iPhone e dazi, quanto aumenterà il prezzo

Si fa sempre più verosimile un aumento di prezzi per gli iPhone negli Usa a seguito della controversa decisione del governo di imporre dazi anche piuttosto importanti sui prodotti confezionati al di fuori dei confini nazionali. Le stime più pessimiste si spingono fino a un possibile +43% per gli smartphone Apple sul territorio statunitense, coinvolgendo anche altre linee prodotto come iPad, AirPods e Apple Watch. E in Italia?

Perché con i dazi aumentano i prezzi

Come già ampiamente previsto, i dazi annunciati lo scorso 2 aprile da Donald Trump avrebbero un effetto negativo anche sull’economia Usa e in modo particolare sul segmento tech dato che è proprio da Oriente che arrivano la maggior parte dei componenti. E dove spesso vengono assemblati i dispositivi più popolari. La Cina rimane il principale hub per Apple e ha ricevuto il pesantissimo dazio del 54% sull’importazione, ma anche gli altri paesi partner di Cupertino come Vietnam con il 46% e India (obiettivo futuro del 25% di produzione della mela morsicata) con il 26% non sono stati certo risparmiati. L’elenco si può estendere anche alla Malesia (+24%) e Thailandia (+36%) che sono noti fornitori dei californiani, senza dimenticare l’Irlanda qui nell’Unione Europea (+20%), che ospita stabilimenti dove vengono assemblati alcuni modelli di iMac. Questi aumenti dei componenti e dei costi di assemblaggio porteranno verosimilmente a un ritocco dei listini a livello globale nel breve periodo, probabilmente già a partire dalla prossima estate.

I possibili rincari degli iPhone

La stima più pessimista arriva dagli analisti della Rosenblatt Securities, che hanno ipotizzato un rincaro spostato soprattutto sugli utenti, con un aumento anche fino al 43% negli Usa. Per esempio, iPhone 16 base passerebbe da 799 a 1142 dollari, mentre il modello di vertice iPhone 16 Pro Max da 1TB salirebbe da 1600 a 2300 dollari. L’onda lunga dei rincari potrebbe arrivare anche oltreoceano fin qui in Italia, con aumenti in proporzione.

L’ipotesi più ottimista è quella della J.P. Morgan. Un aumento di costo negli Usa porterebbe un ritocco verso l’alto di tutti i listini globali con una proiezione del 6% circa, che si tradurrebbero da noi in un aumento da 30 a 50 euro a seconda dei modelli di iPhone.

Le soluzioni per limitarli

Per aggirare i dazi si potrebbe pensare a una produzione made in Usa, come auspicato da Trump. Ma in tal caso, il costo della manodopera per l’assemblaggio decuplicherebbe da 30 a 300 dollari secondo le stime dell’analista Wayne Lam di TechInsights. Un progetto che richiederebbe un lungo tempo tecnico e uno sforzo molto impegnativo: ben 3 anni e 30 miliardi di investimento secondo Dan Ives, analista di Wedbush, che ipotizza un prezzo triplicato per un iPhone made in Usa. Più credibile lo scenario configurato dalla Morgan Stanley, con Apple che potrebbe aumentare quanto più possibile le scorte nelle prossime settimane e quindi limitare al massimo il rincaro per gli utenti, concentrandosi in modo particolare sui modelli di fascia alta, assorbendo la restante percentuale tra una riduzione degli utili societari e alcuni possibili trucchi come eliminare i tagli di memoria più bassi e ritoccare verso l’alto i nuovi modelli entry.

Fonte : Wired