Qualche mese fa, prima che Donald Trump venisse ufficialmente eletto presidente degli Stati Uniti, i leader delle Big Tech hanno messo mano ai loro portafogli per sostenerne la campagna elettorale e finanziarne il fondo inaugurale, gli hanno fatto visita nella tenuta di Mar-a-Lago e si sono seduti in prima fila durante la cerimonia di insediamento. Mark Zuckerberg, Tim Cook, Sundar Pichai, Jeff Bezos ed Elon Musk hanno investito molto sul candidato repubblicano, nella speranza di poter usufruire di qualche vantaggio commerciale, una volta diventato presidente. Una strategia che si è rivelata, per ora, tutt’altro che vincente. Nei primi quattro mesi dell’anno, le aziende fondate o gestite da questi imprenditori (Meta, Apple, Google, Amazon ecc.) hanno perso quasi 1800 miliardi di dollari di valore nel mercato azionario, con gravi ripercussioni sulle loro finanze personali.
E come se non bastasse, nel prossimo futuro le Big Tech si troveranno ad affrontare una serie di sfide non indifferenti, proprio a causa della guerra commerciale di Trump. I dazi imposti dal presidente mettono fortemente a rischio la supply chain di aziende come Apple e Google, che sono solite acquistare i componenti per la produzione in Asia, dove spesso assemblano anche i loro prodotti. Questo potrebbe avere serie ripercussioni sugli utili del settore tecnologico, che potrebbero diminuire fino al 25%, segnando così un’inversione di rotta importante rispetto alla crescita degli ultimi anni. Se così fosse, i leader delle Big Tech andrebbero a perdere altri soldi oltre a quelli che hanno già perso.
Quanto hanno perso finora i leader di settore?
Ironia della sorte. Elon Musk sembrerebbe essere l’imprenditore che ha perso il capitale maggiore in questi mesi, a causa dell’uomo che gli ha addirittura regalato la guida di un dipartimento governativo. Nonostante abbia donato almeno 290 milioni di dollari alla campagna di Trump, secondo i dati del Bloomberg Billionaires Index dell’8 aprile, Musk ha perso ben 143 miliardi di dollari dall’inizio del 2025. Colpa del crollo delle azioni di Tesla – scese del 28% in pochi mesi -, del suo controverso lavoro al governo, della concorrenza sempre crescente nel settore tech, e della minaccia dei dazi. Ma il CEO di Starlink non è il solo ad averci rimesso. Mark Zuckerberg, tra i primi ad essersi mossi per sostenere la campagna del candidato repubblicano con una donazione monster, ha visto il suo patrimonio perdere 26,5 miliardi di dollari, e le azioni di Meta scendere del 2,25%.
Meno fortunato ancora Jeff Bezos che, secondo Bloomberg, ha perso ben 47,2 miliardi dall’inizio dell’anno, e ha visto le azioni di Amazon crollare del 13% da un anno all’altro. Stessa sorte anche per Google che, dopo aver donato 1 milione di dollari al fondo inaugurale di Trump, ha visto le sue azioni scendere del 16,2%. E così anche per Apple che, oltre ad aver sostenuto il candidato con una donazione nel corso della campagna, si è anche impegnata a investire 500 miliardi di dollari nella produzione statunitense per i prossimi quattro anni. La compagnia di Tim Cook sembrerebbe essere quella più colpita dai dazi di Trump, considerata la sua produzione dislocata in Cina, Vietnam e India.
Fonte : Wired