Strage di civili: la mancata condanna di Matteo Salvini e Giuseppe Conte

Il giorno della nuova liberazione per l’Europa sarà quando Vladimir Putin farà la stessa fine di Osama Bin Laden, Benito Mussolini, Nicolae Ceausescu, Muhammar Gheddafi. Oppure quella fai-da-te di Adolf Hitler, vigliaccamente morto da suicida. C’è sempre un ultimo giorno nella carriera di criminali e tiranni: prima o poi qualcuno li ripaga dello stesso sangue che hanno diffuso nel mondo. Ieri, domenica delle Palme e dell’ulivo, l’assassino che si è impossessato del Cremlino e della Russia, a capo di un esercito di assassini, ha voluto replicare il suo messaggio di morte riassumendo in sé i ruoli di Bin Laden e Mussolini: terrorista e criminale di guerra.

Il ruolo di Vladimir Putin: terrorista e criminale di guerra

Non può avere altre definizioni l’attacco sui civili e sui bambini nella città ucraina di Sumy: due missili ipersonici Iskander sparati sugli inermi abitanti, già provati da oltre tre anni di guerra. Le scene, che potete vedere nelle immagini che il nostro collega Ivan Compasso ha raccolto direttamente dal collettivo di videomaker ucraini Kordon Media, ricordano altre piazze europee colpite dal terrorismo: Nizza 2016, Parigi 2015, Londra 2005, Madrid 2004. Ma in queste ore non abbiamo sentito nemmeno una dichiarazione di condanna di Giuseppe Conte e Matteo Salvini. Né dal popolo 5Stelle, i cui parlamentari vogliono invitare l’ambasciatore russo in Senato. Né dalla Lega.

Una delle vittime della strage di Sumy (foto Kordon Media)

Il bilancio di ieri: Vladimir Putin ha ucciso a sangue freddo 34 persone e ne ha ferite 117. Eppure questo attacco terroristico dal cielo non ha attirato la stessa indignazione di tutti gli altri fatti di sangue che hanno colpito l’Occidente. Nello stesso momento in cui scrivo, in prima serata, il Corriere della Sera pubblica la notizia sulla “Strage della domenica delle palme” al sesto posto nella sua homepage. La precedono: il Gp di Formula 1 in Bahrain, la guerriglia al derby Lazio-Roma, il video della sassaiola, l’arrivo degli agenti in tenuta antisommossa e perfino i poliziotti a cavallo nei “pressi di Ponte Milvio”

Il massacro: sesta notizia in Italia, quattordicesima negli Usa

Anche su Repubblica la strage di civili a Sumy è al sesto posto. Precedono il motogp in Qatar, la Formula 1, Como-Torino, Van der Poel alla Parigi-Roubaix, la borraccia lanciata da un tifoso contro il ciclista. Sul Fatto Quotidiano alle 18.33 è il secondo titolo sotto gli scontri al derby di Roma. Sul Messaggero è il quarto. Soltanto sul Giornale di Alessandro Sallusti, come su Today.it, è la prima notizia.

Uno dei giocattoli nel luogo della strage (foto Kordon Media)

Sul New York Times il titolo sul massacro è addirittura al quattordicesimo posto. Sul Washington Post il fatto è tra i titolini di spalla. La forza di Vladimir Putin, dopo l’elezione di Donald Trump, è proprio questa: non essere più un’emergenza. Nemmeno negli Usa. Dagli eccidi di Bucha e Kramatorsk, fosse comuni e missili dal cielo, il mondo libero si è dimenticato che il killer di Mosca ha fatto più vittime civili dei terroristi di Al Qaeda. E oggi può addirittura contare sulla negazione dei fatti con cui Trump e il suo vice James Vance lo hanno riammesso al tavolo del dialogo. Senza pretendere nulla in cambio. Lasciando totale campo aperto al suo di dialogo: uccidere.

Dove ci porta la nuova tecnocrazia americana di Trump

“Mosca ha superato la decenza”, dice ora l’inviato americano per l’Ucraina, Keith Kellogg. Ma aggiunge un commento che raggela: “Come ex leader militare, capisco gli obiettivi ma questo è sbagliato”. Come se ci fosse qualcosa da capire dopo due missili sparati sulla gente. Kellogg è poi lo stesso che propone di dividere l’Ucraina come la Germania di Hitler dopo la Seconda guerra mondiale. Come se l’invasore fosse il presidente Volodymyr Zelenski.

L'autobus incenerito dall'attacco russo sulla città di Sumy (foto Kordon Media)

Prepariamoci a quattro anni così. Con le post verità di Trump, il suo vice Vance e i loro tirapiedi miliardari, stile Elon Musk e Peter Thiel: l’Europa e la nostra libertà vessate dai regimi di Russia e Cina, affiancati dalla nuova tecnocrazia americana che, almeno sotto questa amministrazione, non sarà più la stessa democrazia che ci ha liberati ottant’anni fa.

In Europa 17 modelli di carro armato: ne basterebbe uno

Abbiamo per questo un compito. Costruire un deterrente affinché l’Unione Europea sia sufficientemente sicura anche nel caso in cui Trump dovesse voltarci le spalle. Per questo non possiamo più sprecare il denaro pubblico nel mantenimento di 17 modelli diversi di carri armati, 27 di obici, 20 di aerei caccia, 12 di missili antinave, 29 di fregate, 20 di siluri. Una frammentazione che ci costa il 30 per cento in più in spese militari, come rileva l’Istituto per gli studi di politica internazionale.

Dopo la moneta unica e i confini, è il momento di integrare la nostra difesa. Ed è un bene per tutti che anche la Germania stia dedicando parte della sua industria al nuovo modello europeo. Rimanere a guardare fa il gioco degli assassini di Mosca. Nonostante l’ultima post verità nostrana, raccontata da Alessandro Barbero sabato 12 aprile al suo pubblico bergamasco. Sì, lo storico-youtuber, in un incontro, ha fatto riferimento alla vigilia della Seconda guerra mondiale: “Anche allora c’era un leader tedesco che aveva lanciato un piano di riarmo con l’intenzione di fare guerra alla Russia”. Lo riporta la cronaca del Corriere di Bergamo

E per il prof Barbero è la Germania a minacciare la Russia

Paragonare la Germania nazista di allora con la Repubblica democratica di oggi è uno dei grandi falsi che piace a Vladimir Putin. I suoi missili su uomini, donne e bambini sono infatti un segnale. Non a Trump, impegnato a spostare la tensione mondiale verso la Cina. I missili sui civili di Sumy sono un messaggio all’Europa libera. Come per dirci: posso colpirvi come e quando mi pare. È incredibile che Salvini, Conte (e il professor Barbero) non se ne siano ancora accorti.

Leggi le altre opinioni di Today.it

Fonte : Today