West Key, l’album Country Soul: “Il ragazzo di campagna è il nuovo sognatore”

E’ una storia liquida quella di  Alessandro e Giovanni che si conoscono nell’estate del 2023 lavorando come bagnini. Pochi mesi dopo, nel gennaio del 2024, fondano il duo West Key, nome che trae ispirazione dalle isole Keys, situate all’estremo sud della Florida, ed evoca le sonorità southern che influenzano il loro stile musicale. Nel corso del 2024 diventano band con l’aggiunta di Luca (alla chitarra), Gabriele (alla batteria) e Riccardo (al basso). Sono una realtà musicale assolutamente unica nel panorama italiano, riescono a narrare la vita e i sentimenti con un approccio che ha radici antiche e che loro innestabo nella contemporaneità. E la conferma arriva dal debut album Coutry Soul.

Partiamo dalla storia dell’album e dalla scelta coraggiosa di muoversi in un ambito lontano dal mainstream? Siete voi il pesce che nuota controcorrente di Country Boys?

Country Boys è il nostro manifesto stilistico e di concetto. La scelta del genere viene da un tipo di consumo musicale che facciamo e non è mainstream, è un richiamo al country delle radici sia all’attuale Pop Country. C’è una scelta tecnica ma anche di concetto ed è per questo che è il nostro manifesto. Ci sentiamo quel pesce che va controcorrente anche per l’ambiente che frequentiamo.

Chi è la ragazza del Sud cantata da un musicista-poeta di Belfast?

Ci sono riferimenti agli ascolti nei nostri testi. Si canta di relazioni da sempre, qui c’è un po’ di leggerezza in un disco di canzoni appesantite. Nasce da uno sguardo con una ragazza all’università, lei dal Sud che si ritrova nella nebbia, una antitesi rispetto a da dove viene; questa è più una invenzione, non c’è stata una vera relazione ma solo uno sguardo e l’idea di un incontro effimero.

Parlate “delle ragazze nelle poesie italiane”: chi sono per voi? Figure reali o idealizzate?

Dipende. Nel brano Italian Poets è idealizzata, non c’è stata relazione quindi preserva un’aurea di magia. Nelle altre ci sono state relazioni e dunque non c’è idealizzazione. 

La doppia citazione di Fabrizio De André è in italiano.

Abbiam fatto una versione spuria, c’è il ricordo i versi con cui è finita una storia, è il ritratto del country boy semplice che vuole dimenticare come mi è stato liquidato.

Blackbird Nest, per la sua drammaturgia, mi ha ricordato Avventura a Durango che Lo stesso De André ha fatto basandosi su Romance in Durango di Bob Dylan: ci avete pensato?

Come testo sì, come musica è un’altra melodia. Questo è un riferimento reale, è una situazione concreta. Il titolo in italiano è nido di merli, è il rimando a una magia della natura nelle difficoltà: i merli creano il nido ovunque: loro riescono a vivere in pochi centimetri noi no eppure siamo esseri pensanti.

“Non tutti piangono sempre ma tutti lo fanno in segreto siamo tutti dentro la nostra realtà ma non la sentiamo nostra”: è il ritratto del disagio e della fragilità di una generazione, la vostra?

Parliamo molto della nostra generazione, si torna al pesce che nuota controcorrente: siamo sconfitti in partenza ma siamo quello che siamo.

Mi domanda quando De André sia importante per voi visto che anche il verso “tesserò un nido per te” rimanda, a mio avviso, a Se Ti Tagliassero a Pezzetti.

La nostra musica a livello di energia è positiva, anche in situazioni agrodolci e armoniche mentre sono introspettive invece come testi. E’ un linguaggio dal quale prendiamo spunto: Sally è una immagine immediata, noi riprendiamo sempre l’immagine sulla natura, andiamo dai testi terreni a quelli onirici.

New Orleans trasmette nomadismo, “a volte sento che devo andarmene” oltre la citazione iniziale alle rondini: cosa sono per voi le radici?

Radici è una combinazione tra storia e biologia, poi ci sono quelle che con cui ci siamo formati crescendo che appartengono a un’altra parte del mondo, ci sentiamo rappresentati da un musica che arriva da lontano. Nasciamo con radici imposte dalla famiglia, ma quelle vere ce le costruiamo nel nostro percorso. Questo è un pre-viaggio e ci sono radici che forse non sappiamo ancora di avere, esisteranno persone più simili a noi e comunque c’è il sogno di essere capiti altrove.

Esistono ancora i ragazzi di campagna? E nel caso sono quelli che vivono liberi o quelli che temono il mondo oltre le colline che li circondano? D’altra parte non c’è nessuna destinazione ma solo sogni proibiti.

I sogni proibiti ci sono ma c’è anche chi rifiuta l’Intelligenza Artificiale, la robotizzazione e la velocità ed è affascinato da lentezza, dal fatto che seminando qualcosa cresce una pianta, è innamorato di una origine che si sta perdendo. E’ il nuovo sognatore.

Le canzoni meglio scriverle con “sangue e gin” oppure con l’inchiostro simpatico che non si sa mai?

Devono comunque essere sempre sincere, figlie di una illuminazione, nessuna forzatura per testo e musica. Però nelle canzoni vere c’è un fondo se non di dolore di irrequietezza.

C’è lo zombie di Shot Me Down e il vampiro di Swings like a Pendulum: vi affascina quel mondo un po’ George Romero e un po’ Bram Stoker?

Siamo il bianco e il nero, siamo esseri notturni con una routine sbagliata. Ricorriamo a immagini estreme di sofferenza e impopolari.

Citate Schopenhauer sempre nella canzone del pendolo: lui manifestò per gran parte della sua vita un acuto disagio nei confronti dei contatti umani…e nel testo voi parlate di sollievi fugaci che impediscono di perdere la vita. Quanto la vostra vita è anche solitudine?

E’ un tema ricorrente in modi diversi. Siamo abbastanza solitari e controcorrente poi nei contesti di gruppo ognuno fa il suo. 

“She doesn’t deserve a song”…nonostante questo, almeno una volta nella vita, vorreste incontrarla quella sirena che nuota in un mare con troppi pesci? Sarebbe la consacrazione dell’amore come malattia incurabile di cui parlate in Beluga Dreams.

L’amore lineare ormai è una sorta di utopia, quello che ci ispira è quello che ci fa soffrire, l’amore corrisposto sovente è auto-sufficiente e annoia. C’è quasi paura di quel tipo di amore perché ci sono storie che sono pane quotidiano e il male diventa ispirazioni.

The Grey Heron è un romanzo di formazione, una saga famigliare tipo La Casa degli Spiriti di Isabel Allende: il finale “ho detto che volerò via” è la presa di consapevolezza che il passato deve essere solo memoria?

C’è il tema dell’evasione che è anche in New Orleans, è molto autobiografica come citazione, è un salto nel vuoto, il legame con la famiglia resta ma di alcune cose bisogna spogliarsi.

Che accadrà nelle prossime settimane?

Il 10 maggio rilasceremo un nuovo singolo, sarà tutto in italiano anche se si intitola Gaslight. Tratta un tema che esploderà, la manipolazione mentale e nasce dopo che abbiamo sentito un po’ di storie. Ci esprimiamo in modo più diretto in italiano e siamo già a metà del secondo disco che sarà più acustico del primo nonostante l’elettronica. Suoneremo nel nostro modenese il 18 luglio, a Bosco Albergati, e poi ci organizziamo per altre date.

Fonte : Sky Tg24