Scacco matto agli speculatori dei biglietti del Colosseo? Forse no, ma è un primo passo. L’Autorità garante della concorrenza e del mercato (Agcm, più nota come Antitrust) ha sanzionato per quasi 20 milioni di euro sette aziende responsabili della prolungata impossibilità per i turisti di acquistare ticket a tariffa ordinaria per visitare il monumento simbolo di Roma. Il provvedimento, comunicato oggi 8 aprile 2025, colpisce in particolare la società cooperativa Culture (CoopCulture), concessionaria ufficiale del servizio di biglietteria dal 1997 al 2024, e sei operatori turistici che avrebbero utilizzato programmi informatici automatizzati per sottrarre al pubblico i biglietti standard, disponibili teoricamente a 16 euro. L’istruttoria è stata avviata a luglio 2003.
Biglietti per il Colosseo, come funzionava il meccanismo della speculazione
L’illecito contestato dall’Antitrust sui biglietti del Colosseo riguarda una sistematica alterazione del sistema di prenotazione dei tagliandi. Quando un turista tentava di acquistare online un biglietto al prezzo standard di 16 euro sul portale ufficiale si trovava sistematicamente davanti alla scritta “nessuna disponibilità”, anche se cercava con mesi di anticipo. Questo sarebbe accacuto perché i biglietti venivano immediatamente sottratti dal mercato attraverso dei bot, software automatizzati utilizzati dalle sei società turistiche sanzionate (Tiqets, GetYourGuide, Walks, Italy With Family, City Wonders e Musement). In pratica, quando nuovi biglietti venivano caricati nel sistema (solitamente alle 9:00 del mattino), questi programmi erano in grado di selezionare e completare centinaia di acquisti in pochi decimi di secondo, rendendo impossibile per un visitatore normale completare anche una singola prenotazione.
CoopCulture, anziché proteggere il sistema con misure anti-bot (come i captcha, quei test che verificano se l’utente è umano), avrebbe deliberatamente (“in piena consapevolezza”, recita la nota diffusa) lasciato che questo accadesse. Non solo: secondo l’auothority la società avrebbe riservato una parte consistente dei biglietti per venderli direttamente abbinati alle proprie visite guidate a prezzo maggiorato (circa 25-30 euro). Il turista che desiderava visitare il Colosseo avrebbe avuto quindi solo due opzioni: o acquistare il pacchetto guidato da CoopCulture, o rivolgersi alle agenzie turistiche che offrivano i biglietti a prezzi triplicati (fino a 51 euro), spesso abbinati a servizi non richiesti, come guide turistiche, pick up e salta fila.
Le conseguenze di questa strategia hanno colpito duramente i turisti indipendenti e le piccole agenzie di viaggio. Un normale visitatore che desiderava semplicemente acquistare un biglietto base era praticamente impossibilitato a farlo. Le agenzie turistiche tradizionali, che non disponevano della tecnologia per competere con i bot nella “gara” all’acquisto dei biglietti, hanno dovuto modificare i loro itinerari escludendo il Colosseo, con conseguenti difficoltà economiche.
Le sanzioni e le implicazioni legali
L’Antitrust ha inflitto a CoopCulture una sanzione di 7 milioni di euro per aver contribuito “in piena consapevolezza” a questa pratica commerciale scorretta, in violazione dell’articolo 20 del Codice del consumo. Le sei società turistiche coinvolte nell’indagine dovranno invece sborsare sanzioni per un totale di circa 13 milioni di euro per aver utilizzato “bot di acquisto”, risultando scorrette ai sensi degli articoli 24 e 25 del Codice del consumo e, dal 2 aprile 2023, anche ai sensi dell’articolo 23, comma 1, bb-bis) dello stesso Codice. Questa decisione stabilisce un importante precedente giuridico, estendendo per la prima volta la normativa anti-bagarinaggio ai beni culturali e potrà essere applicata in futuro ad altri siti dove esistono problematiche simili. Quello dei bagarini è un problema che colpisce i concerti, ma anche settori meno conosciuti, come quello delle sneakers, le scarpe per il tempo libero. Un bot specifico per le sneaker, spiegava un’inchiesta di Wired di qualche anno fa, costava dai 250 dollari (per quelli basici) fino a 3.600 dollari per le versioni più sofisticate. Una volta acquistato il bot, spiegano gli esperti, basta programmarlo. Tra i bersagli preferiti, il noto sito di ecommerce Shopify. Per mascherare la truffa, gli “scalper” si mascherano dietro a proxy, software che consentono di mascherare la reale posizione geografica. Ma non sempre fila tutto liscio, come dimostra il caso di Roma.
Fonte : Wired