hanno tentato di riportare le famiglie a Karingundam, ma i residenti del villaggio hanno impedito loro l’accesso. Le famiglie si sono quindi rifugiate temporaneamente in una chiesa locale. Solo dopo un nuovo incontro con le forze dell’ordine, durante il quale gli agenti hanno ricordato ai residenti i diritti costituzionali garantiti a ogni cittadino, il 14 aprile le sei famiglie sono state riaccompagnate nelle loro abitazioni.

Commentando l’accaduto ad AsiaNews, mons. Victor Henry Thakur, arcivescovo di Raipur e presidente del Consiglio episcopale cattolico del Chhattisgarh (CBCC), ha dichiarato: “Ho letto degli incidenti attuali dai media. Tuttavia, la persecuzione dei cristiani in Chhattisgarh non si è fermata, indipendentemente dal governo statale in carica. Che sia il Congresso o il BJP a governare, l’illegalità continua, le chiese non confessionali dei villaggi sono regolarmente prese di mira e la persecuzione dei cristiani continua”.

“Siamo un popolo amante della pace, siamo cittadini rispettosi della legge e rispettiamo la Costituzione”, ha aggiunto. “Le accuse di conversioni sono diventate un ‘mantra’, il nostro apostolato – se l’istruzione e l’assistenza sanitaria – sono visti attraverso la lente degli allettamenti dalla stessa brigata che è abituata a comprare le persone… La Chiesa cattolica sostiene la libertà di coscienza e la dignità umana… Noi continuiamo a servire, attraverso il nostro apostolato educativo, sanitario e assistenziale – senza discriminazioni, anche se siamo perseguitati e accusati ingiustamente”.

Fonte : Asia