Piattaforme di streaming, i dazi di Trump faranno aumentare i prezzi?

In un certo senso, i servizi di streaming si sono schermati da alcune di queste ripercussioni. Per cercare di mantenere gli utenti acquisiti durante la pandemia di Covid-19, negli ultimi anni le piattaforme hanno iniziato a offrire servizi in bundle e a stringere accordi con società via cavo negli Stati Uniti e provider internet per rendere disponibili i loro contenuti.

Gli operatori nel settore hanno anche cercato di attirare nuovi utenti introducendo piani a prezzi ridotti che prevedono la presenza di pubblicità. Alla fine del 2024, i dirigenti di Disney hanno reso noto che più della metà dei nuovi abbonati a Disney+ aveva optato per questo tipo di abbonamento.

Ma dal momento che alcuni dei comparti più colpiti dai dazi (come le case automobilistiche) sono anche grandi inserzionisti, la cifra che queste aziende spendono in pubblicità potrebbe diminuire.

Con gli operatori delle piattaforme di streaming che, invece di limitarsi ad aumentare i prezzi, ricorrono sempre di più a piani supportati da pubblicità per sostenere la redditività, questa strategia potrebbe essere a rischio – afferma Matthew Bailey, analista pubblicitario di Omdia –. In questo contesto, non mi sorprenderei se nei prossimi mesi arrivassero aumenti di prezzo per alcuni servizi di streaming“.

Ma ci sono anche altri fattori che vanno presi in considerazione. Per esempio il fatto che alcune piattaforme di streaming sono gestite da aziende che vendono anche beni di consumo. Le azioni di Apple – che produce la maggior parte degli iPhone e degli altri suoi prodotti in paesi oggetto di dazi – sono scese del 9% dopo l’annuncio di Trump, per poi continuare a crollare. A lunedì il colosso aveva perso circa 638 miliardi di dollari. In altre parole, la guerra commerciale di Trump potrebbe avere effetti a lungo termine per Cupertino.

L’impatto sulle serie e le possibili reazioni

Questo significa che avremo meno stagioni di Severance? Secondo Erickson non è detto che sia così. Recentemente il sito The Information ha riportato che Apple perde già circa un miliardo di dollari all’anno con lo streaming e probabilmente non sarebbe disposta a sbarazzarsi a cuor leggere delle sue serie più amate. L’analista ipotizza però che l’azienda potrebbe avere meno interesse a dedicarsi a i progetti più piccoli e indipendenti. E se l’economia statunitense dovesse attraversare una fase di recessione prolungata, è probabile che gli studios stringano la cinghia quando si tratta di dare il via libera a nuovi show. “È un peccato per il settore creativo, ma [i servizi di streaming] sono diventati molto più strategici nel modo in cui spendono i loro soldi per commissionare contenuti originali“, dice Erickson.

Per quanto riguarda la situazione al di fuori degli Stati Uniti, circola già l’ipotesi che altri paesi varino una tassa ai servizi statunitensi in risposta ai dazi di Trump. La scorsa settimana importanti blogger cinesi hanno riferito che le autorità locali starebbero discutendo di misure per ridurre o vietare l’importazione di film statunitensi, o di un aumento dei dazi cinesi sui servizi americani.

Il quadro è insomma in evoluzione. Lo streaming, una delle opzioni di intrattenimento più economiche in circolazione, potrebbe conservare il suo posto nelle spese dei consumatori più a lungo rispetto alle nuove auto o agli iPhone. Ma questo non significa che ci resterà per sempre.

Questo articolo è apparso originariamente su Wired US.

Fonte : Wired