Per migliaia di aziende era l’unico modo di smaltire i miliardi di crediti bloccati del Superbonus. Per i proprietari di casa che avevano puntato sull’agevolazione statale per ristrutturare casa era la speranza di sbloccare i lavori e superare i disagi. Christoper Aleo di ISwiss e delle aziende italiane volevano cartolarizzare questi crediti quotandoli alla borsa di Londra. Ma, finora, chi ci ha creduto ha avuto solo spese in più e occasioni perse: miliardi di crediti sono già bruciati. E i costi aumentano: ora alle imprese viene chiesto di pagare per aprire due conti bancari esteri di dubbia natura, come confermano esperti del settore. Chi sta guadagnando dall’operazione?
Riepiloghiamo: cosa vogliono fare Spv e Aleo coi crediti Superbonus
Si chiamano Spv, società veicolo. Sono loro che hanno raccolto i crediti Superbonus incagliati delle imprese per trasformarli in denaro. In finanza, il meccanismo si chiama “cartolarizzazione”: nelle loro intenzioni, le Spv dovevano ricevere i crediti fiscali delle aziende e ammassarli in pacchetti da piazzare sul mercato. I personaggi sono variegati, tra questi c’è anche lo “studente più ricco d’Italia”, Edoardo Barzago. Ma di quanti soldi parliamo? Dalle ricerche di Today.it, in Gazzetta ufficiale venivano dichiarati contratti di cessione per circa 8 miliardi di euro.
In Italia l’operazione non era andata in porto: Banca d’Italia aveva eliminato queste società dall’elenco delle Spv che tiene per fini statistic perché non rispettavano il requisito fondamentale di avere un ente finanziario alle spalle. Ed è qui che entra in gioco Christopher Aleo con la sua ISwiss: il suo ruolo è essenziale per portare tutto all’estero, alla borsa di Londra, per quotare questi pacchetti di crediti. Il ricavato darà poi liquidità alle imprese.
Ma chi è Christopher Aleo? Nato nel 1985 a Schafausen in Svizzera, Aleo si presenta come Ceo (amministratore delegato) di ISwiss, una piccola finanziaria con sede in Svizzera e non una banca, a differenza di com’era stata presentata inizialmente da lui stesso e in numerosi articoli sponsorizzati. Nelle nostre inchieste sulle cartolarizzazioni abbiamo ricostruito le tracce lasciate nel mondo da ISwiss e derivati. Nel frattempo, Aleo è a processo per truffa.
Come si “cartolarizzano” i crediti Superbonus e chi ci guadagna: un esempio
La cartolarizzazione è una tecnica finanziaria che permette di “trasfomare” in denaro un credito. Facciamo un esempio pratico col Superbonus. Un’impresa di costruzioni realizza lavori col Superbonus 110% e accumula crediti fiscali da 10 milioni di euro. Ma le banche non li accettano e per ricavarne liquidità la ditta può solo cederli a una Spv, ma deprezzati del loro valore. Ipotizziamo a 8 milioni di euro. Per finanziare l’operazione, la Spv emette delle obbligazioni sul mercato e può chiedere alle imprese cedenti una commissione, tra lo 0,25 e lo 0,4 per cento. Su 8 milioni di euro si pagherebbero tra 20.000 e 40.000 euro di commissioni. Anche se meno rispetto al credito posseduto, l’impresa avrebbe finalmente liquidità. L’Spv guadagnerebbe dalla commissione e dal rendimento del bond emesso sul mercato.
Non è chiaro quante imprese siano rimaste nell’operazione e quanti soldi siano ancora in ballo. Molte potrebbero essersi ritirati e, di certo, parte dei crediti è andata scaduta, anche perché tutta l’operazione è iniziata a fine 2023. Ma nei grupppi Telegram dedicati gli iscritti sono ancora centinaia.
Cosa hanno firmato le imprese coi contratti di cessione del credito alle Spv: “Sono vessatori”
Le Spv hanno applicato commissioni di vario tipo: c’è chi ha chiesto 2.500 euro ogni milione di crediti ricevuti o chi ha imposto una percentuale tra lo 0,2 e lo 0,4 per cento sul totale. Esempio: su una cessione da 2 milioni la commissione della Spv potrebbe oscillare tra 2.000 e 5.000 euro. Viste le imprese in ballo, migliaia, è facile immaginare che le commissioni abbiano raggiunto dimensioni milionarie.
Today.it ha visionato vari contratti tra imprese e Spv. Secondo Gianmarco Campari di Girocredito, piattaforma di cessione crediti Superbonus, qualcosa non torna. “Nelle premesse di alcuni contratti si legge di ‘essere in possesso delle competenze tecniche e professionali’, salvo poi dichiarare che ‘l’esecutore non assume in nessun caso una obbligazione di risultato rispetto al buon esito dell’operazione di cartolarizzazione”. In altre parti del contratto si legge che “l’esecutore non potrà essere considerato in alcun modo responsabile del mancato perfezionamento dell’operazione”.
