Così si colpisce un giornalista (nel silenzio di Giorgia Meloni)

Ci sono vari modi per mettere a tacere un giornalista. Il più silenzioso è il metodo di Carmine Gallo e Samuele Calamucci: screditarlo nelle conversazioni, sapendo di essere intercettati, e consegnargli una notizia falsa su imprenditori importanti, accompagnata da documenti altrettanto farlocchi. Una trappola. Sperando così nella pubblicazione della fake news, perché l’autore dell’inchiesta e il suo giornale vengano poi uccisi economicamente dalle successive cause legali. È esattamente quello che Gallo e Calamucci provano a fare con Today.it.

Il videoselfie di Calamucci davanti alla sede di Squadra Fiore

Nei fotogrammi vicino al titolo, Samuele Calamucci, 45 anni, sorride la sera del 10 febbraio 2024, nel suo videoselfie che ha registrato in piazza Bologna 22 a Roma: davanti allo stesso portone, dove sostiene abbia sede l’ufficio coperto della rete clandestina Squadra Fiore. Qui sotto il frame con il nome della piazza.

Samuele Calamucci nel videoselfie che lo ritrae in piazza Bologna 22 a Roma, sotto la sede di Squadra Fiore (Today.it)

La storia di questo polpettone avvelenato, però, ha un livello superiore, secondo le ultime carte depositate dalla Procura di Milano. Un filo sottile che lega illustri possibili testimoni ai due spioni e al loro finanziatore, Enrico Pazzali. Testimoni che, come vedremo, ruotano intorno al governo di Giorgia Meloni. E al sottosegretario alla Presidenza del consiglio, con delega ai servizi segreti, il magistrato Alfredo Mantovano (nella foto sotto con la premier). Una domanda che il Parlamento o il Copasir, il Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica, potrebbero rivolgere loro è la seguente: cosa sa Palazzo Chigi di questa squallida operazione?

I “contatti ricorrenti” tra Enrico Pazzali e il generale dei servizi Carlo De Donno

I possibili testimoni sono i nomi di cui parliamo in questa inchiesta giornalistica, rimasti finora nell’ombra. Anche grazie a un’opposizione in Parlamento totalmente distratta. I retroscena ve li possiamo raccontare nei minimi dettagli. Perché il giornalista che Carmine Gallo e Samuele Calamucci volevano far fuori sono io.

Alfredo Mantovano e la premier Giorgia Meloni (foto LaPresse)

Le ultime informative depositate dalla Procura di Milano, infatti, rivelano molto di più. La figura chiave è Enrico Pazzali, 61 anni, presidente di Fondazione Fiera Milano e socio di maggioranza dell’agenzia di spionaggio Equalize. Nonché supervisore, secondo i carabinieri, di gran parte delle operazioni contestate a Gallo e Calamucci. 

La soffiata che ha rivelato all’agenzia Equalize le indagini della Procura

Ma mentre finanziava le attività illegali di Equalize, Pazzali era in contatto con il generale dei carabinieri, Carlo De Donno. Ex comandante del Ros di Milano, ufficiale cresciuto sotto il comando del generale Mario Mori, De Donno è dal 2021 il vicedirettore dell’Aisi, il servizio segreto interno. L’ha voluto lì l’allora premier Giuseppe Conte. Giorgia Meloni e Alfredo Mantovano, pugliese come De Donno e Conte, lo hanno riconfermato per altri due anni ai vertici degli 007. I suoi ex colleghi, delegati dalla Procura milanese, però ritengono che parta da lui la soffiata che avverte Pazzali, Gallo e Calamucci sulle indagini in corso.

Ecco cosa scrivono i carabinieri nell’informativa del 24 gennaio 2025: “Si dà atto che sono acclarati e accertati contatti ricorrenti tra Pazzali e il generale De Donno”. Evidenziano, inoltre, che Pazzali nell’occasione avrebbe ottenuto le informazioni desiderate, secondo le dichiarazioni di Gallo, “solo dopo aver incontrato a Roma Carlo De Donno, vicedirettore dell’Aisi”, che “nei fatti lo informava dell’odierno procedimento”. L’attività tecnica, aggiungono i carabinieri, permetteva di acquisire elementi significativi circa la fuga di notizie già la mattina del 27 novembre 2023. Anche Carmine Gallo, in sede di interrogatorio, ha dichiarato che Pazzali era stato “verosimilmente messo al corrente delle investigazioni in corso” proprio da Carlo De Donno (comunque non indagato).

