Elezioni presidenziali in Ecuador, chi è Daniel Noboa, rieletto tra accuse di brogli e proteste

Elezioni presidenziali in Ecuador, si è appena conclusa una delle tornate presidenziali più tese degli ultimi anni. Daniel Noboa, 37 anni, presidente uscente e figlio di uno degli imprenditori più ricchi del paese, è stato riconfermato per un nuovo mandato di quattro anni superando la sfidante Luisa González. Un esito che ha colto di sorpresa gli esperti: i sondaggi, infatti, prevedevano un testa a testa, dato che al primo turno la differenza era stata minima e nessun evento politico significativo è intervenuto a giustificare un così marcato spostamento di consensi. Questo risultato arriva in un momento particolarmente delicato per il paese sudamericano, che negli ultimi anni è passato dall’essere uno degli stati più pacifici dell’America Latina a quello con il più alto tasso di omicidi della regione, a causa dell’espansione delle organizzazioni criminali legate al narcotraffico.

La guerra al narcotraffico nelle elezioni presidenziali in Ecuador

Daniel Noboa non è un politico di lungo corso. Figlio del magnate Álvaro Noboa, proprietario del più grande gruppo di esportazione di banane dell’Ecuador, è entrato in politica relativamente tardi, costruendo rapidamente una carriera che lo ha portato a diventare, nell’ottobre 2023, il presidente più giovane nella storia del paese. La sua ascesa è avvenuta in seguito alle dimissioni del suo predecessore, Guillermo Lasso, che aveva sciolto il Congresso per evitare un procedimento di impeachment, aprendo la strada a elezioni anticipate che Noboa vinse contro la stessa González, ma con un margine molto più risicato.

Durante il suo breve primo mandato, Noboa ha adottato un approccio di linea dura contro le bande criminali, promulgando nel gennaio 2024 la dichiarazione di “conflitto armato interno“, misura d’emergenza che ha militarizzato strade e carceri. Questa strategia, ispirata a quella adottata dal presidente Nayib Bukele in El Salvador, ha inizialmente portato a una riduzione degli omicidi e alla cattura di alcuni capi criminali, ma è stata anche accompagnata da accuse di violazioni dei diritti umani, detenzioni di massa in condizioni inumane e persino di esecuzioni extragiudiziali. Nonostante le critiche, questa politica securitaria è stata percepita positivamente da molti elettori, stanchi dell’escalation di violenza che ha colpito il paese negli ultimi anni. In campo economico, Noboa rappresenta posizioni liberiste e conservatrici. A capo del partito Azione democratica nazionale, sostiene la riduzione dell’intervento statale, la promozione dell’iniziativa privata e il taglio della spesa pubblica. Durante la sua presidenza, tuttavia, l’Ecuador ha affrontato una grave crisi energetica con blackout programmati fino a 14 ore, un Pil in contrazione e un aumento dei livelli di povertà.

Durante la campagna elettorale, Noboa ha espresso l’intenzione di avvicinare l’Ecuador agli Stati Uniti e, in particolare, al presidente Donald Trump, adottando misure in linea con le sue posizioni politiche. Tra queste, spiccano l’imposizione di dazi del 27% sulle importazioni provenienti dal Messico — una mossa che richiama le politiche protezionistiche dell’ex presidente statunitense — e la revoca di un decreto che garantiva l’amnistia ai migranti venezuelani irregolari presenti nel paese.

La contestazione del voto

La sfidante sconfitta, Luisa González, non è una figura politica isolata, ma rappresenta l’eredità di Rafael Correa, presidente dell’Ecuador dal 2007 al 2017, considerato uno dei leader della cosiddetta “onda rosa” di governi progressisti in America Latina. Il divario tra i risultati del primo turno di febbraio, quando Noboa superò González per soli 16.746 voti (0,17%), e quelli del ballottaggio di domenica, con un distacco di oltre un milione di preferenze, ha alimentato le accuse di irregolarità da parte della candidata sconfitta. In secondo luogo, González ha puntato il dito contro la posizione di vantaggio di Noboa, che non ha rispettato l’obbligo di dimettersi dalla carica presidenziale durante la campagna elettorale, come invece previsto dalla legislazione ecuadoriana. Questa presunta violazione avrebbe consentito a Noboa di utilizzare le risorse e la visibilità della presidenza per influenzare il voto. In fine, la decisione di Noboa di firmare un decreto di emergenza appena 24 ore prima delle elezioni, limitando il diritto di assemblea, è stata interpretata come un tentativo di ostacolare potenziali proteste post-elettorali.

González ha contestato i risultati del voto, definendo l’intera elezione una “frode enorme” e promuovendo proteste di piazza, tuttora in corso. Gli osservatori internazionali dell’Unione Europea e degli Stati Americani, presenti durante le operazioni di voto, hanno parlato di un clima di “normalità” durante le elezioni, pur precisando che i loro rapporti ufficiali devono ancora essere pubblicati.

Fonte : Wired