Chi è Steve Witkoff, l’inviato di Trump che tratta con Putin

Continuano i negoziati tra Usa e Russia sulla guerra in Ucraina. Steve Witkoff, amico di lunga data e consigliere fidato del presidente Trump ora incaricato della diplomazia con Mosca, ha incontrato venerdì scorso Vladimir Putin a San Pietroburgo. È il terzo faccia a faccia in tre mesi tra i due. Il colloquio è durato quasi cinque ore e ha affrontato la questione dei cinque territori contesi: Crimea, annessa dalla Russia nel 2014, e le regioni di Donetsk, Lugansk, Zaporizhzhia e Kherson, sotto parziale controllo russo. A Fox News, Witkoff ha riferito che Putin sarebbe interessato a una pace permanente, non solo a un cessate il fuoco. Il ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov, in un’intervista al quotidiano Kommersant, ha però frenato gli entusiasmi, sottolineando le difficoltà nel concordare gli elementi chiave di un accordo, pur riconoscendo a Washington il merito di approfondire il problema, a differenza dell’Europa. Il Cremlino non esclude una telefonata tra Trump e Putin come seguito alla visita.

Il magnate immobiliare che guida la diplomazia americana

Steve Witkoff ha fatto fortuna nel settore immobiliare prima di entrare nel mondo della diplomazia. Nato nel 1957 nel Bronx, ha iniziato come avvocato specializzato in diritto immobiliare. Nel 1997 ha fondato il Witkoff Group, acquisendo edifici prestigiosi a Manhattan come il Woolworth Building (138 milioni di dollari) e il Park Lane Hotel (660 milioni). Forbes nel 2025 ha stimato il suo patrimonio a circa 2 miliardi di dollari. Ha investito anche a Chicago, Dallas e Filadelfia, costruendo un impero di proprietà commerciali e residenziali.

Lo stesso Witkoff, durante una sua testimonianza al processo per frode civile contro Trump nel 2023, ha narrato l’insolito primo incontro con il magnate negli anni Ottanta: da giovane avvocato di Dreyer & Traub, pagò un panino a Trump, cliente dello studio rimasto senza contanti in una tavola calda newyorkese. A distanza di anni il rapporto tra i due si è consolidato, tra partite a golf e frequentazioni negli ambienti d’affari, fino a trasformarsi in un solido legame politico. Witkoff è diventato un sostenitore finanziario delle campagne elettorali di Trump e, durante la sua prima presidenza, ha fatto parte del gruppo incaricato di affrontare le conseguenze economiche della pandemia. La sua visibilità politica è cresciuta ulteriormente nel 2024, dopo il suo intervento alla Convention Repubblicana e un ruolo attivo nella macchina organizzativa della campagna. Dopo la vittoria elettorale, Trump lo ha nominato co-presidente del Comitato per l’inaugurazione e, il 12 novembre 2024, inviato speciale per il Medio Oriente, incarico che non ha richiesto la conferma del Senato e che rapidamente è stato esteso anche alla gestione dei rapporti diplomatici con la Russia.

Da Gaza all’Ucraina: la diplomazia di Witkoff

Il debutto diplomatico di Witkoff è avvenuto proprio con i negoziati per Gaza, prima ancora che Trump si insediasse. In quella occasione ha avuto un ruolo nella mediazione che ha portato alla tregua di sei settimane e al rilascio di ostaggi israeliani da parte di Hamas, in cambio della liberazione di detenuti palestinesi da parte di Israele. Ha lavorato a stretto contatto con Brett McGurk, inviato dell’amministrazione Biden, e con il primo ministro del Qatar. Dopo il fallimento dell’accordo per il cessate il fuoco tra Israele e Hamas, il diplomatico ha presentato un’iniziativa per prolungare la cessazione delle ostilità — il cosiddetto “piano Witkoff” — che tuttavia non si è mai concretizzato. A marzo 2025, Witkoff ha accusato Hamas di aver interrotto i negoziati, rifiutando la proposta di estensione della tregua. Il 29 gennaio era entrato personalmente nella Striscia di Gaza per monitorare l’attuazione dell’accordo: una visita insolita per un funzionario statunitense.

I primi contatti con Mosca, invece, risalgono a febbraio. Witkoff si è recato in Russia per negoziare la liberazione di Marc Fogel, un insegnante americano detenuto dal 2021 per possesso di cannabis medica, poi rilasciato in cambio di Alexander Vinnik, esperto russo di criptovalute accusato di riciclaggio. In quell’occasione ha avviato relazioni dirette con Vladimir Putin e con Kirill Dmitriev, direttore del Fondo russo per gli investimenti diretti. Il 18 febbraio, la diplomazia americana ha compiuto un ulteriore passo con l’incontro a Riyad tra il Segretario di Stato Marco Rubio e il ministro degli Esteri Sergey Lavrov. Witkoff ha partecipato al vertice insieme al consigliere per la Sicurezza Nazionale Michael Waltz.

Le posizioni di Witkoff sul conflitto hanno sollevato critiche: in un’intervista del 21 marzo al podcaster Tucker Carlson, l’inviato speciale ha definito Putin “un grande” e “super intelligente“, affermando di non considerarlo “un cattivo”. Ha anche sostenuto che l’invasione russa “non è stata necessariamente” iniziata da Mosca, che la Nato avrebbe avuto un ruolo significativo nel provocare il conflitto e che la maggioranza degli ucraini orientali vorrebbe vivere sotto il dominio russo. Nonostante le polemiche, Witkoff mantiene la fiducia di Trump come principale interlocutore con il Cremlino.

Fonte : Wired