AGI – Nicola Barbato non ha mai smesso di essere un poliziotto, neanche dopo quella sera del 24 settembre 2015, quando fu colpito da un proiettile alla schiena durante un’operazione anti-racket a Napoli, nel quartiere Fuorigrotta. Era in borghese, stava seguendo un sospetto legato a un’indagine su estorsioni, quando fu raggiunto da un colpo di pistola esploso a distanza ravvicinata. Rimase paralizzato. Ma non si arrese. Continuò a servire lo Stato, con la parola, l’esempio e la presenza.
L’eredità morale
La figlia Giovanna, oggi in servizio, come suo fratello Luigi, racconta all’AGI l’eredità morale di un uomo che ha incarnato fino all’ultimo il senso della divisa. “Per mio padre indossare ogni giorno la divisa significava tutto – dice – era un modo di vivere il senso dello Stato anche in famiglia. E la prova siamo noi figli, che oggi abbiamo il piacere e l’onore di portare quella stessa divisa della Polizia di Stato”.
Il ricordo di Giovanna
Il ricordo è ancora vivo. “Papà non si è mai chiesto se si fosse pentito di aver intrapreso questa carriera e di aver compiuto le sue missioni in tutela della legalità. Era un valore aggiunto, un punto di partenza, non un punto di arrivo. Ha affrontato con dignità le ferite che gli ha lasciato quella sera. Ma, come diceva sempre, si può servire lo Stato anche con le parole, anche attraverso la comunicazione. Lo faceva nelle scuole, parlando con i più piccoli, con i giovani, perché credeva davvero che ci fosse sempre un’opportunità per rimediare, per insegnare, per riportare tutti sulla strada giusta”, spiega.
Impegno quotidiano
Oggi, quel testimone è diventato impegno quotidiano: “Io e mio fratello Luigi siamo entrati entrambi in Polizia. Io per onorare mio padre, per portare avanti ciò che aveva lasciato a metà. Mio fratello, invece, lo ha fatto per vocazione. Fin da piccolo lo ammirava, lo imitava. Oggi è ispettore, ha vinto il concorso. È una realizzazione personale, certo, ma anche una vocazione che gli è nata dentro. È come se papà ci avesse lasciato questa missione”.
Alla domanda se oggi chi indossa una divisa si senta davvero tutelato, Giovanna risponde senza esitazioni. “Indossare una divisa è come correre un rischio ogni giorno. Con i ‘se’ e con i ‘ma’ non possiamo cambiare il passato, non possiamo riscrivere ciò che è successo. Ma quello che posso dire è che lo spirito di papà è stato sempre coraggioso. Ha fatto sempre la cosa giusta. È stato un uomo profondamente coraggioso. E questo, per noi, basta”, sottolinea.
Fonte : Agi