Niente più “padre” e “madre” ma solo “genitori” sulla carta d’identità dei minori. La Corte di Cassazione ha bocciato definitivamente il decreto dell’allora ministro dell’Interno, Matteo Salvini, del 2019, respingendo il ricorso del Viminale contro la decisione della Corte d’Appello di Roma. Una sentenza storica, pubblicata mercoledì 9 aprile, che riconosce i diritti delle famiglie omogenitoriali e garantisce ai bambini documenti che rispecchiano la loro reale situazione familiare, senza discriminazioni. Si conclude così un contenzioso legale che durava da sei anni e che ha attraversato tutti i gradi di giudizio del sistema italiano.
La vicenda
Nel gennaio 2019 l’allora ministro dell’Interno Matteo Salvini firmò un decreto che modificava il formato delle carte d’identità per i minori, sostituendo la dicitura “genitori” (introdotta nel 2015) con le parole “padre” e “madre”. Una decisione che lo stesso leader della Lega aveva pubblicamente rivendicato come battaglia identitaria, affermando di voler difendere il modello tradizionale di famiglia. Il provvedimento, tuttavia, creò immediatamente un problema concreto per le famiglie omogenitoriali: come identificare correttamente due madri o due padri nei documenti ufficiali dei loro figli?
Il caso che ha portato alla sentenza della Cassazione riguarda proprio una coppia di donne con un figlio. Una delle due donne era la madre biologica, l’altra aveva adottato il bambino attraverso la “step child adoption” (procedura che permette l’adozione del figlio biologico del partner). Con il decreto Salvini, sulla carta d’identità del minore una delle due sarebbe dovuta comparire come “padre”, creando un’evidente distorsione della realtà e impedendo al bambino di avere un documento che rispecchiasse correttamente la sua situazione familiare. Per questo motivo, la coppia aveva fatto ricorso al tribunale di Roma.
Il tribunale, in primo grado, aveva dato ragione alle due donne ordinando di usare il termine neutro “genitore” sul documento. Il ministero dell’Interno aveva quindi impugnato questa decisione davanti alla Corte d’Appello di Roma, che aveva però confermato la sentenza di primo grado. Infine, il ministero aveva presentato ricorso in Cassazione, sostenendo che il decreto ministeriale dovesse prevalere. Ma la Cassazione ha definitivamente respinto questa posizione, ritenendo che il decreto Salvini sia da disapplicare in quanto “irragionevole e discriminatorio“, poiché non rappresentativo delle diverse realtà familiari legalmente riconosciute nell’ordinamento italiano.
L’impatto e il contesto giuridico italiano
La sentenza della Cassazione sulla dicitura “genitori” sulla carta di identità dei minori si inserisce in un contesto giuridico italiano ancora frammentato sul riconoscimento delle famiglie omogenitoriali. Se da un lato la legge sulle unioni civili (la numero 76 del 2016) ha conferito alle coppie dello stesso sesso uno status giuridico, dall’altro lato permangono numerose lacune sulla filiazione, specialmente dopo la legge voluta dal governo Meloni, che ha reso la gestazione per altri “reato universale”.
Fonte : Wired