Il probabile movente delle calunnie: fermare le inchieste di Today.it

Il generale minaccia querele. Noi riportiamo i fatti per dovere di cronaca. Fino a prova contraria, non è stato lui a dare la soffiata a Pazzali. E le dichiarazioni di Gallo potrebbero non essere vere. Ma non può sfuggire un’altra circostanza: i carabinieri affermano che il numero due dell’Aisi, generale De Donno, era in contatto con il finanziatore dell’agenzia di spionaggio, il socio di maggioranza Enrico Pazzali, mentre un presunto ex collaboratore del Sisde, Gallo, e del Dis, Calamucci, complici di Pazzali nella loro agenzia di spionaggio, stavano cercando di colpire – almeno professionalmente – il direttore editoriale per le inchieste di questo giornale. L’Aisi e i suoi vertici equivalgono alla Presidenza del consiglio, per la quale svolgono la loro attività. Due sono le ipotesi: o Palazzo Chigi era al corrente, oppure il governo non è in grado di controllare i suoi apparati.

Il movente, prima di tutto. Quando Calamucci con Gallo dice a Pazzali – tutti e tre intercettati – che vengo pagato dai servizi segreti, che sono amico suo da una vita e che può dirigere le inchieste di Today.it, mente sapendo di essere ascoltato dai carabinieri e dalla Procura di Milano. La collaborazione tra giornali e Dis, Aisi, Aise, i nostri 007, è vietata dalla legge. Calamucci quindi mi attribuisce un illecito. Non soltanto un’infamia per qualunque giornalista.

Il dossier Pazzali-Gallo contro Today.it – di Fabrizio Gatti

È il 31 gennaio 2024. Il presunto complice di Carmine Gallo mi ha incontrato soltanto qualche ora prima, su sua richiesta proponendosi come whistleblower per denunciare i presunti dossieraggi della rete clandestina di Squadra Fiore. Non è vero che ci conosciamo da una vita, perché quel giorno è la prima volta che vedo “Samuele”, il nome con cui si è presentato. E non è vero, ovviamente, che dirige ciò che pubblichiamo.

Carmine Gallo, al centro, tra Samuele Calamucci, di spalle, ed Enrico Pazzali (foto Carabinieri)

Perché allora cerca di colpirmi come giornalista? Forse per le inchieste che ho pubblicato, pubblichiamo e pubblicheremo: non troviamo altre risposte. In particolare, gli articoli sul Sisde, come si chiamavano i nostri servizi interni prima di diventare Aisi, e gli approfondimenti sulla quinta mafia, il consorzio tra servizi, Cosa nostra e ‘ndrangheta che, secondo le testimonianze e le confessioni raccolte in alcuni processi, ha ispirato le rivendicazioni firmate per anni come Falange armata. Proprio su questo, Carmine Gallo (nella foto sopra scattata dai carabinieri, tra Calamucci e Pazzali) era stato chiamato a dichiarare quello che sapeva, in una richiesta di nuove indagini depositata alla Corte d’appello di Milano per l’omicidio di Umberto Mormile: esattamente quarantotto ore prima che morisse.

Trovata la pistola: “Compatibile con l’arma che ha ucciso Bruno Caccia”

La cronologia aiuta sempre a dipanare le matasse. Ecco da dove comincia la mia. Il 3 aprile 2017 e il 29 novembre 2018 firmo su L’Espresso, dove lavoravo come inviato, due inchieste giornalistiche (qui) sulle presunte interferenze dell’allora Sisde nelle indagini che hanno accompagnato i tre processi sull’omicidio nel 1983 del procuratore di Torino, Bruno Caccia (nella foto sotto). Gli effetti di quelle interferenze pesano anche oggi: i killer del commando assassino sono infatti tuttora ignoti.

Il procuratore della Repubblica di Torino, Bruno Caccia, ucciso il 26 giugno 1983 (foto famiglia Caccia)

La famiglia del magistrato aveva indicato come movente, senza però essere mai ammessa a testimoniare in aula, gli accertamenti che Caccia stava per concludere sul ruolo della mafia catanese del boss Nitto Santapaola e della ‘ndrangheta nel riciclaggio, dentro i casinò di Stato, dei miliardi incassati con i sequestri di persona e il traffico di eroina.

