Acchiappasogni, storia e leggenda dell’oggetto culto dei Nativi americani

Conosciamo tutti questo oggetto della tradizione dei Nativi americani: il dream-catcher, l’acchiappasogni. Ma quello che forse non molti conoscono è la sua vera origine e il suo significato millenario. Il mondo dei sogni è sempre stato un argomento importante per i popoli del continente della Tartaruga, la visione e ciò che si viveva nel sogno, veniva da sempre studiato ed esaminato dai componenti della tribù stessa, questo per rimarcare quanto fosse importante la vita onirica per i Nativi d’America. Lo stesso capo Lakota Sioux Alce Nero (nell’omonimo libro Alce Nero Parla) amava ricordare che “a volte i sogni sono più savi che la veglia”. L’acchiappasogni ha un significato nascosto molto forte ed è un simbolo potente che ci avvicina alla saggezza millenaria dei popoli nativi.

La storia e la leggenda dell’origine degli acchiappasogni: tra Ojibwe e Lakota

Nella letteratura storica, le prime notizie risalgono ad un centinaio di anni fa, quando l’etnografa ed etnomusicologa statunitense, studiosa della cultura e della musica dei nativi americani, Frances Densmore, raccolse tra gli Ojibwe, una tribù appartenente al gruppo linguistico algonchino, la tradizione di due ragnatele appese alle culle, così che avrebbero catturato qualunque cosa ci fosse nell’aria che avrebbe potuto nuocere al bambino. In questa ricerca è giusto sottolinearlo che non si parla specificamente di sogni, né tantomeno di dream catcher, tra i popoli delle pianure e delle praterie infatti, immagini di ragnatele erano usate come protezione su diversi manufatti, tra cui armi, borse, abiti ed oggetti cerimoniali. In merito a ciò la leggenda si fonde con la storia e il più delle volte ciò che è giunto a noi è frutto di testi redatti da tradizioni orali. Gli acchiappasogni cambiano di tribù in tribù, mantenendo tuttavia una propria centralità per quanto riguarda il loro significato, ed è per questo che per risalire ad un vero concetto univoco ci si deve districare su tante storie “popolari”: tra le più gettonate, anche nei vari testi come Miti e Leggende degli Indiani d’America a cura di Erdoes Richard e Ortiz Alfonso, quelle degli Ojibwe e dei Lakota.

Nella tradizione Ojibwe (Chippewa) del Canada meridionale, l’acchiappasogni era direttamente collegato con la storia della Donna Ragno (Asibikaashi), uno dei simboli più importanti dei popoli nativi che riguardano il mondo onirico. Nelle storie tramandate di generazione in generazione, si ricorda di una nonna che aveva in casa una ragnatela dove all’interno c’era un ragno che la tesseva di continuo. Questa operazione suscitò (sempre secondo la tradizione) nella nonna moltissima attenzione e curiosità, proprio per le straordinarie abilità del piccolo ragno, che riusciva a tessere ampie ragnatele sottili in grado di catturare il male durante la notte e farlo svanire alle prime luci del crepuscolo. Lo sliding doors di questa storia sta nell’azione del nipote che, purtroppo, un giorno decise di schiacciare il ragno, salvato poi in extremis dalla nonna. Il ragno, riconoscente del gesto, le fece dono dell’acchiappasogni, dicendole che la rete avrebbe catturato i brutti sogni e che sarebbero svaniti al mattino, mentre quelli belli sarebbero passati attraverso il foro centrale. Le madri e le nonne della tribù Ojibwe realizzavano gli acchiappasogni per proteggere i bambini da possibili disagi, incubi e pensieri negativi.

Nella storia Lakota ci sono più informazioni, che è possibile visionare anche tra i documenti dell’Aktà Lakota Museum & Cultural Center della Indian School di St.Joseph in Sud Dakota. La leggenda si basa su un altro simbolo cardine della tradizione dei popoli delle praterie: Iktomi (in lingua Lakota) il grande “burlone” che apparve in una visione, sotto forma di ragno, ad un leader spirituale. Iktómi parlò in una lingua sacra, lingua che solo i leader spirituali dei Lakota potevano comprendere, prendendo un anello di salice dell’anziano, ricoperto di piume, crini di cavallo, perline e offerte, cominciando a tessere una ragnatela. Mentre tesseva la ragnatela iniziò a discutere sui cicli della vita, di come iniziano le esistenze passando da bambini, l’infanzia fino all’età adulta. Il discorso di Iktomi si concludeva con la vecchiaia, età che ha bisogno di un accudimento come quando si era infanti, completando di nuovo il ciclo.

Fonte : Wired