Gente comune, l’episodio di Black Mirror è una distopia sanitaria inquietante

Lo show antologico creato da Charlie Brooker non perde la presa verso i nostri tempi, consegnando allo spettatore una diapositiva oscura della sanità o di quello che il diritto alla salute potrebbe diventare. Gente comune non si limita a denunciare i rischi della privatizzazione; immagina una sanità sempre più classista, governata dai dati, senza reali alternative che non passino da un’orbita ellittica i cui fuochi sono la disponibilità economica e la cessione della propria privacy.

In questo scenario, il corpo umano è un’unità periferica e la mente un file da esportare. La congiunzione, l’interfaccia tra lei e il mondo passa per protocolli, aggiornamenti, interruzioni di servizio. La morte biologica viene superata, ma a un costo elevato: l’unica condizione a cui i due coniugi devono sottostare, per poter continuare a ricevere i servizi di Rivermind, è la sottoscrizione di un abbonamento. Una quota mensile che si diversifica su tre profili disponibili: base, plus, premium.

Una nuova gerarchia dell’esistenza

Con l’abbonamento base, Amanda è tecnicamente viva, ma a discapito della sua autonomia. Nei momenti di veglia è costretta a pronunciare slogan e frasi pubblicitarie che emergono nei suoi dialoghi quotidiani con le persone, di cui non è cosciente, spot attivati da inneschi automatici. Il suo sonno è appena sufficiente a mantenerla operativa, ma non a farla sentire viva e riposata, oltre ad occupare sempre più spazio nell’economia di una giornata. In più è confinata in uno spazio condizionato dalla rete, poiché al di fuori di un certo perimetro fisico rischia di perdere la connessione e quindi non avere più accesso alle funzionalità che sostengono la sua esistenza.

Il pacchetto plus le concede qualche ora di veglia in più, una maggiore autonomia, l’accesso a viaggi ed escursioni in aree urbane più estese. Ma solo con il premium Amanda può vivere davvero a pieno: viaggiare fuori città, godere di momenti di silenzio. E soprattutto, può accedere ai booster, moduli aggiuntivi che amplificano le emozioni, potenziano doti sportive, fisiche tramite un’app. Il costo, inesorabilmente, va sempre più a incrementarsi fino a diventare proibitivo. In apparenza è una questione di servizi, ma in realtà è una gerarchia dell’esistenza.

La distopia sanitaria di Black Mirror

Ogni mese è una rincorsa per Mike, che si vede costretto a vendere tutto, a indebitarsi per mantenere attiva quella simulazione, che per Amanda è l’unica vita a cui può accedere. Lei, intanto, comincia a percepire il peso di quel compromesso: la sua coscienza è viva, ma il mondo in cui vive è progettato e consegnato, a pagamento, da chi controlla i dati. Gente comune mette in scena una sanità d’élite mascherata da progresso, un sistema asfittico e violento che vive di estorsioni, logiche coercitive, compromessi travestiti da ricatti morali, dove la diseguaglianza è sia sociale che ontologica. Una sanità che diventa merce, uno streaming esistenziale con tanto di pacchetti per abbonati: un privilegio per pochissimi mentre gli altri si indebitano. Non si tratta più solo di vivere o morire, ma di quanto vale la tua esistenza, su base mensile. Qui il vero elemento distopico non è la morte evitata, non è solo la cura, è un sistema sanitario capovolto e condizionato da logiche capitalistiche, è l’eternità concessa solo a chi può permettersela. Un fenomeno destinato a erodere il diritto alla salute.

Fonte : Wired