Call center, l’AI che cambia gli accenti in tempo reale non è una buona idea

Il telefono squilla, c’è un numero sconosciuto e il timore è immediato: si tratta di un call center. Non solo risposte automatizzate, spesso chi chiama ha un accento che complica la comprensione. Ora Krisp, startup specializzata in soluzioni audio, introduce un’AI capace di modificare gli accenti in tempo reale, ridefinendo il modo in cui interagiamo con gli operatori. L’obiettivo primario? Far sì che i lavoratori indiani suonino più comprensibili nei mercati anglofoni, mentre in Italia un’idea simile potrebbe rendere gli accenti albanesi – comuni nei nostri call center – indistinguibili da quelli locali. Una svolta che promette comunicazioni più efficaci, ma che porta con sé dilemmi su autenticità e possibili abusi.

La storia di Krisp

È la rivoluzione proposta da Krisp, startup americana che ha svelato una tecnologia capace di modificare in tempo reale il modo in cui parlano gli operatori telefonici. L’azienda si è fatta conoscere, ottenendo finanziamenti milionari, come specialista nella tecnologia audio: propone prodotti per la cancellazione del rumore, la trascrizione delle chiamate, la sintesi delle riunioni e altro ancora. Krisp funziona con tutte le configurazioni hardware e le applicazioni audio che supportano la comunicazione vocale digitale: finora ha trascritto oltre 50 milioni di chiamate ed elabora oltre 75 miliardi di minuti di conversazioni vocali al mese.

Di recente, la startup ha introdotto una funzione pensata per trasformare l’accento indiano-inglese, al fine di renderlo maggiormente chiaro nei mercati anglofoni, preservando la voce dell’oratore. Il sistema, disponibile in versione beta sull’app desktop, sostituisce i fonemi caratteristici di un accento con altri, senza bisogno di pre-addestramento. “Molti non capiscono il mio accento, anche se parlo bene inglese,” ha dichiarato Arto Minasyan, co-fondatore di Krisp. Dopo due anni di sviluppo, i test in ambienti aziendali hanno mostrato un aumento del 26,1% nei tassi di conversione delle vendite e del 14,8% nei ricavi per prenotazione. I vantaggi sono chiari per le aziende: una comunicazione più fluida può favorire le vendite, nonché migliorare l’esperienza del cliente invogliandolo a iscriversi o fare acquisti. Krisp afferma di aver addestrato il modello su migliaia di campioni vocali che comprendevano diversi accenti e dialetti; Minasyan ha dichiarato che un altro vantaggio dello strumento è che non ha bisogno di un pre-addestramento sulla voce dell’utente, poiché crea un profilo per l’oratore in tempo reale.

I problemi dei call center

Tuttavia, durante le prove effettuate da un giornalista del sito TechCrunch, la voce processata risultava innaturale, con alcune parole perse. Krisp attribuisce questi difetti alla fase beta, assicurando miglioramenti futuri grazie a un modello addestrato su migliaia di campioni vocali. Sul piano etico, però, modificare l’accento rischia di perpetuare stereotipi linguistici e di far perdere autenticità alle interazioni. Inoltre, in un’epoca di truffe telefoniche in costante aumento, una voce artificialmente familiare potrebbe essere sfruttata in modo scorretto.

Krisp non è l’unica a esplorare questo campo. La startup Sanas, supportata da GV (ex Google Ventures), ha già implementato tecnologie simili su larga scala. Il settore dell’AI vocale cresce rapidamente, con Krisp che prevede app per iOS e Android entro la fine del 2025 e un’estensione Chrome per Google Meet. L’attenzione iniziale è sugli accenti indiani, data la loro presenza nei call center globali, ma sono in programma espansioni, come per gli accenti filippini. In Italia, il parallelo con gli operatori albanesi suggerisce un futuro prossimo di voci sempre più artificiali e, forse, meno genuine.

La tecnologia di Krisp rappresenta un passo avanti nell’integrazione dell’AI nella vita quotidiana, ma pone anche una domanda cruciale: fino a che punto siamo disposti a sacrificare l’autenticità? Per ora, la beta di Krisp è un esperimento affascinante, ma il suo successo dipenderà dalla capacità di bilanciare innovazione e responsabilità.

Fonte : Wired