Cos’è il secondary ticketing e perché è così difficile da fermare

La maxi multa inflitta dall’Antitrust ai servizi di biglietteria del Parco Archeologico del Colosseo riaccende il dibattito su un fenomeno noto da almeno un decennio in Italia: il secondary ticketing. Un meccanismo complesso, difficile da arginare, che finora è stato contrastato solo con indagini e sanzioni. La multa da 20 milioni di euro arriva due anni dopo quella inflitta a Viagogo, società svizzera specializzata nella rivendita online di biglietti per concerti, che il 5 maggio 2023 fu sanzionata per 40 milioni.

Cos’è il secondary ticketing

Il secondary ticketing – o bagarinaggio digitale – funziona online in modo simile al vecchio mercato parallelo dei biglietti, ma con strumenti più sofisticati che lo rendono più esteso, redditizio e difficile da bloccare.

Ma cosa succede esattamente? Quando un rivenditore ufficiale mette in vendita i biglietti online, spesso entrano in azione decine di bot: piccoli programmi automatici gestiti da individui, gruppi o aziende in grado di acquistare centinaia o migliaia di biglietti in pochi istanti. Una volta completato l’acquisto, i bot rendono il loro gestore il legittimo proprietario dei tagliandi, pronti per essere rivenduti a prezzi maggiorati.

Quanti biglietti vengono comprati da bot?

Nel caso dei concerti, è possibile che una parte dei biglietti – circa il 30% – riesca comunque a finire nelle mani degli utenti reali. Ma nei parchi archeologici, musei o luoghi di forte richiamo turistico, la situazione è spesso peggiore: la quasi totalità dei biglietti viene accaparrata dai bot. Così è stato anche per il Colosseo, dove era diventato praticamente impossibile acquistare un biglietto al prezzo base. I tagliandi finivano poi sulle piattaforme di rivendita o presso operatori turistici, con rincari spesso esorbitanti.

Un fenomeno non solo italiano. Il caso Coldplay del 2015

Il fenomeno, però, non riguarda solo l’Italia. Anche siti iconici come la Sagrada Família di Barcellona ne sono vittime: trovare un biglietto disponibile è difficile, a meno di prenotare con mesi di anticipo online. Eppure, basta girare attorno all’opera di Gaudí per trovare chioschi che vendono ticket a prezzi superiori.

La prima grande ondata di attenzione mediatica sul secondary ticketing in Italia risale al 2015, quando i biglietti per un concerto dei Coldplay sparirono nel giro di pochi minuti. Da allora il fenomeno non si è mai realmente fermato. Oggi esiste una legge che vieta il secondary ticketing e impone l’uso di biglietti nominali. Ma in Italia, spesso, far rispettare le leggi è complicato: a volte si perdono per strada, altre volte semplicemente non vengono applicate.

Fonte : Repubblica