Etichette del vino sui rischi per la salute, in Italia ci sono già e chi le usa non vende meno

Le etichette su vino e alcolici per segnalare i rischi per la salute correlati sono diventate una delle crociate personali del ministro dell’agricoltura Francesco Lollobrigida, che è a favore del “no”, ma il dibattito sulla presenza o meno dei cosiddetti health warning sulle bottiglie di vino non sembra destinato a finire presto. Se da un lato c’è stata l’alzata di scudi di alcune associazioni di categoria, come Coldiretti, dall’altro le raccomandazioni dell’Oms e le decisioni dell’Unione Europea vanno nella direzione di rendere le etichette “parlanti” anche dal punto di vista delle informazioni sanitarie legate ai rischi del consumo di alcolici. A oggi ci sono comunque esempi di produttori e paesi, come l’Irlanda, che hanno già introdotto questo tipo di etichette per rendere i consumatori più consapevoli. Ma andiamo con ordine.

Gli studi, le posizioni di Oms e Unione Europea

Un recente rapporto dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) sottolinea come nell’Unione europea, il consumo pro capite di alcol tra gli adulti nel 2019 sia il doppio della media mondiale, e “oltre il 5% di tutti i decessi nell’UE è correlato all’alcol, con il cancro come causa principale”. L’Oms sostiene che l’etichettatura dell’alcol sia “un’opzione politica per ridurre i danni correlati”, rendendo i consumatori più consapevoli dei rischi che corrono. Nel rapporto infatti si aggiunge che: “In un sondaggio online, solo il 39% degli intervistati era a conoscenza del fatto che l’alcol provoca il cancro del colon-retto, nonostante rappresenti un terzo di tutti i nuovi casi di cancro correlati all’alcol nell’Ue – scrive l’Oms – e, sorprendentemente, solo il 15% degli intervistati sapeva che l’alcol provoca il cancro al seno, nonostante le crescenti prove che anche bassi livelli di consumo possono portare al cancro al seno e che, in generale, non esiste un livello sicuro quando si tratta di rischio di cancro.

E a chi propone solo l’utilizzo di un Qr Code per avere ulteriori informazioni, sempre nel documento dell’Oms vengono riportati i dati di un primo esperimento pilota svolto in un supermercato di Barcellona, in Spagna, dove erano stati posizionati cartelli con la scritta “L’alcol nuoce gravemente alla salute” e un codice Qr. Per stimarne il tasso di utilizzo è stato effettuato un confronto tra il numero di visite al sito web e il numero di clienti nel supermercato (numero di ricevute di vendita univoche) in una singola settimana. Risultato? “Complessivamente, sei clienti su 7079 hanno scansionato il codice QR durante la settimana, il che corrisponde a un tasso di utilizzo dello 0,085%. Tra i clienti che hanno acquistato alcolici, il tasso di utilizzo è stato di 2,6 per 1000 (0,26%)”.

A febbraio 2025 è stato pubblicato anche un altro documento che sta scuotendo il mondo del vino, nel quale la Commissione europea fa il punto sul Beca, ovvero il programma “Beating cancer” del 2021, cioè il Piano europeo di lotta contro il cancro, che già allora metteva nero su bianco la necessità di limitare il consumo di alcolici e introdurre un’etichetta sanitaria su vino e bevande alcoliche. Andando ancora più indietro nel tempo, lo “European framework for action on alcohol 2022-2025”, invitava i governi a mettere in campo azioni significative per raggiungere l’obiettivo di una riduzione del 10% del consumo pro capite entro il 2025.

Il caso Irlanda

L’Irlanda è stato un paese apripista in materia di etichette sanitarie sulle bevande alcoliche, vini compresi, dando informazioni visibili legate ai rischi per la salute già sulle bottiglie. Non è stata inserita la scritta generica, come per le sigarette, “nuoce gravemente alla salute”, ma messaggi precisi come “Il consumo di alcol provoca malattie del fegato” e “Alcol e tumori mortali sono direttamente collegati”, oltre al messaggio, spesso disegnato con un simbolo, per le donne in gravidanza, che dovrebbero astenersi dal bere alcolici. La legge, approvata nel 2023, diventerà ufficiale nel 2026, dopo tre anni di transizione. Già all’epoca del suo primo semaforo verde, la norma aveva attirato non poche critiche, anche dall’Italia e da Coldiretti, che vedevano in questa legge un possibile freno agli introiti dell’export per i produttori nazionali. E in Italia?

I produttori piemontesi con le etichette sul vino

L’etichetta con l’health warning su una bottiglia di vino

Non ci sono solo le posizioni contro l’health warning sulle etichette. Esistono produttori che hanno deciso di introdurle e che sono favorevoli a seguire l’esempio di quanto fatto in Irlanda: “È giustissimo inserire queste informazioni già in etichetta perché la molecola dell’etanolo ha delle proprietà genotossiche ed è anche una sostanza psicotropa che dà dipendenza – spiega Michele Fino, professore ordinario di Fondamenti diritto europeo all’università di Pollenzo, e autore del libro “Non me la bevo”Le persone devono essere consapevoli delle scelte che fanno”. Secondo Fino quello irlandese è un esempio “equilibrato” che “induce consapevolezza”. “In Irlanda”, riprende, “c’è un’abitudine al binge drinking. Hanno 50-60 persone all’anno che muoiono col bicchiere in mano, che bevono così tanto da raggiungere il coma etilico. Hanno quindi introdotto misure informative molto caute e proporzionate, perché sanno che, con un’abitudine così radicata, se si mette il bando si ottiene l’effetto opposto. I bandi stimolano la voglia di andare contro l’autorità mentre noi abbiamo bisogno di un’educazione alimentare nelle scuole. Non è vero che un bicchiere non fa male a nessuno, perché dipende da tanti fattori, come la genetica. Rimane comunque qualcosa che aumenta il rischio di malattie”.

Fonte : Wired