Roma – L’euro digitale diventa una priorità per Bruxelles. Consiglio europeo e Parlamento europeo vogliono accorciare i tempi. Ed è per merito, per così dire, del presidente degli Stati Uniti Donald Trump. Questa la voce che circola in ambienti ben informati e vicini alla partita sentiti da Wired.
Il progetto aveva perso smalto negli ultimi anni, ma le cose cambiano, e queste settimane hanno spinto i piani alti delle istituzioni continentali a fare qualche ragionamento.
Per farla breve: mentre Donald Trump sconvolge l’ordine economico di tutto il pianeta con i dazi, il Vecchio Continente si trova costretto a correre ai ripari, preparandosi a una sorta di “economia di guerra commerciale”. La teoria economica di Trump pare voler rinunciare al ruolo del dollaro riserva di valore e faro mondiale: troppo sovrapprezzato, penalizzerebbe le esportazioni Usa. Meglio non fidarsi. E per stare al passo coi tempi è necessario pensare in digitale.
È in questa ottica che va letta l’accelerazione che ci sarebbe stata in questi giorni su uno strumento pensato sin dalle origini per rafforzare la sovranità monetaria del Vecchio Continente. È necessario, si ragiona a Bruxelles, arrivare a un’indipendenza di fatto dai sistemi di pagamento legati al dollaro: come i circuiti internazionali delle carte di credito e di debito, su cui oggi passano due pagamenti digitali su tre. Ma è urgente prestare attenzione – quando non proprio contrastare – l’ascesa delle criptovalute, che alla divisa statunitense spesso fanno riferimento. L’euro digitale vorrebbe essere l’alternativa sicura per chi si proietta nel futuro: quella, almeno, per i bravi ragazzi. Per i bad boys ci sono le cripto, ma questo è un altro discorso.
Che cos’è l’euro digitale
Dal 2029, ma forse anche prima, quando dovremo pagare un acquisto in un esercizio commerciale il negoziante ci chiederà di scegliere fra tre opzioni e non più due: “Bancomat, carta o euro digitale?”. Un cambiamento che il consumatore finale percepirà poco ma che potrebbe mutare – e di molto – gli equilibri economici e commerciali tra l’Europa e le altre potenze economiche. Almeno nelle intenzioni di Bruxelles.
Il quadro normativo che regolerà la nuova moneta è in discussione al Consiglio europeo e nell’Europarlamento, dove in queste settimane si lavora alacremente per accorciare i tempi, proprio in virtù delle ultime mosse della Casa Bianca sui dazi. Il progetto, partito nel 2023, aveva subito un forte rallentamento, ma ora è finito in cima all’agenda.
C’è da fare una doverosa premessa: l’euro digitale non sarà una versione “statale” delle criptovalute. La moneta che sarà disponibile sui wallet digitali (sugli smartphone e sulle carte magnetiche) sarà esattamente sovrapponibile a quella stampata e ne avrà tutte le caratteristiche, compresa la non tracciabilità. E’ stato ribadito più volte, in tutte le occasioni pubbliche. In parole povere, non si tratta di un sistema con cui i governi potranno controllare i passaggi di denaro tra privati cittadini per contrastare l’evasione fiscale: l’euro digitale seguirà le stesse regole (e le stesse limitazioni) del contante e sarà “coniato” dalla stessa banca centrale che si occupa della sua emissione.
Chi potrà utilizzare la moneta europea
Per poter utilizzare l’euro digitale si dovrà essere cittadini residenti in Europa e per acquistare la moneta dall’estero si seguiranno le medesime procedure previste per l’acquisto di valuta straniera. Il nuovo strumento risponde alla domanda crescente di pagamenti digitali preservando l’integrità del sistema monetario europeo, e la sovranità monetaria dell’area euro, contribuendo al contempo all’integrità del sistema finanziario. L’obiettivo è rafforzare l’autonomia strategica dell’Europa e l’efficienza dei suoi sistemi per i pagamenti.
Un sistema al 100% europeo
Sul versante tecnologico e della distribuzione, l’euro digitale sarà totalmente in house ed è prevista la creazione di una nuova infrastruttura di pagamento completamente europea, aperta a sistemi e operatori privati. Le aziende che dovranno gestire la parte tecnologica dovranno rispettare dei parametri di sostenibilità: uno dei temi delle criptovalute è infatti il grande consumo energetico che deriva dalla loro gestione, un consumo paragonabile a quello di uno Stato.
L’euro digitale permetterà dunque lo scambio di monete tra persone, i classici pagamenti con il Pos e le transazioni e-commerce: rispetto ai servizi esistenti offrirà anche la possibilità di gestire il portafogli offline, tramite smartphone e carte fisiche, utilizzando le tecnologie NFC e QR code. Essendo a tutti gli effetti una moneta, ogni paese applicherà le relative soglie di pagamento pari a quelle del denaro contante. Per esempio, qualora il singolo dovesse ricevere pagamenti che spingano il saldo oltre il limite di detenzione, il surplus verrà trasferito automaticamente all’account bancario collegato e in assenza di esso la transazione verrà rifiutata. Perché a gestire il servizio, come per tutti gli altri circuiti, saranno gli istituti bancari.
Garantita la privacy
Come detto, la tutela della privacy è stata sempre considerata una priorità: l’eurosistema non sarà in grado di identificare direttamente le persone. Come per altri pagamenti digitali, gli intermediari avranno accesso solo a determinati dati per essere conformi alle normative Ue, mentre tutti i dati personali saranno trattati seguendo il regolamento generale sulla protezione dei dati (il Gdpr). Pagare offline sarà quasi come usare i contanti: le transazioni saranno note solo al pagatore e al beneficiario.
L’euro digitale rispetto e le criptovalute
A differenza delle criptovalute, l’euro digitale offrirà garanzie a chi lo utilizzerà: le criptoattività più comuni, infatti, sono volatili e non garantiscono convertibilità al valore nominale. Si può guadagnare molto, e perdere tutto con la stessa facilità. Inoltre, le attuali monete virtuali sono spesso utilizzate per fini speculativi, ma l’euro digitale sarà garantito dalla Banca centrale europea.
Fonte : Wired