AGI – Il carabiniere alla guida della Giulietta “sarebbe stato in grado” di arrestare l’auto “prima di raggiungere il palo” tra via Ripamonti e via Quaranta evitando “l’investimento e il sormonto di Ramy Elgaml”. Lo scrive l’esperto Roberto Bergantin nella consulenza tecnica di parte su incarico degli avvocati Debora Piazza e Marco Romagnoli che assistono Fares Bouzidi, il giovane alla guida dello scooter su cui viaggiava il 19enne che perse la vita, dopo un lungo inseguimento dei carabinieri, la notte del 24 novembre 2024. È il terzo ‘studio’ sulla dinamica dell’incidente: il primo, per conto della Procura, ha negato un “urto preliminare” tra i due mezzi; il secondo, per la famiglia di Ramy, lo ha invece ipotizzato, cosi’ come quest’ultimo depositato oggi nell’ambito delle inchieste che vedono Bouzidi e il carabiniere indagati per omicidio stradale.
L‘analisi di Bergantin collima con le conclusioni della consulenza dell’ingegnere nominato dai parenti di Ramy quanto al fatto che ci fu un ‘doppio urto’. “Si conclude che il contatto tra la Giulietta e la Yamaha si concretizzò nel tratto della carreggiata di via Ripamonti compreso tra le vie Pizzi e Quaranta a causa dell’affiancamento e dello spostamento da destra verso sinistra dell’auto – si legge nei passaggi finali del documento visionato dall’AGI -. Contatto che ha causato la destabilizzazione del motociclo con conseguente perdita di controllo da parte di Fares Bouzidi che non fu, cosi’, in grado di riprenderne il controllo e immettersi in via Quaranta o proseguire diritto lungo via Ripamonti. Affiancamento della vettura alla Yamaha che non ha consentito al motociclista di reimmettersi nella carreggiata di via Ripamonti. Infine osservo che il mlitare alla guida dell’auto sarebbe stato in grado di evitare l’impatto contro il palo semaforico e, soprattutto, l’investimento e il sormonto di Ramy Elgaml nel caso avesse accentuato l’azione frenante già posta in essere nella fase di immissione nell’area di intersezione”.
“Un conducente che procede alla velocità di 56 km/h è in grado di fermare l’auto in circa 16 metri (stimando la decelerazione di 7,5 m/s2) – è il ragionamento nel dettaglio del consulente -. Poiché il militare alla guida dell’auto stava già frenando nel frangente in cui venne ripresa la vettura pare ragionevole sostenere che sarebbe stato in grado di arrestarla prima di raggiungere il citato palo e, quindi, si sarebbe evitato l’investimento e il sormonto di Elgaml”.
Per i calcoli di Bregantin, “la distanza che insiste tra la zona d’urto, avvenuta lungo via Ripamonti, e il palo di sostegno delle lanterne semaforiche, è di circa m 30. È indubbio che il contatto tra i due veicoli ha certamente cagionato una turbativa al motociclista. Per cui pare ragionevole sostenere che quest’ultimo avesse impiegato almeno 1,2 1,5 secondi (corrispondenti al tempo psicotecnico) per cercare di riprendere il controllo della moto. Alla velocità di entrata in campo del motociclista indicata dal Consulente della Procura di circa 55 km/h si percorrono circa 15,2 metri ogni secondo. Ne consegue che la moto, durante l’intervallo di tempo citato, avrebbe percorso circa m 18 23 con conseguente immissione all’interno dell’area di intersezione senza più poter impostare la svolta a sinistra per proseguire lungo via Quaranta né correggere la traiettoria per proseguire lungo la carreggiata di via Ripamonti. Per cui pare ampiamente coerente con l’evento che il contatto si concretizzò alcuni metri a monte della più volte citata area di intersezione come rappresentato nell’elaborato formalizzato dalla Polizia Locale”.
Fonte : Agi