Black Mirror 7, la recensione di tutti gli episodi della nuova stagione

Quello che accade ai personaggi di Rashida Jones e Chris O’Dowd in Common People è molto peggio. Mike è un operaio, Amanda un’insegnante. Si amano, anzi si adorano, e stanno cercando da tempo di avere figli. Un giorno, all’improvviso, lei sviene. Ha un tumore al cervello che, se rimosso, la renderà un vegetale, ma una nuova fantastica tecnologia sviluppata dall’azienda Rivermind può salvarla. Farà un back up della parte del cervello operata che conserverà in un server accessibile in un raggio di alcuni kilometri, in cambio di una cifra mensile non troppo alta. Come con i programmi di computer e smartphone, improvvisamente diventati “troppo obsoleti”, anche le prestazioni offerte nell’abbonamento di Amanda sono destinate a diventare sempre meno performanti. I servizi che prima erano compresi nell’abbonamento standard diventeranno usufruibili solo con piani più costosi, o con l’inserimento di pubblicità. Chi non può più permetterselo è destinato a una lenta agonia. La Jones è molto brava, ma O’Dowd, ex l’interprete del buffo e scemo tecnico informatico Roy di The It Crowd, offre una performance eccezionale, mentre Mike si consuma – mostrandolo nel volto, nella voce, nello sguardo, nella postura – nel dolore e nell’impotenza. Common People non è solo un racconto su un futuro distopico che è davvero troppo vicino, è anche una storia d’amore e di sacrificio straziante. Forse, alla fine, la ricorderemo più per questo, mentre Rivermind sarà diventata realtà.

Fonte : Wired