Si chiama RoboCake, ed è la prima torta (nuziale) robotica edibile. L’hanno sfornata, in occasione dell’Expo 2025, i ricercatori dell’Istituto Italiano di Tecnologia e della Scuola Politecnica Federale di Losanna, insieme a pasticceri e scienziati degli alimenti della École hôtelière de Lausanne (Svizzera). La RoboCake è stata infatti scelta per essere esibita presso il Padiglione Svizzero dell’Expo 2025 di Osaka (Giappone). Si tratta, spiegano dall’Iit, di un modo innovativo e creativo per mostrare i progressi compiuti nell’ambito del progetto RoboFood, mirato allo sviluppo di una nuova generazione di robot edibili e di alimenti intelligenti.
Che aspetto (e che sapore) ha la RoboCake?
La RoboCake ha l’aspetto di una torta nuziale addobbata da due orsetti robotici gommosi e da batterie edibili al cioccolato fondente che alimentano le candeline. Gli orsetti (al gusto di melograno) sono stati creati dai ricercatori del Laboratorio di Sistemi Intelligenti (Lis) dell’Epfl. “Sono fatti di gelatina, sciroppo e coloranti”, racconta Bokeon Kwak, ricercatore del Lis. “Sono animati da un sistema pneumatico interno: quando viene iniettata aria attraverso percorsi dedicati, le teste e le braccia si muovono”.
Il gruppo di ricerca dell’Iit coordinato da Mario Caironi ha invece sviluppato la prima batteria ricaricabile commestibile al mondo, realizzata con vitamina B2, quercetina, carbone attivo e un tocco gourmet di cioccolato, che nel 2023 era stata scelta dal Time come una delle migliori invenzioni dell’anno. “Queste batterie, sicure per il consumo, possono essere utilizzate per accendere le candele Led sulla torta”, spiega Valerio Galli, studente di dottorato presso Iit. “Il primo sapore che percepisci quando le mangi è il cioccolato fondente, seguito da un sorprendente tocco acidulo di pochi secondi, dovuto all’elettrolita commestibile all’interno”.
A cosa servono i robot commestibili?
RoboFood è un progetto di ricerca quadriennale lanciato nel 2021 e finanziato dall’Unione Europea, che riunisce scienziati non solo dell’Epfl e dell’Iit, ma anche dell’Università di Bristol (Regno Unito) e dell’Università di Wageningen (Paesi Bassi). L’idea è appunto quella di far incontrare la scienza degli alimenti con la robotica. Ma a quale scopo? Secondo Dario Floreano, responsabile del Lis e coordinatore del progetto RoboFood, la fusione fra questi due mondi apparentemente così lontani potrebbe offrire diversi vantaggi: “I robot edibili potrebbero essere usati per consegnare cibo in aree a rischio, somministrare in modo innovativo farmaci a persone che hanno difficoltà a deglutire o ad animali, o anche per monitorare il cibo e la sua freschezza utilizzando sensori che possono essere mangiati”, racconta.
E, perché no, i robot commestibili potrebbero anche offrire nuove esperienze gastronomiche “interattive e deliziose”, prosegue Floreano. Addolcite, è proprio il caso di dire, dalla maestria degli esperti di alimentazione e dai pasticceri dell’Ehl.
Fonte : Wired