La guerra commerciale tra Stati Uniti e Cina registra una nuova impennata, con potenziali conseguenze rilevanti sull’economia globale. Nel giorno in cui sono scattati dazi complessivi pari al 104 per cento sulle merci cinesi, imposti dall’amministrazione di Donald Trump, Pechino ha risposto con la stessa arma: a partire da domani, tariffe del 50 per cento colpiranno tutte le importazioni americane. Il livello complessivo dei dazi cinesi raggiungerà così l’84 per cento, eguagliando la barriera tariffaria fissata da Washington nei confronti dei beni provenienti dalla Cina.
Perché i dazi di Trump sui prodotti cinesi sono così alti
Ecco come si è arrivati a questo punto. Trump ha introdotto un primo pacchetto di dazi del 34 per cento, definiti “reciproci”, ma non effettivamente equiparabili a quelli cinesi. A questi si aggiungono un ulteriore 50 per cento in risposta alle contromisure di Pechino, un 10 per cento annunciato a febbraio – giustificato dal presidente Trump con il riferimento alla crisi del fentanyl -, un altro 10 per cento ad aprile e un 21 ereditato dall’amministrazione Biden. Secondo le stime, la media dei dazi statunitensi imposti sulla Cina è oggi pari al 125 per cento.
L’escalation cinese
In una comunicazione ufficiale all’Organizzazione mondiale del commercio (OMC), Pechino ha definito l’ultimo pacchetto di dazi statunitensi “una minaccia alla stabilità del commercio globale”.
La risposta di Pechino non si è fatta attendere. Il ministero delle Finanze ha annunciato un drastico aumento delle tariffe sulle merci statunitensi: dalle 12:01 del 10 aprile 2025, i dazi sulle importazioni americane passeranno dal 34 per cento all’84, replicando punto per punto l’inasprimento tariffario imposto dagli Stati Uniti. Il comunicato sottolinea che “altre questioni saranno implementate”, lasciando intendere che ulteriori misure potrebbero essere introdotte nelle prossime settimane.
Come risponderà la Cina ai dazi di Trump: le sei opzioni sul tavolo di Pechino
Pechino ha infine esortato gli Stati Uniti a “correggere immediatamente le proprie pratiche sbagliate”, chiedendo la revoca di tutte le misure tariffarie unilaterali e auspicando la risoluzione delle divergenze “attraverso un dialogo paritario, basato sul rispetto reciproco”.
Il segretario al Tesoro degli Stati Uniti, Scott Bessent, ha criticato duramente l’ultima mossa della Cina in materia commerciale, definendo “infelice” la decisione di aumentare le tariffe sulle importazioni americane. In un’intervista rilasciata a Fox Business Network, Bessent ha commentato l’inasprimento della guerra dei dazi, affermando che “con questa escalation, sarà la Cina a perderci”. Secondo il segretario, Pechino starebbe evitando deliberatamente il confronto diplomatico: “Penso sia una scelta infelice da parte dei cinesi non voler negoziare, visto che sono i peggiori trasgressori del sistema commerciale internazionale”, ha dichiarato.
Il crollo delle borse
I mercati azionari europei hanno subito forti perdite in seguito all’annuncio della Cina di nuove misure di ritorsione contro gli Stati Uniti. A metà seduta, gli indici europei hanno accelerato al ribasso: Parigi ha perso il 3,59 per cento, Francoforte il 3,49 per cento (dopo un breve crollo oltre il 4 per cento), mentre Londra è arretrata del 3,29per cento, Milano del 3,42 e la Borsa svizzera del 3,34.
Anche i mercati energetici sono stati colpiti duramente. I future sul petrolio sono crollati di oltre il 6 per cento, con il WTI precipitato sotto i 56 dollari al barile e il Brent a quota 59 dollari, i livelli più bassi dal febbraio 2021. Gli investitori temono che l’acuirsi delle tensioni commerciali possa tradursi in un rallentamento dell’economia globale, con impatti significativi sulla domanda energetica.
Fonte : Today