Il mercato editoriale negli anni della censura in Russia

il fatturato complessivo è rimasto più o meno uguale ma sono crollate le tirature, con un -23% di libri stampati rispetto al primo trimestre del 2022. libri tradotti dall’estero sono calati del 27%, con una media decisamente misera per l’utenza russa di 2.500 esemplari stampati per ogni testo. I lettori cercano surrogati alla letteratura ormai proibita, comprando i libri russi di genere fantasy e horror e romanzi cinesi.

Mosca (AsiaNews) – Le forze dell’ordine di San Pietroburgo hanno fatto in questi giorni una verifica nella più importante libreria indipendente della capitale del nord della Russia, il Podpisnye Izdanija (“Edizioni per abbonati”), per cercare la letteratura “proibita” in base a delazioni di persone anonime, uscendo con un carico di libri da eliminare, soprattutto quelli con “contenuti Lgbt”. Prima ancora la procura aveva disposto una perquisizione nella libreria di Mosca Falanster, ma non si era trovato nulla da requisire, limitandosi a libri “sospetti” come “Sorvegliare e punire” di Michel Foucault, le opere di Hannah Arendt, di Walter Benjamin e di Susan Sontag.

Alla casa editrice Individuum è stato proibito per la prima volta di partecipare alla fiera del libro Non/Fiction, senza alcuna spiegazione, ed è stato rafforzato il controllo sugli altri partecipanti, costretti a compilare dei moduli con i titoli di tutti i libri esposti prima dell’apertura. La libreria Piotrovskij di Mosca è stata denunciata in base a una delazione per “discredito delle forze armate della Russia”, e le autorità della regione settentrionale di Komi hanno annunciato la chiusura dell’unico negozio regionale con libri in lingua locale, a causa della sua “scarsa redditività”.

La grande “invasione delle librerie” è iniziata nel 2022 come la “operazione militare speciale” in Ucraina, anche se in entrambi i casi la “guerra ibrida” era cominciata anni prima, e ora non ha intenzione di fermarsi ai confini già raggiunti dall’occupazione. Anche i lettori russi però cercano di resistere come la popolazione ucraina, senza abbandonare i libri degli “agenti stranieri” passando a quelli degli Z-propagandisti del tipo di Zakhar Prilepin, lo scrittore recatosi al fronte e sopravvissuto a un attentato in patria nel 2023. Di recente è uscita la raccolta “Rinoceronti in libreria” per le edizioni Freedom Letters, con testi in parte già pubblicati sui media indipendenti, in cui il capo-redattore Georgij Urušadze scrive nella prefazione che “la Z-letteratura è un fiasco memorabile e la valanga della censura provoca un effetto Streisand”, che rende sempre più ricercati i libri sottoposti a censura.

Urušadze confronta l’unico best-seller di Prilepin di questi tre anni, “I cani e altri uomini” del 2023, che ha venduto 70 mila copie, con l’ultimo romanzo queer di prima del divieto, “L’estate con il fazzolettone dei pionieri” di Elena Malisova e Katerina Silvanova del 2021, che ne aveva vendute 400 mila, spiegando che “nella nostra casa editrice non abbiamo un ufficio per la réclame, ci bastano i tre cavalieri dell’Apocalisse: il ministero della giustizia, la procura generale e l’agenzia di controllo Roskomnadzor”. Egli ricorda le vendite clamorose dei romanzi di Ivan Filippov, “L’Ombra” e “Il Topo”, i libri di Dmitrij Bykov, Sergej Davidov e altri finiti tutti sotto la mannaia della censura, quando ormai avevano conquistato il mercato editoriale.

Nell’articolo su Posle Media su “Il mercato editoriale russo: in caduta a spirale”, l’analista e attivista Vladimir Kharitonov riassume gli esiti economici dei tre anni di guerra della Russia con la cultura, osservando che il fatturato complessivo è rimasto più o meno uguale, poco più di un miliardo di dollari all’anno, ma sono crollate le tirature, con un 23% in meno di libri stampati rispetto al primo trimestre del 2022. Le ristampe sono scese del 28%, e i libri tradotti dall’estero calano del 27%, con una media decisamente misera per l’utenza russa di 2.500 esemplari stampati per ogni testo, che si esauriscono quasi tutti nella capitale, mentre i prezzi continuano ad aumentare. I lettori cercano dei surrogati alla letteratura più diffusa e ormai proibita, comprando i libri russi di genere fantasy e horror, fino alle novelle cinesi.

Il libri degli autori censurati vengono stampati all’estero e diffusi clandestinamente, alla maniera del tamizdat sovietico (“editoria all’estero”), solo con il sussidio dei mezzi elettronici che permettono più ampi spazi per la “pirateria editoriale”. L’unico genere che sembra proprio non interessare il pubblico russo, di questi tempi, è quello dei libri sulla guerra, sia quelli sui conflitti storici, sia soprattutto le raccolte degli Z-poeti e dei voenkory, i corrispondenti al fronte che difendono “i valori autentici contro il neo-liberalismo”. Il problema è che alla censura putiniana non è molto chiara la distinzione dei valori, e molti autori riescono a sfuggire ad essa con la creatività e le specificità di una lingua ricca di significati, come quella russa.

Fonte : Asia