Mario Vargas Llosa, i libri più significativi dello scrittore premio Nobel scomparso oggi

È morto all’età di 89 anni Mario Vargas Llosa, lo scrittore peruviano insignito del premio Nobel per la letteratura nel 2010. Ad annunciarlo, con un post pubblicato sui social, sono stati i tre figli Álvaro, Gonzalo e Morgana Vargas Llosa. Nato a Arequipa, nel sud del Perù, nel 1936, fin da giovanissimo si è imposto grazie ai suoi libri vivaci, forti e taglienti in cui denunciava la corruzione e i compromessi morali del suo paese, aggiungendosi al novero della cosiddetta boom generation latinoamericana degli anni Sessanta, che annoverava talenti come Gabriel García Márquez in Colombia, Julio Cortázar in Argentina e Isabella Allende in Cile.

A partire dai primi successi letterari, come La città e i cani del 1963 e La casa verde del 1966, ha pubblicato una copiosa produzione letteraria che comprende romanzi, saggi, articoli e spettacoli teatrali, spesso assecondando le proprie visioni morali e politiche: vicino in gioventù al comunismo e a figure come Fidel Castro, si è poi spostato più su posizioni liberali e di destra, tanto da dirsi ammiratore di Margaret Thatcher e correre per la presidenza peruviana con il Frente Democrático nel 1990, ma venendo battuto da Alberto Fujimori (da allora si è trasferito in Spagna). Fino all’ultimo nelle sue opere Mario Vargas Llosa prendeva spunto da episodi della propria biografia per trasformarli in spunti letterari, spessi immersi in trame ammantate di crudo realismo, sensualità sfuggente e acuta disillusione. Ecco alcuni dei libri più significativi per conoscerlo:

La città e i cani (1963)

La città e i cani è il romanzo autobiografico con cui Vargas Llosa s’impone all’attenzione del mondo e si attira anche le ire dei militari peruviani: il protagonista, specchio dell’autore, studia Collegio Leoncio Prado di Lima, gestito dai militari con disciplina rigidissima, un microcosmo che diventa lo specchio di un intero paese brutalizzato, in cui, riconosce il grande scrittore, “la violenza è esteriore, epidermica”.

Conversazione nella Cattedrale (1970)

Tra i romanzi più famosi di quest’autore, Conversazione nella Cattedrale è una critica alla dittatura peruviana sotto Manuel A. Odría negli anni Cinquanta. Un giornalista si reca in canile per recuperare il cagnolino sottratto alla moglie e lì incontra il giovane Ambrosio: i due decidono di bere una birra nel vicino bar chiamato La Catedral: ne parte un confronto che diventa un affresco storico creato dalla giustapposizione di diverse scene rapidamente affiancate.

La guerra alla fine del mondo (1981)

La guerra della fine del mondo è un romanzo storico che rielabora in modo fantasiosi alcuni eventi avvenuti alla fine dell’Ottocento in Brasile, noti come la guerra di Canudos, e incentrati sulla mirabolante figura di Pedro Camacho, il “Balzac creolo” che è inesausto creatore di trame melodrammatiche e truculente per attirare l’attenzione dei suoi radioascoltatori. Ad ascoltarlo anche un giovane Mario, lontano contraltare dell’autore, rapito e curioso da queste invenzioni singolari.

Avventure della ragazza cattiva (2006)

Romanzo autobiografico, Avventure della ragazza cattiva segue Varga Llosa nei suoi giri intorno al mondo (a Lima negli anni Cinquanta, a Parigi nei Sessanta, e poi a Londra, Madrid e ancora in Perù) raccontando al contempo una travagliata storia d’amore, chiaramente ispirata a Madame Bovary, una delle “ossessioni” letterarie di questo autore.

Elogio della lettura e della finzione (2011)

“Leggere è protestare contro le ingiustizie della vita, così come scrivere” è una delle considerazioni chiave che lo scrittore regala in questa riflessione che è il discorso pronunciato alla cerimonia di premiazione del Nobel per la Letteratura nel 2010. Tra memorie personale e considerazioni universali, ecco un Elogio della parola scritta e letta, la storia incantata di un bambino curioso che va incontro al suo destino di impegno intellettuale e civile.

Tempi duri (Einaudi, 2020)

Una delle ultime opere fondamentali di Mario Vargas Llosa, **Tempi duri **ricostruisce le malefatte della Cia e delle industrie nordamericane in Guatemala negli anni Cinquanta. In mezzo alle macchinazioni neocoloniali che vedono gli Stati Uniti manipolare la politica sudamericana, emerge il personaggio simbolico ed eccentrico di Marta, un’appassionata di politica e in particolare di dittatori, che riscrive i confini tra verità storica e libertà letteraria.

Fonte : Wired