Nenia ad Ambra è il più recente tassello di Postcards from Naples, il nuovo Ep di Alessandra Tumolillo in uscita prossimamente: un viaggio tra i colori, i profumi e le melodie di una città senza tempo riproposte dalla cantautrice partenopea in un’inedita veste chitarra-voce. Alessandra è una artista unica e speciale, è lei, con la sua freschezza e la sua anima bella, la vera cartolina di Napoli nel mondo. A giugno diventerà mamma e per la sua bimba ha già scritto una ninna ninna. Ha ragione, Alessandra, quando dice che la musica napoletana è riconosciuta in tutto il mondo ma per farla amare occorre essere speciali. E lei lo è.
Alessandra partiamo dalla fine e dal futuro, quindi dai singoli che stai rilasciando e che anticipano il disco, Postcard from Naples. Al di là di quello che ho ascoltato cosa puoi anticiparmi? E perché un titolo in inglese?
L’idea del titolo in inglese è per ampliare le possibilità del progetto a un pubblico estero: la musica napoletana è riconosciuta in tutto il mondo e magari potrebbe esserci un secondo volume. Il filo conduttore è chitarra e voce, le sorprese ci saranno sulla scelta dei brani con un terzo inedito.
Nenia ad Ambra è il tuo singolo più recente: che storia ha? So che è una dedica a tua nipote.
Mi emozionava immaginare cosa oggi avrebbe scritto Roberto Murolo e ho pensato a una ninna nanna amorosa, quindi Murolo a livello stilistico mentre a livello testuale mi sono ispirata a Eduardo con parole anche arcaiche come calimma, che significa e appare in Natale in Casa Cupiello, o bisola che vuol dire pupilla. Volevo un sapore antico, Ambra aveva un anno e forse ho sempre avuto un senso di maternità (a giugno Alessandra diventerà mamma, ndr), è venuta da sé. L’idea della nenia me la ha data mia madre, una cantilena ribaltata in accezione positiva.
L’ambra, per la mitologia greca, sono lacrime solidificate dal sole: oggi quanto è importante piangere?
Vivo un dualismo: sono molto orgogliosa e mi viene difficile ammettere che sono triste però poi ci piango sempre. Su Nenia ad Ambra ti confesso che ci ho pianto.
Nel testo canti “dispettose è sta gelusia”: cosa è la gelosia nella stagione dell’amore liquido?
L’ego se è grande e abbinato alla gelosia può portare a conseguenze negative, pensa a quanti femminicidi assistiamo. Per me è sano e normale da provare come sentimento. L’importante è mettere la primo posto il bene dell’altra persona, è quello che conta, io sarò gelosa per sempre ma so domarla.
Cosa è rimasto oggi dell’Alessandra di Nun Fa male? Una Alessandra ferita ma combattente.
C’è una rabbia latente che ho saputo tenere a bada perché ho accettato…l’accettazione delle emozioni. La rabbia la accetto ma in solitudine,
Reginella è la storia di un amore un amore perduto: come hai coniugato la melanconia di Roberto Murolo con la tua? Due epoche ma un sentimento comune.
Quel pezzo celebra l’amore con un sottofondo di melanconia, mi appartiene per le radici e il passato, i miei genitori mi hanno fatto assorbire questa energia. Da musicista sono affezionata alle melodia che talvolta può essere più forte di un testo.
Luna Nuova non è solo una canzone nella tua interpretazione, vai oltre Salvatore Di Giacomo e la trasformi in una saga famigliare: come si fa rendere attuale un testo del 1969?
Ogni volta che lo ho ascoltato ha preso la mia personalità e la ha modificata. E’ un testo poetico e antichissimo ma associarlo alla voce materna di mia madre nella versione di Dulce Pontes è speciale, la ho apprezzata in un secondo tempo. Presenta una difficoltà interpretativa perché la melodia respira molto, è una challenge interpretarla. Grazie a lei si spera di poter rivivere quella Napoli semplice che oggi è rara da trovare ed è speciale per questo.
Uno dei tuoi talenti più grandi sta nel sapere prendere il passato e traghettarlo nella contemporaneità: cito per tutte Si t o ssapesse dicere che è una poesia di Eduardo: hai la percezione del valore anche didattico della tua musica?
E’ sempre il mio scopo, rispecchia la mia vita: mai ho abbandonato una crescita ed è grazie al mio mentore in Conservatorio, Pietro Condorelli, se ho i piedi per terra. C’è la voglia di ritornare bambini ma anche di fare scoprire cose che oggi non si sentono. E’ musicata da Antonio Sinagra che nella vita ha fatto di tutto tra cui musicare Eduardo in Pensieri Miei, con mio padre al violino: io non c’ero ancora ma la mia anima già fluttuava.
Tu sei del segno della Vergine: puntuale, razionale, attento. Ma camera tua è ordinata o lì regna la libertà totale? E c’è u capo di abbigliamento cui non sai dire no?
Le giacche oversize che sono le maschere della mia insicurezza. Io sono disordinata ma precisa. C’è il contrastato con lo scorpione come ascendete e si torna al dualismo di cui abbiamo già parlato. Nel mio disordine c’è la giusta ispirazione.
Il Cammino si apre con “credo ancora nelle fate”: tu ci credi?
Credo di avere i nonni come angeli custodi, li ritrovo spesso in tutto, sono stati i primi a credere nelle mie capacità artistiche. Mettevo, da piccolina, le mani sul piano a casa e mio nonno mi ha predetto il Conservatorio.
Cosa ti ha ispirato di Carina di Fred Buscaglione per farne una tua versione?
Per un periodo mi piaceva modificare a livello di arrangiamento i brani con una melodia forte e ricercavo le canzoni più belle italiane per unirle a una mia interpretazione. E’ un genere r’n’b che poi ci si declina in altri generi.
L’Alessandra italiana di Pic Nic, Dentrificio e Preghiere in questa fase è in letargo?
Sto lavorando un progetto in italiano, ne parleremo prossimamente.
Hai studiato a Boston e a Milano, quanto queste esperienze hanno contribuito alla tua formazione artistica?
Gli incontri, le persone e le loro esperienze, questo mi ha portato più grinta nello studio e nella crescita, soprattutto in America, è bello confrontarsi con persone nuove. Berkley è stata l’esperienza più importante, lì ho perfezionato la chitarra jazz.
Per tua figlia hai una ninna nanna scritta da te o ti affidi a qualcosa della tradizione napoletana?
Già scritta e un giorno la pubblicherò. Ma lei, pur essendo ancora nel mio ventre, la ha già ascoltata abbastanza
Parlami dei tuoi incontri collettivi online?
De visu con dei ragazzi ho tenuto a Milano una prima masterclass con NAM, l’Ente di Formazione Musicale: è stato fantastico, occhi negli occhi e orecchie condivise. Alcuni venivano anche da lontano, erano curiosi e io avevo la libertà di spaziare non solo tra brani e armonia ma anche in un approccio creativo. Ora voglio continuare online essendo incinta.
Che accadrà nelle prossime settimane della tua vita artistica?
L’album uscirà entro l’anno, altri brani arriveranno prima proprio come le cartoline quando meno te lo aspetti. Ci sarà una cadenza mensile per affezione.
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