Riciclo delle terre rare, i 4 progetti italiani che interessano all’Europa

I progetti strategici riguarderanno anche palladio, nichel, manganese, grafite: tutti utili per l’approvvigionamento di materie prime per le batterie elettriche.

L’Italia si presenta in pole position con 4 progetti per il riciclo delle terre rare, dislocati sul territorio nazionale. Ecco quali sono:

  1. Circular Materials: metalli preziosi estratti dalle acque reflue
  2. Solvay per il recupero del palladio
  3. Itelyum Regeneration per riciclare terre rare dai magneti
  4. A Portovesme l’hub per il recupero del litio

Circular Materials: metalli preziosi dalle acque reflue

Circular Materials srl, azienda di Padova, ha brevettato una tecnologia chiamata Swap (Supercritical water precipitation) che sfrutta le proprietà dell’acqua supercritica per trasformare rifiuti, non trattabili con tecniche tradizionali, in metalli strategici per la transizione energetica. Si parla di rame, nichel, stagno, cromo e altri materiali preziosi legati al ciclo del platino. La società ha già avviato un impianto a Padova e il prossimo anno intende avviare un secondo hub industriale, con l’ambizione di una capacità produttiva progettata per rispondere alle esigenze di smaltimento dell’industria nazionale. La grande particolarità del processo della tecnologia di Circular Materials è che ha un’efficienza superiore al 99%, evitando la dispersione nell’ambiente di risorse preziose e la produzione di fanghi tossici.

Solvay per il recupero del palladio

Si chiama Alpha Project il progetto che si propone di contribuire all’approvvigionamento di metalli del gruppo del platino, avviato da Solvay Chimica Italia. A Rosignano (Livorno) sorgerà un impianto che si occuperà del palladio, elemento chimico importante per tante lavorazioni, soprattutto nella produzione di acqua ossigenata come catalizzatore. Inoltre, la sua membrana può essere usata per creare idrogeno. Secondo l’azienda, il progetto mira a raggiungere il 100% di circolarità, ridurre i tempi e i costi di lavorazione, e così minimizzare le perdite di palladio.

Itelyum Regeneration per riciclare terre rare dai magneti

Nascerà nel cuore del Belpaese, a Ceccano in provincia di Frosinone, Inspiree, il primo impianto in Europa per la produzione di ossidi e carbonati di terre rare (neodimio, praseodimio e disprosio) da riciclo chimico di magneti permanenti esausti. Prima si opererà il disassemblaggio e quindi il recupero delle terre rare tramite la tecnica dell’idrometallurgia. Gli elementi saranno estratti da hard disk e motori elettrici a fine vita nel sito industriale di Itelyum Regeneration, l’azienda capofila dell’iniziativa. A regime, l’impianto di smontaggio potrà trattare 1.000 tonnellate all’anno di rotori elettrici e l’impianto idrometallurgico il doppio di magneti permanenti ottenuti da diverse fonti tra cui anche hard disk, piccoli e grandi motori elettrici con il conseguente recupero di circa 500 tonnellate all’anno di ossalati di REE. Si tratta di una quantità sufficiente al funzionamento di 1 milione di hard disk e lap top e di 10 milioni di magneti permanenti per applicazioni varie nel mondo elettrico dell’automotive.

A Portovesme l’hub per il recupero del litio

Il quarto progetto italiano insiste su uno dei materiali critici più ambiti, e anche per questo chiamato l’oro bianco: il litio. Obiettivo è creare un impianto per dare nuova vita alle batterie al litio esauste e ai refusi di produzione. Il progetto per le batterie che la Glencore intende realizzare nel suo sito a Portovesme, in Sardegna, è la creazione di uno dei più grandi hub d’Europa per il riciclo delle batterie, che a regime diventerà uno dei più grandi stabilimenti industriali di produzione circolare di materiali per le batterie elettriche di nuova generazione (litio, cobalto e nickel), con una capacità di materiali equivalenti a una produzione di 600mila veicoli elettrici all’anno. Appena approvato dalla Commissione europea, il progetto è finito nel mirino di alcuni parlamentari sardi che hanno chiesto rassicurazioni sugli impatti ambientali e sulla conservazione delle linee produttive di piombo e zinco, che assorbono tanti lavoratori. In attesa di possibili specifiche, il progetto di Portovesme rimane il quarto tassello prezioso nella risposta italiana alla sfida posta dagli obiettivi ambiziosi del Crma.

Fonte : Wired