Con varie formule si mettono anche le mani avanti su eventuali risarcimenti. Ad esempio, non si possono “avere pretese per danni, perdite, responsabilità, costi, tasse e spese di qualsiasi natura e a qualsiasi titolo sostenuti o subiti”. Secondo Campari di Girocredito, “in pratica questo contratto dice che prenderanno i crediti delle aziende senza responsabilità se l’operazione promessa non si perfeziona, anche se nel frattempo le spese sono state pagate”.
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L’altro problema è la durata del contratto, “una trappola, perché coincide con la fine dell’operazione di cartolarizzazione – spiega Campari -. Quindi finché non viene perfezionata i crediti rimangono nella disponibilità delle Spv. A mio avviso, è un contratto molto sbilanciato a favore dell’esecutore, da una parte lega e vincola il cedente ma non obbliga a praticamente nulla l’esecutore”.
C’è poi la questione dei pagamenti. Oltre alla commissione da pagare, in alcuni contratti le imprese hanno anche sostenuto i costi delle perizie. In un caso, la società individuata è la Bain global management Ltd, azienda “dormiente” del Regno Unito, altra cosa rispetto alla ben più conosciuta Bain, una delle più importanti società di consulenza globale. “A che titolo la Bain può fare questa perizia – si chiede Campari di Girocredito -. In più, la Bain è una società che è stata espulsa dalla camera di commercio britannica e il cui swift indicato nel contratto rimanda a un conto Wise in Belgio. Mi sembra che, come minimo, non siamo di fronte a una questione limpida e trasparente”.
Ma i soldi chiesti alle imprese, per servizi mai ricevuti, non finiscono qui. E i grossi dubbi sulla fattibilità dell’operazione rimangono.
Bisogna pagare ancora: le ultime notizie sulla cartolarizzazione dei crediti Superbonus 2025
A marzo 2024, nelle comunicazioni fatte alle imprese, le Spv definivano la cartolarizzazione “imminente”. Ora, la novità: ISwiss, che inizialmente si è presentata come una banca ma che non lo è, ha invitato le imprese ad aprire un conto con ISwiss Pay nel Regno Unito. La “notizia” è stata parecchio sponsorizzata su numerose testate giornalistiche.
ISwiss Pay è una srl registrata in Canada, una delle tante forme di ISwiss che avevamo trovato nel mondo. Alle imprese è arrivata una comunicazione sulle modalità per aprire il conto su cui ricevere i fondi tanto attesi. In realtà sono due: uno “collegato al circuito borsistico” in sterline su cui “verranno accreditate le somme dopo il collocamento” un altro in euro. Costo: 1.819,99 euro. Non è chiaro se vada aggiunta subito la “tenuta mensile” di 179,99 euro totali. In caso si arriverrebbe a 2.000 euro per ogni conto aperto.
Seguendo l’Iban indicato si risale all’istituto che riceverà i pagamenti: risulta un conto su Clear Junction, azienda registrata nel Regno Unito che permette di effettuare pagamenti internazionali tra istituzioni finanziarie e banche. Ne è nato anche un sito – iswsspay.ca -, che risulta gestito dalla Nigeria su server in Islanda. Abbiamo provato a registrarci, fermandoci al momento di inserire documenti di identità. Sotto la risposta generata.
Nella comunicazione inviata alle imprese viene spiegato che “il Pay Agent si scusa per eventuali disagi derivanti dall’implementazione di questa procedura, che, sebbene solo parzialmente automatizzata, è necessaria […]. L’obiettivo comune è quello di snellire e accelerare l’intero processo”.
Viene poi fornita anche un’alternativa che però è difficilmente realizzabile: “Per i conferenti non interessati all’apertura del conto con Iswiss Pay è possibile trasmettere una dichiarazione da parte del proprio istituto bancario inglese, attestante gli estremi del conto corrente e il suo collegamento al circuito borsistico”. Non è usuale avere un “proprio istituto bancario inglese”, anche perché l’operazione è iniziata proprio con le promesse di ISwiss.
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Le imprese sembrano messe spalle al muro: “Precisiamo che l’apertura dei conti correnti e l’adesione al pagamento diretto tramite il Pay Agent non sono obbligatori. In caso di mancata adesione, rimarrà valida l’opzione di richiedere, una volta completata la cartolarizzazione, la propria quota contrattuale al Servicer dedicato”. Ma il “servicer dedicato” è solo uno: ISwiss.
Bisogna ricordare che, secondo le testimonianze raccolte da Today.it, ISwiss ha già incassato dei soldi in questa operazione: per partecipare, le Spv hanno infatti pagato a Christopher Aleo un “gettone” di circa 400.000 euro a testa.
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Le imprese edili dovevano smaltire la massa di crediti accumulata dopo i limiti imposti dal decreto Giorgetti. I crediti erano infatti la moneta di scambio dei lavori Superbonus e senza, le imprese si sono ritrovate con zero liquidità. Questo bisogno ha dunque creato un mercato della disperazione con una platea di migliaia di aziende e miliardi di euro da smaltire. Spv e Aleo erano la soluzione ma le tempistiche cominciano a essere sospette: a marzo 2024 la cartolarizzazione veniva definita “imminente”, poi si assicurava che tutto sarebbe stato fatto entro la prima settimana di febbraio 2025. Nel frattempo, non è successo nulla e Christopher Aleo ha iniziato il processo in cui è imputato per truffa.
Continua…
Fonte : Today