La musica è un linguaggio universale, in grado di trascendere le barriere culturali, geografiche e linguistiche.
Una semplice melodia può trasportare in luoghi distanti, risvegliare ricordi sopiti, suscitare gioia o malinconia.
Ma cosa accade quando mancano proprio quei sensi considerati fondamentali per godere della musica? Come vive questa esperienza chi non può né vedere né sentire?
Un linguaggio universale
Per le persone sordocieche, la musica non scompare: si trasforma.
Si manifesta attraverso vibrazioni che attraversano la pelle, ritmi che pulsano nei palmi delle mani, tremori che percorrono il pavimento. Il corpo diventa uno strumento di ascolto, capace di percepire frequenze e intensità che molti ignorano completamente.
Le ricerche scientifiche più avanzate hanno dimostrato come, per le persone sordocieche, l’esperienza musicale possa essere vissuta in modo differente da quanto ci si aspetta, ma che risulta altrettanto emozionante e coinvolgente.
Le onde sonore non vengono solo “ascoltate”, ma letteralmente “sentite” attraverso una gamma di percezioni tattili e corporee. Un tamburo che risuona, una chitarra che vibra, un pianoforte che scandisce un ritmo possono essere “compresi” poggiando le mani sullo strumento, percependone le oscillazioni, interpretandone le modulazioni.
Nella musicoterapia, la musica diventa uno strumento prezioso a livello terapeutico, comunicativo, educativo e riabilitativo.
Oltre che essere un efficace veicolo emotivo, infatti, questa viene utilizzata nel trattamento del Parkinson e l’Alzheimer, o per aiutare i pazienti a esternare i propri problemi e sentimenti, per poi lavorarci sopra.
Attraverso percorsi ben strutturati, essa consente di sviluppare nuove modalità comunicative, potenziando le capacità espressive individuali. Al contempo, favorisce l’integrazione sociale e stimola i processi cognitivi e relazionali, restituendo alla persona strumenti preziosi di connessione.
È doveroso sottolineare che l’obiettivo fondamentale della musicoterapia non consiste nel compensare una mancanza, bensì valorizzare una differente modalità di percezione.
La musica rappresenta, così, un linguaggio che non esclude, ma include, che non limita, ma amplifica le possibilità comunicative.
Le tecnologie contemporanee offrono ulteriori opportunità: dispositivi che traducono i suoni in vibrazioni tattili precise, interfacce che consentono di “ascoltare” attraverso il corpo, sistemi di feedback multisensoriali sempre più sofisticati.
Tali strumenti vanno ad affiancarsi a quelli già presenti, permettendo di arricchire le modalità comunicative.
Benefici della musicoterapia
Come già sottolineato, il modo delle persone sordocieche di connettersi alla musica è unico e intimo e consente loro di vivere un’esperienza coinvolgente ed emozionante.
I benefici apportati dalla musicoterapia, però, sono ancora di più.
Dal punto di vista fisico, incoraggia il movimento del corpo.
Gli operatori utilizzano diversi strumenti percussivi come tamburi e campane per aiutare le persone a muoversi seguendo un ritmo, migliorando così la loro consapevolezza corporea e le capacità motorie.
I suoni e i ritmi possono diventare un linguaggio alternativo attraverso cui esprimere sentimenti profondi, liberarsi dalle tensioni accumulate e trovare un benessere psicologico maggiore, rappresentando un valido alleato emotivo.
Sul piano cognitivo, invece, numerose ricerche hanno dimostrato come la pratica musicale, sia nell’ascolto che nell’esecuzione attiva di uno strumento, contribuisca a sviluppare il pensiero astratto, migliorare la concentrazione e potenziare la memoria.
Infine, non va sottovalutata la dimensione sociale: le attività musicali di gruppo creano spazi inclusivi dove è possibile condividere esperienze e passioni, costruendo relazioni profonde con persone che hanno interessi simili.
Comprendere e accogliere
In musicoterapia, i percorsi vengono personalizzati sulle esigenze individuali. Non esistono approcci uniformi, ma metodologie che rispettano e valorizzano le sensibilità di ciascuna persona.
Alla base, però, ci devono essere sempre l’empatia, nonché la volontà di comprendere e accogliere.
Comunicare significa, etimologicamente, “mettere in comune” e la musica sa farlo con grandi profondità e intensità, superando i confini sensoriali, restituendo a ogni persona la possibilità di sentirsi parte di un’esperienza condivisa, di un linguaggio universale che va oltre il buio e il silenzio.
Fonte : Today