L’Ue ascolta Musk e offre dazi zero a Trump, ma intanto affila le sue armi

L’Unione europea ha offerto agli Stati Uniti di eliminare del tutto i dazi, almeno su diversi settori chiave, rendendosi disponibile a quello che è lo scenario auspicato anche da Elon Musk.

“Siamo pronti a discutere dazi zero su tutti i beni industriali. Non solo automobili, stiamo parlando di prodotti chimici, farmaceutici, gomma e plastica, macchinari e direi anche il resto dei prodotti industriali”, ha dichiarato il commissario al Commercio Maroš Šefčovič al termine del Consiglio Ue dedicato al tema.

I ministri dei Ventisette si sono riuniti pochi giorni dopo l’annuncio di Donald Trump di voler imporre tariffe del 20 per cento su tutte le importazioni europee, dazi che entreranno in vigore mercoledì 9 aprile. E la risposta dell’Unione europea è praticamente pronta, anche se si devono limare gli ultimi dettagli, e il commissario slovacco ha elencato le tempistiche.

Le prime contromisure

Si partirà con le norme decise in risposta ai dazi statunitensi del 25 per cento su acciaio e alluminio, dazi che colpiscono per 26 miliardi le esportazioni europee. Le contromisure di Bruxelles riguarderanno tutta una serie di prodotti americani, ma il totale delle merci colpite “non sarà di 26 miliardi”, ha annunciato Šefčovič, che ha spiegato che non si percorrerà la strada dell’ “occhio per occhio” e che la lista finale delle merci interessate è stata stilata e sarà mandata oggi alle capitali per un ultimo controllo prima dell’approvazione definitiva mercoledì 9 e dell’entrata in vigore il 15 aprile.

“Gli Stati vogliono essere sicuri che l’onere sia diviso in maniera uguale”, ha dichiarato. Ogni capitale ha espresso i suoi desiderata, e ha chiesto di escludere prodotti Usa che rischiano di portare a ulteriori contromisure di Trump, che potrebbero toccare settori chiave. Ad esempio, è probabile che si escluderà il whisky bourbon, per evitare che Washington poi punisca con dazi del 200 per cento vini italiani e francesi.

Tutte le opzioni sul tavolo

Poi si passerà alle contromisure per i dazi generalizzati del 20 per cento annunciati la settimana prossima, e che secondo la tabella di marcia attuale dovrebbero entrare in vigore il 15 maggio. E lì “tutte le opzioni sono sul tavolo”, ha assicurato Šefčovič, che ha anche snocciolato diversi numeri.

“380 miliardi di euro di esportazioni dell’Ue verso gli Stati Uniti, circa il 70 per cento delle nostre esportazioni totali, sono soggette a dazi del 20 o del 25 per cento, o addirittura superiori se combinati con le tariffe esistenti”, come “il dazio del 27,5% sulle autovetture”, il che significa che “si tratta di oltre 80 miliardi di euro di dazi, un salto di undici volte rispetto ai 7 miliardi di euro che gli Stati Uniti riscuotono attualmente”, ha detto.

Disavanzo commerciale

Tuttavia, in una guerra di dazi sulle merci, Bruxelles ha meno margine di manovra di Washington, dato che le importazioni di merci statunitensi nell’Ue ammontano a 334 miliardi di euro nel 2024, contro i 532 miliardi di euro di esportazioni dell’Ue.

Per questo diversi Paesi membri chiedono di colpire i servizi e le Big Tech, dove invece il surplus commerciale è dalla parte di Washington: sono loro che vendono a noi più di quanto noi vendiamo a loro. Ma dal lato europeo non c’è fretta di rispondere: l’indicazione che è arrivata da più parti è di agire in maniera calma, senza mosse affrettate, e continuare a provare a trattare.

“La cosa più semplice da fare sarebbe la sospensione dei dazi da parte degli Usa e un negoziato. A quel punto siamo pronti a riesaminare tutto”, ha assicurato il commissario, che ha però confessato “che finora” dagli Usa “nonostante gli sforzi e l’apertura, non abbiamo visto il vero impegno che porterebbe a una soluzione reciprocamente accettabile”.

Il vero potere è alla Casa Bianca

Nelle sue recenti missioni a Washington, Šefčovič ha trattato con il Segretario al Commercio Howard Lutnick e il Rappresentante per il Commercio Jamieson Greer, ma a Bruxelles sanno tutti che sul tema dei dazi sono direttamente Trump, il suo vicepresidente JD Vance e il consigliere per il commercio Peter Navarro ad essere i più duri e ad avere l’ultima parola. E loro non hanno al momento in programma di incontrare nessuno dell’Ue.

L’arma del caos

Ma l’Ue ha anche un altro motivo per non avere fretta. I governi del blocco sanno che nel frattempo il caos dei mercati e le turbolenze politiche stanno facendo il lavoro dell’Europa. Gli statunitensi sono scesi in massa in strada a manifestare contro Trump, le Borse sono crollate, Goldman Sachs ha alzato le probabilità di recessione degli Stati Uniti al 45 per cento nei prossimi 12 mesi, unendosi ad altre banche d’investimento nel rivedere le proprie previsioni.

La recessione si teme sia dietro l’angolo. La speranza è che tutto questo caos spinga poi Trump ad arrivare a più miti consigli. “I mercati azionari stanno già crollando e i danni potrebbero diventare ancora più gravi. L’America è in una posizione di debolezza”, ha detto il ministro dell’Economia tedesco Robert Habeck.

Fonte : Today