Meta AI e privacy, abbiamo un problema?

Meta AI e privacy, scattano dubbi e analisi. Debutta anche in Italia Meta AI, l’intelligenza artificiale della società di Mark Zuckerberg che si estenderà progressivamente a Facebook, Instagram e Messenger. E a differenza di altri strumenti opzionali, Meta AI è integrata direttamente in uno dei canali di comunicazione, WhatsApp appunto, più utilizzati nella quotidianità da cittadini ma anche imprese.

Quali sono le implicazioni per la privacy? La piattaforma è pienamente conforme al Gdpr, il regolamento europeo sulla protezione dei dati, e al Digital Services Act, il nuovo pacchetto sulle piattaforme? I contenuti privati delle conversazioni possono essere utilizzati per addestrare l’intelligenza artificiale di Meta? E a quale scopo? Le aziende saranno costrette ad aggiornare policy e termini di servizio nelle comunicazioni con clienti e utenti?

Meta AI, il dossier sul tavolo del Garante Privacy Ue

L’Italia è fra i primi paesi Ue in cui il servizio ha fatto il suo debutto – sarà progressivamente esteso agli altri – e già ci si interroga sulla conformità alle normative – il Digital Services Act e il Gdpr.

Il dossier è già sul tavolo della Data Protection Commission alias il Garante Privacy irlandese, la massima autorità europea. “La Dpc, in qualità di autorità di vigilanza capofila per Meta, ha esaminato Meta AI negli ultimi mesi insieme alle autorità in tutta l’UE/See (Spazio economico europeo, ndr). Terremo sotto controllo la piattaforma nelle prossime settimane”, ha dichiarato nei giorni scorsi un portavoce dell’autorità irlandese puntualizzando che per quel che riguarda nello specifico WhatsApp “abbiamo ancora alcune domande aperte che richiedono una risposta”.

Nel 2024 l’Autorità irlandese aveva fermato il debutto di Meta AI nei Paesi Ue (nel 2023 il lancio negli Usa a cui ha fatto seguito quello in India a giugno 2024 e nel Regno Unito a ottobre) vincolandolo a tutta una serie di chiarimenti relativi all’addestramento del modello linguistico a seguito delle denunce dell’associazione Noyb (None of your business) – che fa capo all’attivista Max Schrems – inoltrate alle autorità per la protezione dei dati di diversi paesi, Italia inclusa, che hanno sortito la sospensione dei progetti di Meta da parte dei garanti irlandese e britannico costringendo il colosso americano a effettuare una serie di modifiche nelle politiche di privacy a partire dal 26 giugno 2024 e a posticipare la roadmap per il lancio europeo della piattaforma AI.

Fonte : Wired