Più data center nel Sud Italia. Se la concentrazione di data center in Italia al momento vede la Lombardia, soprattutto il Milanese davanti a tutti, si è aperta la caccia ai cosiddetti “oceani blu”, aree dove la concorrenza è meno forte e dove potenzialmente le opportunità non sono state ancora scandagliate. A spiegarlo, nella cornice della nuova sede italiana, è Emmanuel Becker, ad di Mediterra, azienda che costruisce data center regionali in città digitalmente strategiche del sud Europa, e che ha intenzione di investire 250 milioni di euro in Italia nei prossimi due anni (100 nel Centro-Nord Italia e 150 anche al Sud). “Pensiamo che l’Italia non sia fatta solo da due città, Milano e Roma”, ha detto. “Vogliamo dare la possibilità a tutti di avere accesso al digitale. Questo è un paese che ha una grossa fetta di Pil legato alla produzione, che lavora molto sull’export e che ha bisogno di avere dei collegamenti privilegiati con i suoi mercati. Si tratta di attività produttive che non sono solo a Milano ma su tutto il territorio nazionale”.
Così il primo investimento nel nostro paese è stato l’acquisizione a Roma, nel Tecnopolo Tiburtino, di Cloud Europe, un data center green di livello Tier IV, progettato per operare a basso impatto ambientale e alimentato da energia rinnovabile. Un data center Tier IV risponde a criteri particolarmente rigidi in termini di sicurezza. I lavori di riqualificazione, per un investimento complessivo di 80 milioni di euro, saranno ultimati nel 2025. “Anche nei progetti sui prossimi investimenti italiani sui quali stiamo lavorando, non consumiamo altro suolo ma interveniamo sull’esistente, creando un beneficio per la comunità, per diventare anche un importante volano per l’economia di quel territorio” precisa Alessandro Mussari, senior principal di Dws infrastructure investments, che gestisce il fondo istituzionale Peif III (Pan-European infrastructure III) che sta dietro all’azienda.
Data center su tutto il territorio italiano?
“Attualmente in Italia ci sono tanti Ced (Centri di elaborazione dei dati, ndr), spesso di proprietà di un’impresa, presenti nei suoi spazi per gestire la sua informatica. Strutture, però, di fatto isolate e spesso non efficienti a livello energetico – aggiunge Becker –. Noi vogliamo aiutare questi Ced a riconcentrarsi su dei centri nodali regionali forti, efficienti e sicuri, creando degli ecosistemi dove sarà possibile anche collegarsi tra loro”.
La mission di Mediterra è quella di sviluppare una piattaforma di data center completa e service-oriented nei paesi del bacino del Mediterraneo, inclusa la Penisola. Tutto si muove, secondo i dirigenti della società, nella prospettiva di dare nuove opportunità agli utenti che hanno l’esigenza di accedere al mondo del cloud o dell’AI, ma che non risiedono nelle cosiddette città Flap-like (acronimo che raccoglie Francoforte, Londra, Amsterdam, Parigi, cui si aggiunge l’irlandese Dublino). “Ora speriamo che la regolamentazione del settore, nata per evitare gli abusi che possono crearsi quando una fetta di mercato è in forte crescita, non si traduca in un eccesso di burocrazia, che potrebbe rallentare gli investimenti. Il mercato del digital si trasforma molto rapidamente, e una burocrazia che crea un freno può voler dire perdere la sfida con altri paesi”, riprende Becker.
Distribuire i data center sul territorio ha non solo il senso di diminuire la latenza (operazione fondamentale per applicazioni come la guida autonoma) ma anche quello di non sovraccaricare certi distretti. Perchè i data center sono indispensabili, certo, ma generano poca occupazione sul territorio in cui sono insediati mentre comportano grandi consumi in termini di risorse elettriche e di acqua. Renderli sostenibili, e fare un uso moderato dell’intelligenza artificiale sarà tra le sfide più difficili dei prossimi anni. Una partita che tutti i paesi dovranno imparare a giocare, e a vincere.
Fonte : Wired