Israele Medio Oriente, Guterres: “Israele ha trasformato Gaza in campo di sterminio”

“Non si possono spostare e privare le persone dei loro diritti, primo tra tutti quello alla vita e poi a stare nella loro terra, di avere assistenza e proprietà, i loro affetti e i loro affari. La pace vera si deve costruire sulla giustizia e non sull’ingiustizia”. Così il parroco cattolico di Gaza, padre Gabriel Romitelli, replica all’ipotesi formulata da Donal Trump di trasformare la Striscia in una riviera turistica trasferendo la popolazione altrove. “Bisogna rispettare il diritto di ogni essere umano, a prescindere dalla sua cittadinanza, dalla sua religione, la sua situazione”, dice a Vatican News. “Il popolo palestinese di questa parte di Terra Santa è costituito da due milioni e 300 mila persone, sono persone umane!” E “uno dei diritti umani riconosciuto universalmente” – conclude – “è il diritto ad avere la propria terra”. Nell’intervista a Vatican News padre Romanelli conferma la vicinanza di papa Francesco alla popolazione stremata per la guerra. Un paio di giorni fa, riferisce il sacerdote, il Papa è tornato a telefonare, da Casa Santa Marta dove sta trascorrendo il periodo di convalescenza: “Il Papa ha chiamato, ha salutato, ha domandato come andavamo, come stava la gente”.    “La gente era molto contenta di sapere che stava chiamando, quando ha chiamato eravamo alla porta della canonica, all’interno del compound, i bambini e i ragazzi hanno cominciato a gridare Viva il Papa, in arabo, in italiano”, racconta padre Gabriel, argentino come il Pontefice. “Lui ha inviato la sua benedizione, la preghiera. È stata una telefonata breve ma molto sentita, molto apprezzata. Gli abbiamo detto che eravamo molto contenti di averlo visto domenica all’Angelus e sentito ancora una volta il suo appello per la pace. La situazione è veramente terribile in tutta la Striscia – continua il religioso -, quindi abbiamo apprezzato molto la sua vicinanza, la sua preghiera e la preoccupazione per tutti. Lo abbiamo ringraziato”.    Il parroco dell’unica chiesa cattolica presente nella Striscia, dedicata alla Sacra Famiglia, conferma anche come le condizioni in cui vive la popolazione siano “inimmaginabili”, proprio come le ha definite il Papa nel testo dell’Angelus diffuso domenica scorsa. E continua a lanciare l’appello affinché non si fermi la preghiera: “Pregare tanto per il dono della pace e lavorare per la pace. Convincere tutti, tutti i responsabili delle nazioni che la pace è possibile. Finché continuerà questo conflitto armato, non sarà risolto nessun problema, sostanzialmente. È tutto il contrario”. È convinto che è necessario “convincere affinché finisca questa guerra con tutte le condizioni che interessano al popolo, questa parte del popolo palestinese, ma per il bene di tutti, palestinesi e israeliani. Pregare e lavorare per la pace e la giustizia. Si deve fermare questa guerra quanto prima. Più di due milioni di persone vivono qua!”.    L’immagine di territori spettrali è quella che lo stesso don Gabriel restituisce, e in mezzo alla devastazione si cerca di non far mancare l’aiuto: “Gaza è una prigione, è diventata una gabbia, una grande gabbia. Noi facciamo del bene alle persone, per quanto possibile, alle centinaia di rifugiati, alle migliaia di famiglie di civili musulmani che sono attorno a noi. Aiutiamo tutti, cristiani e non cristiani, cerchiamo di fare veramente uno strumento di pace per tutti”.  L’appello, ancora una volta, è di pregare per la pace e lavorare per la pace e la giustizia: “convincere tutti che questa guerra deve finire. È il primo passo necessario. E poi dare speranza che possano continuare a vivere nella Striscia di Gaza senza spostarli”, scandisce il parroco.

Fonte : Sky Tg24