I dazi dell’amministrazione Trump mostrano i primi effetti negativi. A subirne il colpo sono proprio i produttori e le aziende statunitensi, le stesse che il presidente afferma di voler proteggere. A causa delle tariffe del 25 per cento sulle importazioni di acciaio e alluminio imposti dall’inquilino della Casa Bianca lo scorso marzo, i prezzi dei prodotti sono schizzati alle stelle.
Tariffe del 70 per cento sull’alluminio dalla Cina
Un’impresa statunitense ha denunciato di dover pagare 2.483 dollari di dazi doganali per un ordine da 3.380 dollari di componenti in alluminio provenienti dalla Cina. La merce, arrivata negli Stati Uniti il 31 marzo 2025 tramite la compagnia di spedizioni DHL, rischia di essere rispedita al mittente entro cinque giorni se il pagamento non verrà effettuato. L’impresa inizialmente non capiva perché avrebbe dovuto pagare una cifra così alta e, alla richiesta di spiegazioni, ha ricevuto una fattura dettagliata che mostra una sovrapposizione di tariffe.
L’imprenditore ha condiviso la sua esperienza sui social per capire se altri colleghi si trovano nella stessa situazione e per comprendere l’entità di questa tariffa così alta. Secondo i commenti di altri utenti del settore, l’importatore è stato colpito da almeno quattro diverse imposte: un dazio generale del 25 per cento su tutte le merci cinesi, un ulteriore 25 per cento specifico per l’alluminio, una nuova tariffa del 20 per cento imposta a marzo 2025 e una tassa base del 2,5 per cento che era già in vigore prima della guerra commerciale voluta da Trump con il rivale cinese Xi Jinping. In totale, i dazi superano il 70 per cento del valore dell’ordine.
La vicenda ha innescato un vivace dibattito online, con molti piccoli imprenditori che avvertono il rischio di chiusure aziendali e interruzioni nella catena di approvvigionamento. “Le fabbriche rischiano di fermarsi per carenza di pezzi”, ha scritto un utente su Reddit. “Questa guerra commerciale può distruggere la manifattura americana”, è il monito di un altro.
Assenza di alternative
Gli imprenditori statunitensi devono al più presto trovare un’alternativa se non vogliono pagare cifre stellari. Ma sarà difficile, considerato il ruolo della Cina come primo produttore al mondo di alluminio. Nei primi quattro mesi del 2025, il gigante asiatico ha prodotto 14,24 milioni di tonnellate di alluminio, registrando un incremento del 7,1 per cento rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, secondo i dati forniti dall’Ufficio Nazionale di Statistica (NBS). Ad aprile, la produzione di metalli non ferrosi, tra cui rame, alluminio, piombo, zinco e nichel, è aumentata del 7 per cento, raggiungendo un totale di 6,5 milioni di tonnellate. In particolare, la produzione di alluminio primario è aumentata del 7,2 per cento rispetto ad aprile 2024, con un totale di 3,58 milioni di tonnellate prodotte nel mese.
Questo incremento è stato spinto principalmente dall’aumento dei prezzi dell’alluminio sia in Cina che a livello globale. Ma la crescita dei prezzi dei metalli è stata alimentata dalle aspettative di una maggiore domanda nel settore dell’energia pulita in Cina, dove l’alluminio è utilizzato nella produzione di componenti per pannelli solari e turbine eoliche. Inoltre, il dollaro americano più debole ha reso il metallo più conveniente in altre valute, offrendo ulteriore supporto al mercato.
Fonte : Today