Alice Cooper racconta la lotta alle dipendenze: “Con il Golf ne ho sostituita una negativa con una positiva”

Alice Cooper ha confessato di aver avuto due grossi problemi di dipendenza nella sua lunga carriera da rockstar, iniziata nel 1969 a Phoenix, Arizona con la band che portava il suo nome con cui ha pubblicato sette album, prima di esordire come solista con il concept album Welcome to My Nightmare nel 1975. Prima l’alcol, che lo ha portato a diventare uno dei simboli della decadenza degli anni 70 con il gruppo di rockstar Hollywood Vampires (di cui facevano parte Harry Nilsson, Ringo Starr e Keith Moon) e adesso il golf. “È una via di fuga dal rock’n’roll. Quando siamo in tour io e io mio chitarrista andiamo a cercare un campo in qualsiasi posto ci troviamo. Ci svegliamo, facciamo nove buche e ci prepariamo per il concerto. Ho sostituito una dipendenza negativa con una positiva”.

Vincent Furnier ha iniziato nel 1969 a Phoenix, Arizona con la band Alice Cooper con cui ha pubblicato sette album, prima di esordire come solista con il concept album Welcome to My Nightmare nel 1975.

Come tutti i ragazzi della mia generazione ho iniziato fumando erba” ha raccontato, “Era una cosa normale per le rock band all’epoca. È stato addirittura Jimi Hendrix a farmi fumare una canna per la prima volta, quando io e i miei amici lo abbiamo seguito in albergo dopo un concerto. Però era illegale, e siccome non mi andava di farmi arrestare, ho iniziato a bere”.

Dopo aver creato l’estetica Shock Rock, ispirato generazioni di artisti con il suono, l’immaginario teatrale e l’idea di costruire personaggi, dal suo amico David Bowie ai Kiss a Marilyn Manson e aver pubblicato 22 album (l’ultimo è Road del 2023), Alice Cooper ha detto di aver realizzato che nella sua vita c’era qualcosa che mancava.

La musica non è così soddisfacente come la gente pensa. Avevo tutto: la più grande band del mondo, il successo, mia moglie ma mi mancava la cosa più importante, Gesù Cristo. Non era nella mia vita. Mi ha salvato dall’alcol”. Alice Cooper, che oggi ha 77 anni e dice di essere sobrio da oltre 40, ha spiegato la pericolosa spirale autodistruttiva in cui è caduto: “Usavo l’alcol come una medicina per affrontare gli impegni della vita da rockstar, ma facendo così lentamente scivoli nell’alcolismo e non te ne accorgi fino a quando è troppo tardi. Avevo sempre un drink in mano, mi sentivo come Dean Martin. Non sembrava avessi un problema: non ho mai saltato un concerto, quando recitavo non sbagliavo una battuta ma una mattina mi sono svegliato e ho vomitato sangue. Ho pensato: sto morendo”.

La soluzione è arrivata dalla fede ritrovata (suo padre Ether Mornoni Furier era un evangelista) ma anche dall’aiuto di uno psicologo: “Quando gli ho spiegato che non bevevo mai su palco mi ha detto: il problema non è Alice Cooper, sei tu. Mi si è accesa una luce”.

A 77 anni, Alice Cooper è contento di essere un’icona del rock, conduce uno show radiofonico cinque volte a settimana e continua ad andare in tour, come solista o con gli amici Johnny Depp e Joe Perry nella superband Hollywood Vampires. Ha ricordato anche la sua introduzione nella Rock and Roll Hall of Fame nel 2011: “Tutti quelli che non sono nella Rock and Roll Hall of Fame dicono che non gliene frega niente, ma in realtà è la cosa più grandiosa che ti possa accadere. Eravamo una garage band di Detroit che si è trovata nel posto giusto al momento giusto e alla fine era lì su quel palco, con Paul McCartney, Jeff Beck e Mick Jagger che ci applaudivano. Non conta quanti milioni di dischi hai venduto, è un riconoscimento: come hai contribuito alla storia del rock’n’roll? Hai fatto qualcosa che ha cambiato tutto? Io credo di sì”     

Fonte : Virgin Radio