Aborto in Italia, cosa ci dicono i dati dell’Istituto superiore di sanità

A incidere sulla percentuale di aborti farmacologici è anche l’età gestazionale alla quale si accede alla procedura. “Oltre le 9 settimane di gravidanza in Italia è vietato – puntualizza Cromi -. Se quindi il sistema rallenta i tempi di prenotazione e rende alle donne più difficile il primo accesso è più probabile che questo avvenga trascorso il limite per l’aborto farmacologico”. E che quindi l’unica soluzione sia la sala operatoria. Parole, queste, che trovano riscontro anche nei dati forniti dall’Iss.

Il grafico mostra infatti, salvo alcune eccezioni, una correlazione positiva tra la percentuale di aborti farmacologici e la percentuale di Ivg condotte entro l’ottava settimana. Dove quindi è più alta la percentuale di donne che riescono ad accedere alla procedura a un’età gestazionale più bassa, cresce anche la quota di pazienti che evitano l’intervento chirurgico.

Al di là degli aspetti organizzativi, quali sono però le differenze sul piano clinico, soprattutto in termini di rischi per le pazienti? “L’aborto farmacologico risparmia tutti quelli correlati all’anestesia. Inoltre, pur trattandosi di un intervento minore, non è scevro dai potenziali rischi legati alla strumentazione”, prosegue la professoressa dell’Insubria. In altre parole, c’è la possiiblità, per quanto remota, che chi opera perfori l’utero. Il rischio più grande, “quantificabile tra l’1 e il 2% dei casi” è però che la procedura farmacologica fallisca. In questi casi, occorre ricorrere alla soluzione chirurgica.

Un tema di trasparenza

Come detto, i dati rilasciati dall’Istituto superiore di sanità non forniscono indicazioni rispetto al numero di medici e infermieri obiettori di coscienza. I quali, se presenti in maggioranza all’interno di un singolo ospedale, rendono nei fatti complesso per le donne accedere all’aborto. Nel libro inchiesta Mai dati. Dati aperti (sulla 194), perché sono nostri e perché ci servono per scegliere (Fandango libri), Chiara Lalli e Sonia Montegiove avevano raccolto i numeri degli obiettori di coscienza, un diritto riconosciuto dalla legge.

Numeri che dicevano che in 70 ospedali italiani, un quinto di quelli censiti nel dataset dell’Iss, almeno l’80% del personale sanitario esercitava il diritto all’obiezione di coscienza. Ora, questo dato non viene riportato dall’Istituto superiore di sanità. Ma se, come dice la professoressa Cromi, una delle ragioni per cui più difficilmente si ricorre all’Igv farmacologica è l’alta presenza di obiettori, in mancanza di dati precisi è verosimile pensare che ve ne siano in percentuale minore in quei centri dove è più alto il ricorso ai farmaci per interrompere una gravidanza. Ed è in questo senso che Wired ha realizzato un calcolatore che evidenza proprio questi numeri.

Un calcolatore con tutti i dati

Per consentire una più semplice esplorazione dei dati rilasciati dall’Istituto superiore di sanità, Wired ha appunto realizzato un calcolatore. Basta selezionare una provincia e questo tool visualizzerà l’elenco delle strutture che effettuano procedure di Ivg, il loro indirizzo, il numero di procedure condotte nel corso del 2023 e soprattutto la percentuale di quelle farmacologiche.

Sono diverse le parti di questo pezzo realizzate grazie all’intelligenza artificiale. Per pulire i dati, arricchirli con i nomi di province e regioni e per geolocalizzare gli indirizzi è stato impiegato ChatGPT-4o. I dati ed il relativo codice, il cui funzionamento è stato verificato con Claude 3.7 Sonnet, sono disponibili a questo link. Il calcolatore che mostra i dati relativi alle strutture che effettuano IVG è stato realizzato con Claude 3.7 Sonnet. Il file json che lo alimenta è stato generato con ChatGPT-4o. Il codice è disponibile a questo link.

Fonte : Wired