Costa Concordia, attesa la decisione sulla semilibertà di Schettino: cosa fa ora l’ex comandante

Dopo il rinvio del 4 marzo, i magistrati del tribunale di sorveglianza di Roma si riuniranno di nuovo per decidere sulla possibilità per l’ex comandante Francesco Schettino di accedere alla semilibertà. Schettino nel 2017 è stato condannato in via definitiva a 16 anni di carcere per il naufragio della Costa Concordia davanti all’isola del Giglio nella notte tra il 13 e il 14 gennaio 2012. A causa della collisione con alcuni scogli, 32 persone hanno perso la vita. 

La richiesta di Schettino

L’ex comandante è stato condannato per omicidio colposo plurimo, lesioni colpose, naufragio colposo e abbandono dell’imbarcazione. “Ad oggi Schettino ha scontato, calcolando anche il periodo di misura cautelare, molto più della metà della pena”, aveva detto l’avvocata Paola Astarita, difensore di Schettino, uscendo dal tribunale di Sorveglianza di Roma dopo l’ultima udienza. La legale aveva anche aggiunto: “È molto addolorato per quello che è successo e dal primo momento ha accettato la condanna, è una persona che sta scontando la sua pena”.

La semilibertà è una misura alternativa al carcere che permette al detenuto di trascorrere parte della giornata fuori dall’istituto penitenziario. Il rinvio a oggi, 8 aprile, è stato motivato  a causa del cambio di giudice relatore. L’avvocata ha presentato richiesta per far ottenere un lavoro a Schettino attraverso l’associazione di Flavia Filippi, “Seconda Chance”. “Speriamo che il tribunale possa fare serenamente le sue valutazioni”.

Cosa fa ora Schettino

Schettino al momento beneficia attualmente di 45 giorni all’anno di permessi ottenuti grazie alla buona condotta mantenuta nel carcere romano. L’ex comandante della Costa Concordia tre anni fa aveva ottenuto la possibilità di lavorare in carcere e gli era stato affidato il compito di contribuire alla digitalizzazione dei documenti giudiziari della strage di Ustica e della strage di via Fani a Roma con il sequestro e l’omicidio dello statista democristiano Aldo Moro.

Il processo e la condanna

L’ex comandante della Costa Concordia si trova recluso nel carcere di Rebibbia dal 13 maggio 2017, dopo la sentenza che lo ha condannato per omicidio colposo plurimo, lesioni colpose, naufragio colposo e abbandono dell’imbarcazione. Il 13 gennaio 2012, infatti, nel naufragio di fronte all’Isola del Giglio, persero la vita 32 persone, vittime di quello che divenne il celebre “inchino” di fronte l’abitato, a ridosso della costa.

La vicenda giudiziaria, che ebbe un grandissimo clamore mediatico anche all’estero, comincia proprio a pochi giorni dal disastro, il 16 gennaio, quando Schettino venne arrestato. Il comandante finì prima in carcere e poi ai domiciliari (confermati poi in Cassazione). Il giorno successivo venne poi diffusa la telefonata con il capitano della Capitaneria di Livorno, Gregorio De Falco: l’ordine di quest’ultimo a Schettino, quel “vada a bordo, c….”, fece il giro del mondo.

Il 22 maggio del 2013 arriva il rinvio a giudizio per Schettino, a cui viene revocato anche  l’obbligo di dimora. A luglio le prime condanne: cinque coimputati patteggiarono pene tra un anno e 6 mesi e due anni e 10 mesi. Il 15 febbraio 2015 arrivò la condanna a 16 anni, confermata poi anche dalla corte d’appello di Firenze. La sentenza divenne definitiva il 12 maggio 2017 in Cassazione. Nell’ambito del processo Costa Crociere patteggiò una sanzione da un milione di euro. “Spero vinca – ha commentato l’avvocato Astarita -. Quello che possiamo fare è aspettare con fiducia”. Un pensiero in contrapposizione con quello di una delle persone sopravvissute al naufragio, Vanessa Brolli, 27 anni, che era in vacanza sulla Costa Concordia con i fratelli, i genitori e altri parenti per festeggiare i 50 anni di matrimonio dei nonni, ha dichiarato una volta appreso la notizia: “Dispiace sapere che potrebbe tornare a casa. Schettino deve pagare per le sue colpe. A prescindere dalla decisione dei giudici siamo certi che Schettino vivrà il resto dei suoi giorni con addosso il peso di questa tragedia. Questa è la più grande pena per lui. Anche se dovesse uscire dal carcere, dovrà convivere con questa colpa per tutta la vita”.
 

 

Fonte : Today