Web tax, perché si torna a parlarne in Europa

Dazi a Big Tech, l’Unione europea sta considerando possibili tariffe sui servizi digitali americani in caso di fallimento dei negoziati con Washington. In un’intervista rilasciata al Financial Times, Ursula von der Leyen, presidente della Commissione europea, ha indicato che tra le opzioni allo studio vi sarebbe l’imposizione di tasse sui ricavi pubblicitari di aziende come Google e Meta. Attualmente è in corso una pausa di 90 giorni nella guerra dei dazi: Trump ha abbassato le tariffe sui prodotti europei al 10% il 9 aprile, e l’Ue ha risposto il giorno dopo sospendendo per 3 mesi i propri contro-dazi, che sarebbero dovuti entrare in vigore settimana prossima.

Dazi a Big Tech, la strategia di Bruxelles

Come ha spiegato la presidente della Commissione al quotidiano inglese, il meccanismo ipotizzato da Bruxelles punterebbe a colpire direttamente i ricavi pubblicitari delle piattaforme digitali americane. Quando Google o Meta vendono spazi pubblicitari in Europa, una parte di questi guadagni verrebbe infatti trattenuta come tributo, creando così un sistema analogo ai dazi doganali tradizionali, ma applicato al mondo dei servizi digitali anziché alle merci fisiche. Una contromossa che potrebbe rivelarsi particolarmente insidiosa per Washington visto che sarebbe uniforme in tutto il mercato unico europeo e mirerebbe specificamente alla pubblicità online, che rappresenta la principale fonte di guadagno per molte di queste piattaforme. Tale iniziativa segnerebbe il primo utilizzo dello strumento anti-coercizione europeo, un meccanismo approvato nel 2023 che consente all’Ue di rispondere con rapidità alle pressioni economiche esterne senza dover attendere i tempi lunghi delle procedure internazionali. A completare il quadro delle opzioni al vaglio della Commissione come leva negoziale ci sono anche possibili dazi sulle esportazioni di rottami metallici verso gli Usa, materiali molto richiesti dalle acciaierie americane per la produzione di acciaio di qualità.

Nel delineare i confini dei negoziati, von der Leyen ha escluso qualsiasi discussione sulle normative europee in materia di contenuti digitali e concorrenza. “Queste sono intoccabili”, ha affermato con decisione, respingendo così l’interpretazione di Trump secondo cui regole come il Digital markets act o il Digital services act, sarebbero imposte mascherate contro le aziende statunitensi. Allo stesso modo, la presidente ha escluso trattative sull’Iva: un punto sollevato più volte dall’amministrazione Trump che la considera una barriera commerciale nascosta che penalizzerebbe le esportazioni statunitensi.

I dazi in vigore e la fragile tregua commerciale

La tregua commerciale annunciata da Trump è ben lontana da una vera sospensione dei dazi americani. Di questa opinione è la stessa von der Leyen la quale ha ribadito che le politiche di Trump sono “un punto di svolta nel commercio globale. Non torneremo mai più allo status quo. Al momento attuale, 11 aprile 2025, Trump ha semplicemente sospeso i dazi reciproci del 20% su tutte le merci, riducendoli all’aliquota minima del 10% per tutti i paesi. Tuttavia, restano pienamente in vigore le tariffe del 25% già applicate a prodotti strategici come acciaio, alluminio e automobili. Inoltre, entro il 3 maggio entreranno comunque in vigore anche i dazi del 25% su ricambi auto e componentistica, estendendo così l’impatto delle misure restrittive a un settore cruciale per l’export europeo.

In risposta alla mossa americana, Bruxelles ha deciso il 10 aprile di sospendere per tre mesi i propri controdazi che avrebbero altrimenti colpito prodotti statunitensi per un valore di 21 miliardi di euro all’anno. La lista europea includeva beni strategici come tabacco, pollame, succhi d’arancia, mandorle e yacht, selezionati secondo una precisa logica: da un lato, massimizzare l’impatto politico colpendo settori importanti per l’elettorato americano e, dall’altro, ridurre al minimo le conseguenze negative per i consumatori europei. In questo contesto di cauta distensione, il portavoce della Commissione europea per il Commercio, Olof Gill, ha dichiarato che l’Ue ha proposto l’abolizione reciproca dei dazi sui beni industriali. Una proposta che, tuttavia, la Casa Bianca ha già respinto, ribadendo di non voler scendere sotto la soglia del 10%.

Fonte : Wired