La morte di un pianeta può avvenire in diversi modi. Può essere inghiottito dalla sua stella oppure può farlo in un altro modo completamente nuovo: può, in sostanza, caderci dentro. A riferirlo è stato un team di ricerca guidato dal NOIRLab della National Science Foundation degli Stati Uniti che, riesaminando alcuni dati arrivati dal James Webb Space Telescope (Jswt) della Nasa, ha osservato per la prima volta il suicidio di un pianeta. I risultati, ancora preliminari, sono stati pubblicati sulla rivista The Astrophysical Journal.
La morte dei pianeti
Finora gli esperti credevano che fosse la stella a inghiottire i suoi pianeti. In questo processo: giunta alla fine del suo ciclo vitale la stella inizia a bruciare e a espandersi, gonfiandosi anche centinaia di volte le sue dimensioni e diventando quella che chiamiamo una gigante rossa. La nube rovente di plasma, quindi, arriva fino a tutti i suoi pianeti, inghiottendoli. Ed è proprio quello che si prevede possa accadere nel nostro Sistema solare. Tra circa 5 miliardi di anni, il Sole si espanderà verso l’esterno nella sua fase di gigante rossa e potrebbe inghiottire i pianeti più interni, ossia Mercurio e Venere, e forse anche la Terra.
La stella e il pianeta
Nel nuovo studio, i ricercatori si sono concentrati su una stella che si trova nella Via Lattea a 12 mila anni luce di distanza da noi e che aveva attirato l’attenzione degli astrofisici nel 2023, quando le analisi condotte a quel tempo suggerivano che avesse inghiottito un pianeta durante la sua morte. La stella era leggermente più rossa e meno luminosa del Sole, con una massa di circa il 70% di quella della nostra stella. Il pianeta, invece, aveva un’orbita molto stretta intorno alla stella, minore di quella di Mercurio intorno al Sole. “Riteniamo che probabilmente dovesse essere un pianeta gigante, almeno con una massa di qualche volta superiore a quella di Giove”, ha precisato a Reuters il co-autore Morgan MacLeod.
Il suicidio di un pianeta
Riproponendo i dati al potente Jwst, il team si è accorto che non era la stella ad aver raggiunto il pianeta, ma era stato proprio lui ad avvicinarcisi, fino a caderci dentro. Dalle analisi, infatti, è emerso che la stella era troppo giovane per trovarsi nello stadio di gigante rossa, suggerendo quindi che non avrebbe potuto espandersi a tal punto da avvolgere il pianeta, ma che si sarebbe trattato di un vero e proprio suicidio di un pianeta. Secondo la ricostruzione dei ricercatori, l’orbita del pianeta si è gradualmente deteriorata nel corso di milioni di anni a causa della sua interazione gravitazionale con la stella, restringendosi fino al punto in cui l’impatto con l’atmosfera stellare ha fatto precipitare il pianeta sempre più rapidamente verso il suo interno. Durante questa spirale mortale, il pianeta è stato privato dei suoi strati gassosi esterni, mentre l’espulsione del gas stellare ha dato “origine alla luce che vediamo e al gas, alla polvere e alle molecole che ora circondano la stella”, ha spiegato MacLeod. “In questo caso, abbiamo visto come la caduta del pianeta abbia influenzato la stella, ma non sappiamo con certezza cosa sia successo al pianeta. Non possiamo andare in laboratorio e far scontrare una stella e un pianeta, ma possiamo provare a ricostruire cosa è successo con modelli al computer”.
Fonte : Wired