Guerra a Gaza e crisi dell’hi-tech israeliano: dati in contrazione, persi migliaia di dipendenti

È quanto emerge dai dati diffusi dall’Israel Innovation autorithy relativi al 2024. Dall’inizio del conflitto oltre 8mila occupanti del settore hanno lasciato il Paese. L’ad dell’Autorità per l’innovazione chiede “attenzione immediata” per il settore. Il premier Netanyahu vola a Washington da Trump per discutere di dazi e ostaggi a Gaza.

Gerusalemme (AsiaNews) – La guerra a Gaza potrebbe determinare forti ripercussioni (anche) sull’industria tecnologica dello Stato ebraico, uno dei settori trainanti, come emerge dagli ultimi dati diffusi nel fine settimana dell’Israel Innovation authority relativi all’occupazione: il 2024, infatti, sarà il primo in oltre un decennio in cui si registra una contrazione, che segue un periodo di stagnazione che aveva mostrato i primi segnali a partire dal 2022. Il rapporto mostra che, lo scorso anno, il numero di dipendenti nell’high-tech è diminuito di circa 5mila unità attestandosi a quota 391mila circa, con un segno negativo dell’1,2%. Inoltre, allargando il riferimento temporale dallo scoppio del conflitto nella Striscia nell’ottobre 2023 al luglio 2024 gli occupanti del settore che hanno lasciato il Paese è di circa 8300 lavoratori, pari al 2,1% complessivo.

Nel frattempo, la percentuale di dipendenti dell’high-tech sul totale della forza lavoro è rimasta sostanzialmente inviata, circa l’11,4%, dopo oltre un decennio di crescita costante dal 2012 al 2022.

“In un periodo in cui stiamo affrontando sfide di sicurezza, politiche ed economiche, i dati indicano problematiche che richiedono un’attenzione immediata” sottolinea Dror Bin, amministratore delegato dell’Autorità per l’innovazione. Fra le criticità più evidenti vi sono “stagnazione dell’occupazione, cambiamento del mix di posizioni e aumento del volume dei trasferimenti”. “Per garantire il futuro dell’alta tecnologia israeliana, è necessario – avverte – uno sforzo congiunto del governo e dell’industria: investire nel capitale umano, migliorare le competenze, far rientrare i dipendenti che hanno lasciato Israele ed espandere le attività commerciali all’interno della nazione”.

La stagnazione non è uniforme in tutti i settori dell’industria. Mentre l’occupazione complessiva è diminuita, i ruoli nella ricerca e sviluppo (R&S) sono cresciuti, arrivando a rappresentare più della metà di tutti i dipendenti high-tech entro il 2024. Al contrario, i ruoli legati alla sede centrale e ai prodotti hanno continuato a ridursi. Un dato particolarmente sorprendente è la distribuzione geografica dei dipendenti. Le aziende private israeliane ad alta tecnologia impiegano oggi quasi la metà del personale addetto alla R&S all’estero, nonostante il vantaggio di Israele nel campo. Inoltre, circa il 75% del personale addetto alle operazioni commerciali – vendite, marketing e assistenza ai clienti – ha sede all’estero. Nel complesso ricerca e sviluppo e operazioni commerciali rappresentano circa l’80% dell’occupazione totale di queste aziende.

Le cifre sottolineano una tendenza alla dispersione globale. Solo nel 2023, le aziende private israeliane ad alta tecnologia hanno assunto all’estero circa 4.500 professionisti in R&S e oltre 2mila dipendenti nelle operazioni commerciali. Il rapporto mostra anche un notevole cambiamento nella composizione della forza lavoro high-tech: la quota di dipendenti che lavorano nella R&S è passata dal 37% nel 2012 a circa il 50% nel 2024. Mentre il numero di dipendenti delle sedi e dei prodotti è aumentato del 44% nello stesso periodo, la loro quota relativa è diminuita, indicando che la crescita del settore si concentra in ruoli altamente tecnici, che richiedono istruzione e competenze avanzate.

Nel frattempo, il divario salariale tra i lavoratori dell’high-tech e l’economia in generale ha continuato ad aumentare. Nel 2024, il salario medio mensile nell’high-tech ha raggiunto i 32.300 Nis (Nuovo Sheqel Israeliano, attorno agli 8.500 dollari), circa 2,8 volte la media nazionale. Ciò è dovuto in gran parte alla crescente concentrazione di ruoli di ricerca e sviluppo ad alta remunerazione e al declino delle posizioni amministrative o di sede. Dei circa 390mila lavoratori high-tech in Israele, circa 250mila sono impiegati da aziende high-tech israeliane, sia private che pubbliche, mentre circa 90mila lavorano in aziende multinazionali. Altri 50mila sono impiegati in servizi IT e ruoli di supporto tecnologico.

Ieri, infine, il premier Benjamin Netanyahu è arrivato a Washington dove incontrerà il presidente statunitense Donald Trump e i vertici dell’amministrazione Usa, per un vertice organizzato “in tutta fretta” in cui si parlerà di Gaza, ostaggi (59 ancora in mano ad Hamas) e dazi (al 17%). La visita si protrarrà per almeno due giorni e prevede un’agenda fitta di impegni e temi, fra i quali “le relazioni fra Israele e Turchia, la minaccia iraniana e il confronto con la Corte penale internazionale” come rivela l’ufficio del primo ministro. Il capo del governo è partito per Washington da Budapest ieri, dove si trovava in visita ufficiale, a meno di 24 ore dall’annuncio del viaggio stesso e dopo un colloquio a tre fra lo stesso Netanyahu, Trump e il primo ministro ungherese Viktor Orban.

Nel tragitto fra Ungheria e Stati Uniti Wing of Zion, il velivolo del premier, ha allungato la tratta di 400 km evitando nazioni in cui Netanyahu sarebbe stato arrestato in caso di atterraggio di emergenza, sorvolando Croazia, Italia e Francia ed evitando Olanda, Irlanda e Islanda. Uno dei temi di maggior interesse, oltre alla questione ostaggi, è quella relativa ai nuovi dazi imposti da Trump e che hanno affossato borse e mercati globali. Se applicate, in particolare nei settori della farmaceutica e dei chip finora risparmiati, potrebbero causare un danno alle esportazioni israeliane per un valore di tre miliardi di dollari. Fra le aree che dovrebbero risultare più colpite dalla mannaia dei dazi della Casa Bianca vi è proprio l’industria dell’hi-tech tra cui biotecnologie, plastica, metalli, sostanze chimiche e combustibili, robotica e componenti elettronici.

Fonte : Asia