Esiste un piatto che, una volta usato, si può mangiare oppure lasciare degradare in compost nel giro di un mese. Sembra fantascienza, e invece è ciò che Bonfitaly, realtà con sede a Riccione, propone come risposta concreta all’inquinamento da plastica monouso. Un’idea semplice, ma di grande impatto: stoviglie realizzate con crusca di frumento, completamente biodegradabili, compostabili e, volendo, edibili.
Nata dalla collaborazione con l’azienda polacca Biotrem, Bonfitaly sta portando avanti un progetto che punta alla sostenibilità attraverso un cambiamento radicale. Infatti il suo obiettivo è di ridurre gli sprechi e promuovere un nuovo modo di concepire i materiali di consumo quotidiani, utilizzando sottoprodotti dell’industria alimentare che, altrimenti, andrebbero sprecati.
Dal mulino alla tavola (e ritorno)
Il processo produttivo alla base delle stoviglie Bonfitaly è tanto ingegnoso quanto essenziale: si parte dalla crusca, sottoprodotto della macinazione del grano, che viene trattata unicamente con acqua e vapore, poi compressa in stampi che le danno forma. Nonostante non ci sia alcun additivo chimico e nessuna plastica, il risultato è un prodotto resistente al calore, utilizzabile con cibi liquidi, solido, freddi o caldi, e persino compatibile con forno e microonde.
La biodegradabilità è totale: se il piatto non viene consumato, si decompone naturalmente entro 30 giorni, senza lasciare tracce nell’ambiente. Inoltre, servono appena 8 ml di acqua per realizzare un piatto, a fronte dei 20 litri richiesti per produrne uno in cellulosa e le emissioni di CO₂ si riducono dell’85% rispetto ai materiali tradizionali.
Plastica compostabile? Una falsa soluzione
Quando si parla di transizione ecologica, le bioplastiche vengono spesso presentate come l’alternativa “verde” al monouso tradizionale, tuttavia la realtà è più complessa. Questi materiali richiedono, infatti, impianti di compostaggio industriale per degradarsi, condizioni che non si trovano né nei giardini privati né nelle discariche. Non bisogna poi dimenticare che la loro produzione implica comunque un uso significativo di energia e risorse naturali.
“Molti credono che la plastica compostabile sia una soluzione perfetta. In realtà, nasconde più problemi di quanti ne risolva”, spiegano da Bonfitaly. Al contrario, la crusca di frumento rappresenta una vera alternativa circolare: si parte da un residuo alimentare e lo si trasforma in risorsa, senza la necessità di nuove coltivazioni né di complessi sistemi di smaltimento.
Dai piatti a molto altro
La sostenibilità, per Bonfitaly, non si ferma alla crusca. L’azienda lavora costantemente con università e centri di ricerca, come l’Università di Bologna, per sviluppare nuovi materiali, testare soluzioni sempre più performanti e ampliare la gamma di prodotti. Piatti e ciotole sono solo l’inizio: il futuro potrebbe vedere anche posate, imballaggi e contenitori tutti edibili e biodegradabili.
La startup è inoltre supportata da Ecoarea Start Up Lab e collabora con Legambiente e altre realtà impegnate nella diffusione di soluzioni a basso impatto. L’obiettivo è ambizioso: trasformare il concetto stesso di “monouso” in qualcosa di sostenibile, accessibile e replicabile su larga scala.
Una scelta etica e consapevole
Secondo i dati della Commissione Europea, ogni anno finiscono negli oceani europei 150.000 tonnellate di plastica. Per contrastare questa emergenza, l’UE ha già vietato molti prodotti monouso a partire dal 2021, e spinge per soluzioni più sostenibili e riutilizzabili.
In questa ottica l’azienda riccionese intende dimostrare che non basta smaltire meglio, bisogna produrre meglio e magari, laddove possibile, mangiare anche ciò che normalmente getteremmo.
L’invito rivolto a privati, aziende e organizzatori di eventi è quello di ripensare le proprie abitudini. Il messaggio è chiaro: bisogna scegliere stoviglie commestibili significa ridurre i rifiuti, tagliare le emissioni e partecipare attivamente a un cambiamento culturale che mette al centro la responsabilità ambientale.
Fonte : Today