ChatGPT Immagini, cosa ne pensano i creativi che lo hanno provato

La storia dell’arte, si sa, ha già superato la riproducibilità tecnica: il digitale ha già amplificato l’ideazione delle immagini. L’IA, però, amplifica ancora di più questa capacità, portandola a un livello più ampio: “Puoi customizzare immagini personali con stili di artisti di vari ambiti e di vari settori, ma è una deriva preoccupante – aggiunge Cristofani -. Non è tanto quello che può fare o come verrà utilizzata, ma come verrà regolamentata. Al momento sta aggirando i paletti normativi e sta generando, a mio avviso, una grande pattumiera di contenuti, specchio di un mondo alla deriva e delirante”. Tra quelli su cui discutere di più? “Sicuramente le simulazioni di personaggi e celebrità impegnati in azioni assurde, per esempio l’immagine di un attore famoso usata senza i diritti per farlo, riprodotta poi digitalmente senza autorizzazione”.

Non è comunque tutto da buttare. La qualità esiste anche in questo ambito, ma per l’illustratore toscano tutto dipende dal fine e dal percorso di realizzazione: C’è chi realizza prodotti di alto profilo, ma sono persone che hanno riferimenti culturali molto forti, art director in grado di manipolare un linguaggio complesso, dove si mescolano aspetti diversi. Il resto di ciò che viene generato dall’IA al momento consiste nell’appiattire il livello, è un impoverimento, perché spesso è solo mera simulazione. Alla base invece dovrebbe sempre esserci la tua cultura di base. Ho visto ad esempio dei video spettacolari di simulazione archeologica che sono incredibili. È chiaro, però, che per creare dei reel storici sulle città del duemila avanti Cristo è necessario sapere come fossero davvero gli interni delle case di Smirne, e lo stesso vale per l’animazione del porto di Cartagine. Se serve per creare dei contenuti evoluti con alla base la conoscenza, allora è uno strumento interessante”.

Il nodo della regolamentazione

“Esiste un discorso tecnico e di qualità, sul quale si può discutere, ma rimane cruciale la prospettiva giuridica del diritto d’autore – spiega il redattore, traduttore e grafico, Nicola D’Agostino di Acta, associazione che da anni rappresenta i freelance – Le aziende che offrono queste tecnologie non sono pulitissime dal punto di vista morale perché per allenare i modelli di apprendimento hanno sfruttato anche opere coperte dai diritti d’autore proprio per creare la base del loro strumento, che ora rivendono attraverso il loro servizio. Quest’ultimo, però, poggia la sua conoscenza su un contenuto di cui si sono appropriati in maniera indebita. È stato già leso così il diritto dei lavoratori in ambito creativo. L’esempio lampante, che ha inondato i social degli ultimi giorni è quello che permette la generazione di immagini “in stile Studio Ghibli”, riproducendo di fatto lo stile del celeberrimo disegnatore e artista giapponese: “Hayao Miyazaki ha in più occasioni affermato di non essere interessato, anzi, di essere contrario all’utilizzo dell’IA generativa perché la ritiene eticamente e moralmente riprovevole – aggiunge D’Agostino -. Nonostante la sua posizione pubblica, sono state usate le sue opere per formare la tecnologia, che ora offre un servizio che non rispetta la sua volontà in quanto autore, ledendo anche il diritto economico-patrimoniale. Su questo aspetto è girata sui social un’illustrazione dell’artista italiano Giopota, che ritrae il celebre personaggio del film “Porco Rosso” dello studio Ghibli mentre schiaffeggia un ragazzo intento a scrivere il prompt per avere l’ennesima foto di se stesso “in stile Ghibli”. Come didascalia del pezzo il messaggio “Smettetela subito per favore. Nessuna intelligenza artificiale è stata usata per creare questa immagine”.

Fonte : Wired