L’inchiesta è tuttora aperta. Perché il 24 settembre 2024 a Moncalieri, in provincia di Torino, a casa del boss della ‘ndrangheta Francesco D’Onofrio, ex militante in gioventù dell’organizzazione terroristica “Comunisti organizzati per la liberazione proletaria”, è stato trovato un revolver P38 compatibile con i proiettili sparati per uccidere il procuratore (qui l’articolo di Davide Petrizzelli su TorinoToday).

Nell’archivio segreto di Equalize la cellula del processo Autoparco

La pista alternativa denunciata dalla famiglia Caccia, che accusa gli interventi documentati del Sisde e gli emissari della mafia catanese del clan Santapaola, la si ritrova tra gli interessi personali di Carmine Gallo. Nel suo archivio segreto, sequestrato dalla Procura di Milano, era infatti conservato in evidenza il cartellino fotosegnaletico del ministero dell’Interno intestato a Demetrio Latella (foto sotto), ergastolano pluripremiato con la libertà, indicato nelle denunce dei familiari del magistrato tra i possibili autori dell’agguato (qui). Denunce poi archiviate. Ma i carabinieri hanno ritrovato anche la “Nota del 09/02/1995 del Gico di Firenze”, una sorta di bibbia investigativa della guardia di finanza sulle attività e le infiltrazioni nello Stato degli uomini di Luigi Gimmi Miano, ambasciatore di Nitto Santapaola al Nord, oggi defunto. È la cellula del consorzio smantellata trent’anni fa nel processo Auroparco (qui). Perché l’agenzia di spionaggio Equalize, di Gallo, Calamucci e Pazzali, si interessa ancora a fatti vecchi di decenni?

Il cartellino segnaletico di Demetrio Latella trovato nell'archivio di Carmine Gallo (foto Carabinieri)

La seconda data che potrebbe rientrare nel movente dell’operazione Gallo-Calamucci contro Today.it è la pubblicazione, nell’autunno 2019, del mio libro Educazione americana: in sintesi, un ex agente italoamericano della Cia, che vive negli Stati Uniti, rivela che una parte della rete clandestina impiegata a Milano nel 2003 per rapire l’imam Abu Omar è la stessa che ha tentato di condizionare l’inchiesta Mani pulite e ha fatto sopralluoghi in via Palestro a Milano, prima della strage di Cosa nostra nel 1993. Cinque morti, decine di feriti. Una delle operazioni più sanguinose rivendicate come Falange armata.

Salvatore Pace confessa il primo omicidio della Falange armata: assolto

Un’altra puntata è la mia successiva inchiesta pubblicata il 24 novembre 2021 sulla quinta mafia e l’omicidio Mormile (qui). È il consorzio tra servizi segreti e ‘ndrangheta che, secondo le nuove testimonianze di quel periodo, era stato scoperto da Umberto Mormile, educatore del carcere milanese di Opera: il dipendente del ministero della Giustizia, l’11 aprile 1990, viene ucciso dalla ‘ndrangheta proprio per questa ragione, su ordine superiore di alcuni agenti segreti rimasti nell’ombra. Una ricostruzione confermata da una sentenza definitiva del 2024. Il primo attentato rivendicato in Italia dalla Falange armata (ne abbiamo parlato qui e qui). 

Carmine Gallo mentre trasferisce l'archivio dell'agenzia Equalize (foto Carabinieri)

Proprio su questa vicenda si attiva personalmente Carmine Gallo (sopra nella foto dei carabinieri, mentre trasferisce il suo archivio segreto dopo aver saputo di essere sotto inchiesta). Salvatore Pace, uno dei due nuovi imputati rei confessi per concorso nell’omicidio Mormile, può infatti contare sulla difesa dello stesso avvocato dell’agenzia di spionaggio Equalize, Salvatore Verdoliva, anche lui indagato per gli accessi abusivi alle banche dati dello Stato. Interrogato dopo l’arresto, Gallo ammette di avere partecipato con il suo presunto complice Verdoliva alla scrittura della memoria per la difesa di Pace nel processo.

Perché Carmine Gallo doveva testimoniare sui rapporti tra 007 e boss – di Fabrizio Gatti

“Ho rapporti strettissimi con Pace, ci sentivamo quasi tutti i giorni… Io ho fatto la cronistoria dell’omicidio Mormile – risponde Carmine Gallo davanti ai magistrati -. Io ho ripreso un po’ le vecchie dichiarazioni, ho ripreso un po’ tutto e gli ho fatto una relazione. Ho aiutato il difensore”. Salvatore Pace, condannato in primo grado per l’omicidio a soli sette anni, anche grazie ai benefici per la sua confessione, verrà assolto in appello – pur essendo reo confesso – il 12 marzo 2025. Tre giorni dopo la morte di Carmine Gallo. Si può dire che è stata la sua ultima operazione conclusa con successo.

Carmine Gallo vuole che scriva la sua biografia: perché ho rifiutato

Altra data, nella cronologia che ha preceduto le calunnie di Calamucci. La sera del 12 aprile 2023 Gallo, attraverso un suo amico giornalista, mi propone di scrivere la sua biografia di super poliziotto. Io rifiuto, conoscendo dagli atti processuali depositati i rapporti di Gallo con la famiglia della ‘ndrangheta Barbaro-Papalia. Gli stessi rapporti per i quali anche Samuele Calamucci è oggi indagato. Poche settimane dopo, il 22 maggio 2023, la trasmissione Report manda in onda una mia intervista, registrata nella redazione di Today.it, nella quale rispondo alle domande dell’inviato Paolo Mondani sulle dichiarazioni dell’ex agente della Cia, via Palestro e altre attività della Falange armata. Vicende raccontate nel mio libro Educazione americana. La puntata qui.

Enrico Pazzali (foto LaPresse)

Proprio a quelle settimane, come confermerà Vincenzo De Marzio, consulente dell’imprenditore Leonardo Maria Del Vecchio, entrambi poi indagati con Gallo e Calamucci, risalgono le prime fotografie sotto la casa di Del Vecchio a Milano. Sarebbero i pedinamenti che Samuele Calamucci attribuisce all’attività clandestina di Squadra Fiore. La sua pretesa, dopo il primo incontro da lui richiesto a fine gennaio 2024, proprio sulla base di quelle fotografie e di altri documenti di dubbia origine, è di credere alla sua versione: cioè che i mandanti dell’attività clandestina di Squadra Fiore siano – sempre secondo Calamucci – nomi importanti dell’imprenditoria italiana. Applicando le elementari regole del giornalismo, abbiamo invece consegnato quei documenti alla Procura di Roma, perché sia l’autorità giudiziaria ad accertarne l’origine. Neutralizzando così il loro piano.

Così Gallo e Calamucci nelle intercettazioni: “Siamo ex dei servizi segreti”

Altre due date meritano una citazione. Il 6 gennaio 2024, lo stesso periodo in cui Calamucci dirà di essere entrato in contatto con l’ufficio coperto di Squadra Fiore in piazza Bologna 22 a Roma, alcuni ladri molto tecnologici per gli strumenti impiegati svaligiano il mio appartamento. Il 24 aprile, negli stessi esatti minuti in cui sto andando in Procura a Roma a rispondere alla convocazione del procuratore aggiunto Paolo Ielo, dopo la pubblicazione della prima inchiesta giornalistica su Squadra Fiore, i ladri svaligiano la casa dei miei genitori. Per ora sono soltanto coincidenze.

Con gli arresti di fine ottobre 2024, scopriamo che Carmine Gallo nelle intercettazioni confessa di aver collaborato con l’ufficio coperto del Sisde in via del Tritone a Roma. Il nome dell’ufficio dovrebbe essere Servizio gruppo ricerche. Anche Samuele Calamucci sarebbe un mezzo agente segreto: sempre nelle intercettazioni, sostiene di essere stato un ausiliario del Dis, il Dipartimento delle informazioni per la sicurezza, l’organismo di cui si avvalgono il presidente del Consiglio e l’autorità delegata per la sicurezza nella programmazione delle attività dei servizi. Presidente e autorità delegata oggi sono Giorgia Meloni e Alfredo Mantovano.

Perché Giorgia Meloni e Alfredo Mantovano devono rispondere al Parlamento

Non una semplice attività criminale, quindi. Ma un attacco attentamente coordinato. Tanto che il 31 gennaio 2024, intercettati in ufficio davanti a Pazzali – il loro finanziatore in “contatti ricorrenti” con il numero due dell’Aisi – Calamucci e Gallo fanno il resoconto del primo atto dell’operazione: colpire la reputazione di Today.it. Se la premier Giorgia Meloni, Alfredo Mantovano e il Copasir sono ancora in grado di controllare l’attività dei servizi segreti, pretendiamo una risposta.

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Fonte : Today